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Citazioni nei Blog Amici: 7
 
Creato da: Qphenomena il 29/02/2008
Una interpretazione dell'esistenza

 

 

Base nulla. Cosa è?

Post n°57 pubblicato il 08 Settembre 2008 da Qphenomena
 

È il punto di meno infinito, un punto di appoggio costantemente presente nell’assenza che, essendo assente, viene ininterrottamente inseguito in modo che il sistema percettivo e non percettivo (identici) possano stare su.

Base nulla è:

BASE = 0

E’ il punto nullo. Lo zero di riferimento.

Ed è dualmente interpretabile, perchè essendo punto esiste.

Ogni punto di meno infinito a cui si giunge ad ogni istante di tempo è una base nulla che per essere raggiunta ha dovuto attendere un giro di tempo e tale base, quando fu vissuta come base presente, dovette attendere un giro di tempo perchè da futura diventasse presente. Se l’istante presente è il riferimento allora l’istante presente va collocato a metà. Andando verso sinistra si va nel passato che è base nulla e andando verso destra si va nel futuro che è base nulla. In un modello istantaneo sferico (che è un modello di tempo globale) l’istante presente è il punto di centro e lo sviluppo sferico è il passato coincidente col futuro. Dal presente al futuro c’è un giro di tempo (360) e dal presente al passato c’è un giro di tempo (360): la sommatoria temporale immaginata come linea è una doppia circuitazione, sono due cerchi il cui punto di contatto è il presente.

 
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L'errore costante

Post n°56 pubblicato il 05 Settembre 2008 da Qphenomena
 

2 scienziati iniziano a scrivere la Legge

cercando una volta per tutte di scriverla in modo inequivocabile,

corretta in ogni dettaglio, tenendo conto di ogni circostanza,

stando attenti a non contraddirsi:

"Prima cosa," dice uno dei due, "piazziamo il punto d’inizio."

"Certo, sappiamo che se siamo qui c’è stato un inizio."

ERROREEEEEEE

 
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errori

Post n°55 pubblicato il 05 Settembre 2008 da Qphenomena
 

Scrivere la Legge è scrivere la Legge. Se scrivo 2+2=4 sto scrivendo la Legge; se scrivo 2+2=5 sto scrivendo la Legge; se scrivo "ieri non sono andato al mare," sto scrivendo la Legge. La mia Legge. Certo la mia... di chi se no! Tu scrivi costante la tua Legge. Ognuno scrive la Legge, che è la stessa per tutti. Un errore interpretativo degli scienziati, a mio parere (come al solito, inutile dirlo, se sono io a scrivere è ovvio sia il mio parere), è quello di ritenere di scrivere la Legge in sintesi simbolica, utilizzando delle lettere per indicare grandezze fisiche: scrivere la legge con alfacaratteri è scriverla in modo sintetizzato, ma è la stessa cosa che enunciarla a voce o scriverla su un foglio di carta a parole. E’ sintesi, ma è uguale. Ciò che conta è l’immagine cerebrale, il modo di immaginare la faccenda, che è molto più immediato se avviene tramite lettura disinvolta più che seguendo un metodo di interpretazione di sintesi di concetti in alfacaratteri. La realtà è interna, ciò che conta è il "noi", il nostro immaginario. Sono banalità che dico, perchè sono certezze appurate, ma pare che vengano sottovalutate o non considerate.

Un altro errore è il cercare numeri "costanti cosmologiche" che sono vicoli ciechi. Non è affatto vero che ad esempio la velocità della luce sia il valore che si dice che è. Non esiste solo quel numero per rappresentare un concetto infinito, non esiste quel numero "appiccicato" al movimento della luce: sarebbe come dire che mi chiamo come mi chiamo e non posso disporre di nessun altro nome o appellativo.

 
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grazie

Post n°54 pubblicato il 02 Settembre 2008 da Qphenomena
 

Se ti è chiara la potenza della vita

Dovresti essere in una condizione da domandarti:

Chi devo ringraziare di tutto ciò?

Devo ringraziare qualcuno in particolar modo?

Ringrazia Te Stesso

Qualcun altro

(Chi preferisci Tu)

e l’Inanimato.

 
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I punti chiave

Post n°53 pubblicato il 02 Settembre 2008 da Qphenomena
 

particelle logiche tempoeterne

infiniti Cosmo

un Universo Madre

legge delle coppie

2D di spazio

1D temporale

 
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L'umanità dormiente

Post n°52 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Qphenomena
 

Gli amori,

di questi tempi,

spesso finiscono

perchè siamo chiusi come ricci.

Siamo addormentati.

Concentrati in ristrettezza temporale.

Se la vedessimo a tempo eterno

gli amori non finirebbero più.

 
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il sentiero

Post n°51 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Qphenomena
 

la fine di un sentiero

c'è un burrone

come fare a proseguire?

il sole scandisce il tempo

inverto la strada appena percorsa

 
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inventare percezione

Post n°50 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Qphenomena
 

L’ETERNITA’ PERCETTIVA

E’ UNA OVVIA BANALITA’

 
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principio

Post n°49 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Qphenomena
 

NULLA SI CREA

NULLA SI DISTRUGGE

TUTTO E’ ETERNO

gli scienziati hanno dato origine allo scoppio del Big Bang

ma se nulla si crea e nulla si distrugge!

 
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La previsione del futuro

Post n°48 pubblicato il 26 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Prevedere il futuro è sempre stato associato ad una arte magica: la capacità di prevedere eventi appare come una azione divina. Il sapere che cosa farò domani è in un certo senso magia... posso prevedere pensando! A me appare che la magia di tale possibilità esistenziale sia dovuta al fatto che la nostra mente ha la capacità di andare indietro nel tempo costantemente ma è impossibilitata a vedere il futuro. Ma può prevedere il futuro grazie all’ausilio del passato. Fare una previsione futura è andare indietro nel tempo ed effettuare un ragionamento. Il meccanismo simmetrico è ben visibile a partire dalla metà temporale. Che è la nostra costante collocazione. Se prevedo che domani alle ore 10 sarò alla fermata dell’autobus effettuo una previsione futura che si verificherà se alle 10 del giorno di domani sarò alla fermata dell’autobus. La magia apparente è una consuetudine pensierosa dell’organo neurale. La possibilità previsionistica è possibile anche nei confronti di altrui esistenza: se penso alla mia amica Carla posso prevedere ciò che farà in futuro perchè sono a conoscenza delle sue abitudini. Conoscendo la sua persona posso prevedere ciò che penserà. Sono gesti abituali a cui il cervello è talmente abituato che neppure vi presta attenzione. Prevedere per se stessi è banalità, il difficile diventa prevedere per qualcun altro. Ma la realtà dimostra che prevedere il futuro è concretezza. Il meccanismo di previsione è il fondamento di esistenza, senza il meccanismo di previsione non potrebbe esistere ciò che invece costantemente si realizza con lo scoccare dell’istante. Che è un istante di metà.

Esempio esplicito.

Sono al tempo attuale. Tempo zero. Vado indietro nel tempo (con la mente) di una quantità 10 e inverto di 180° portando il punto 10 nel futuro. Io al tempo attuale in cui penso sono a metà, il 10 indietro è andare nel passato e il 10 in avanti (che è il 10 indietro invertito) è andare nel futuro. Ma il 10 futuro è immaginario, non esiste perchè bisogna attendere che passi 10 di tempo per giungere all’istante immaginato (che sarà zero, del tempo di metà). Passano 10 di tempo e arrivo all’istante immaginato, che è zero di metà tempo esistenziale. Vado indietro di 10 e arrivo al punto (che è istante passato) in cui immaginai l’istante di tempo che sto vivendo. Per arrivare all’istante doppiamente passato devo aggiungerne altri 10 per un totale di 20 a partire dall’attuale istante presente. L’istante 20 indietro è l’istante in cui immaginai l’attuale istante presente quando il presente era l’attuale passato a 10 indietro. Ruotando tale punto di 180 arrivo a 20 nel futuro da tale istante presente.

Generalizzando il discorso all’infinito risulta che il tempo zero di metà è ciò che permette SIMMETRIA ESISTENZIALE dato che da tale istante presente posso andare (vado) indietro nel tempo di una lunghezza infinita e ottenere un infinito futuro dalla rotazione invertente 180.

 
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Il futuro, l'ipotesi di partenza

Post n°47 pubblicato il 26 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Il futuro che vivrò lo inverto di 180° facendolo diventare passato che vivrò.

Aspetto che il passato diventi qualcosa di vissuto, quindi aspetto che l’evento passato (azione, oppure reazione se lo si intende evento futuro) si avvicini in modo che reinvertendolo torni ad essere un futuro vissuto.

Il futuro che vivrò invertito due volte (cerchio 360) diventa un futuro vissuto.

Il futuro futuro invertito di 180 diventa passato futuro e reinvertendolo diventa futuro passato.

Pongo una condizione iniziale come evento futuro. Ad esempio +10. Lo inverto di 180 facendolo diventare –10 che è il passato che vivrò. Aspetto che il tempo passi: -9 –8 –7 –6 –5 –4 –3 –2 –1 0. Il passato che vivrò si è avvicinato talmente tanto che è diventato vissuto. Lo reinverto: 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10. E’ tornato ad essere un futuro, vissuto.

In questo modo vale che +10=10.

Fare il contrario, cioè porre come condizione di partenza una ipotesi di tempo passato è porre una immaginarietà al posto di qualcosa di reale, di esistente. In questo modo l’ipotesi immaginaria (che molto probabilmente non coinciderà con la realtà) non è modificabile con "convergenza" per ottenere la realtà futura dato che il perno futuro su cui fare sponda convergente sarebbe qualcosa di immaginario: saremmo in un caso di immaginarietà passata e immaginarietà futura, mentre invece il passato è definito.

Ponendo invece una ipotesi futura, immaginaria (che molto probabilmente non coinciderà con la realtà) si riesce a fare perno sul passato definito dato che il futuro ipotizzato ruotato di 180 diventa un passato immaginario confrontabile con il passato reale.

 
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Costanza del Tempo Di Metà

Post n°46 pubblicato il 25 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Il presente zero determina l’esistenza di un futuro a quota +10 e determina l’esistenza di un passato a –10. Le 2 quote +10 e –10 coincidono, in uno schema sono così rappresentabili:

+10 = -10

       |

       |

       |

       |

       0

Il presente zero, all’istante successivo, determina l’esistenza di un futuro a quota +11 e determina l’esistenza di un passato a –11, quote coincidenti.

Ciò che ho indicato con 10 è INFINITO e ciò che ho indicato con 11 è INFINITO+1 in modo che +10 sia +INF e –10 sia –INF e +11 sia INF+1 e –11 sia -INF-1.

Prima del tempo di mezzo, riferimento di start=end, non esistendo il riferimento vissuto (l’istante di mezzo), le quote infinite sono indispensabili mentre invece dal tempo di mezzo in poi, diventando start=end un istante vissuto, sarà possibile numerare da +1=-1 in poi i vari istanti.

Prima del tempo di mezzo l’istante +10=-10 è un generico +INF=-INF.

Ho affermato che il passato è deducibile dal futuro.

Parto da un generico istante futuro e mi muovo verso il passato quindi mi muovo verso il presente. Giungendo al presente, che sono io percettivo, devo tenere conto di un termine invertente, quindi contemporaneamente mi muovo dal presente verso il passato che coincide col futuro come nello schema. Dal presente al passato non bisogna proseguire la linea che dal futuro giunge al presente, ma bisogna "proseguirla in inversione" dato che va tenuto conto dell’inverter percettivo. Il punto futuro +10=+INF è punta destra corrente su mentre il punto passato –10=-INF è la punta destra corrente giù, entrambe al riferimento generico di istante presente in modo che all’istante successivo valga che +11=+INF+1 sia punta destra corrente su e il punto –11=-INF sia la punta destra corrente giù.

Il punto di start=end, il tempo di mezzo, è il riferimento esistenziale, senza il cui accadere non potrebbe avere senso l’esistere. Siamo progettati in funzione di un evento futuro, che è una quota zero di riferimento, una X che è 4 di assolutezza esistenziale, Colui|Colei che permette la numerazione e la determinazione.

A partire da tale istante X, preventivato, obbligatoriamente accadibile, è possibile dirigersi da esso (che è futuro) in direzione del passato giungendo al presente che è un inverter percettivo che permette la coincidenza del passato col futuro.

Risulta che... fino a che tale istante di mezzo X resterà futuro allora se ci muoviamo da esso verso noi al presente avremo un movimento che da zero va verso numeri negativi, giungendo a noi inverter che rendiamo il passato positivo coincidente col futuro... in altre parole... parto da X riferimento zero e vado indietro nel tempo: -1 –2 –3 –4 –5 –6 –7 –8 –9 –10 che è io al presente che inverte in modo che continuando ad andare verso il passato si abbia la simmetria +10 (coincidente con –10) e poi si abbia +9 +8 +7 +6 +5 +4 +3 +2 +1 e si torna allo zero di X.

Se invece l’istante X è stato vissuto, quindi il tempo di metà è scoccato, allora dal presente è possibile partire con lo zero e andare verso il passato giungendo a X con una successione –1 –2 –3 –4 ... arrivare ad X e invertire per tornare al presente con una successione +10 (coincidente col –10) e poi +9 +8 +7 ...

Risulta che ponendo X come istante presente costante allora le due diciture appena descritte coincidono.

Nel senso... se X è futuro allora da X vado indietro nel tempo e arrivo al presente invertente e torno al futuro simmetrico... se invece X è passato allora dal presente vado verso X indietro nel tempo che inverte per tornare al presente in simmetria. Significa che se X è futuro allora X coincide con il +10=-10 dello schema e io sono lo zero, se invece X è passato allora io sono il +10=-10 e X è lo zero dello schema iniziale. Con la condizione passato=futuro si ottiene che io e X coincidiamo sempre: con 3 punti (zero +10 –10) ne abbiamo 6 se io=X che è passato=futuro, che è costanza del tempo di metà.

 
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Se il futuro è immaginario...

Post n°45 pubblicato il 24 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Come è possibile partire da un arbitrario punto del futuro per determinare il passato quindi il presente?

Per CONVERGENZA. L’immaginario futuro è un insieme infinito che può accadere in infiniti modi ma al realizzarsi dell’istante futuro (di ogni istante futuro) accadrà in un solo modo preciso e definito. La "convergenza" è il metodo di supposizione. Supponendo si può disporre di una condizione iniziale dalla quale muoversi in direzione passato giungendo al presente e, invertendo, è possibile tornare al futuro di partenza che sarà un arrivo che dovrà coincidere perchè partenza deve sempre essere identica ad arrivo (motivo per cui se fosse accaduto il Big Bang si avrebbe per forza di cose un Big Crunch... ma non c’è mai stato). La supposizione del generico istante futuro di partenza (arrivo) è una scelta iniziale che permette di muoversi con logica all’indietro temporale giungendo all’istante presente di real time che, se abbiamo fatto le cose per bene, deve coincidere con la realtà vissuta. Molto probabilmente al primo tentativo non coinciderà, bisognerà effettuare una modifica della condizione iniziale (futura, coincidente con l’arrivo) ed effettuare lo stesso procedimento di prima con una logica corretta (se sbagliamo logica allora erreremo)... e così via fino all’ottenimento dell’istante real time "simulato" identico a quello che stiamo vivendo, condizione che determinerà (in quanto corretta) la coincidenza della condizione iniziale con quella di arrivo. La supposizione iniziale dell’istante futuro di riferimento è una base che si sviluppa con convergenza (tipo reti neurali apprenditive) ed è immaginabile come un PUNTO PLANARE... che è un insieme di esistenze percettive, un insieme di punti collocati su un piano. Ciò che si immagina come punto Big bang del passato è in realtà un punto futuro, la X dell’istante di metà time, quindi la teoria di convergenza del Big Bang è una teoria corretta se invertiamo il punto BB passato con una immagine di BB futuro... che non sarà un punto esplosivo, bensì un punto planare dato che la convergenza puntuale del cervello è in realtà uno sviluppo parallelo... la conicità della convergenza è dovuta al meccanismo neurale, per tal motivo occorre dilatare la temporalità cerebrale e rendere ciò che si intende BB un punto planare, dilatato (invertendo la remoticità con la futuristicità).

 
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L'istante scocca perchè l'insieme temporale s'ingrandisce

Post n°44 pubblicato il 24 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Se il presente percettivo è un termine invertente a cui attribuisco zero di riferimento, allora l’istante precedente è l’unità negativa e l’istante futuro è l’unità positiva... affermare che +1=-1 è non tenere conto del termine invertente... tenere conto del 180 percettivo è rendere vera l’uguaglianza 1=1 che è rendere vero passato ruotato 180 identico al futuro... ciò non significa che l’istante prima del presente sia identico all’istante successivo al presente, perchè se così fosse l’esistenza sarebbe un unico istante di metà pietrificato... significa che il passato invertito di 180° è identico al futuro quindi l’istante precedente al presente è identico all’istante successivo al presente se ruotato di 180... tale rotazione 180 è il termine percettivo, il NON che permette di affermare che 1=1 in modo che sia vero il costante tempo di metà, che non è ovviamente un unico istante immobile se la si interpreta come dinamicità temporale di espansione (il passato si allontana e il futuro si allontana) dato che esiste un leith motivo ininterrompibile Mother (gravitativo) che punta al remoto passato, ma allo stesso tempo la si può intendere come tempo di metà immobile dato che siamo sempre fermi nello stesso punto (sono il passato remoto e l’estremo futuro che si ingrandiscono)

 
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Le ruote slittano

Post n°43 pubblicato il 23 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Il tempo passa ma è fermo. Una immagine utile per immaginare tale concetto può essere la seguente: le 4 ruote della macchina che slittano sul fango o sulla neve. Le 4 ruote in movimento rappresentano il movimento temporale avanzante ma esiste anche l’azione uguale inversa rappresentata dal fango o dalla neve che annulla il movimento delle ruote. Con tale associazione immaginativa il fango o la neve rappresentano la forza di gravità.

Applicando tale concetto al tempo eterno risulta che il tempo è sempre stato fermo a metà, quindi si può parlare di tempo zero, che è tempo statico.

 
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Libertà

Post n°42 pubblicato il 14 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Libertà è il potere di decidere se assistere ad un evento futuro prima che accada contemporaneo alla possibilità di non assistere ad un evento futuro prima che accada.

Se decidiamo di assistere all’evento prima che accada allora sapremo dell’evento consciamente.

Se decidiamo di non assistere all’evento allora sapremo dell’evento inconsciamente.

La fase conscia è ciò che stiamo vivendo ad un livello consapevole, che è un livello superficiale.

La fase inconscia è ciò che stiamo vivendo ad un livello non consapevole, che è un livello di profondità mnemonica.

L’evento futuro che deve accadere è da noi previsto quindi ne siamo a conoscenza del suo dovere accadere ma, se è un evento futuro a distanza ravvicinata, allora sarà un evento futuro molto vicino al conscio, se invece è un evento futuro molto distante dal presente che stiamo vivendo, allora sarà un evento distante dal conscio perchè appartenente all’inconscio e sarà tanto più inconscio (remoto passato) quanto più è distante il tempo futuro che "contiene" l’evento che attende di accadere.

Più ci inabissiamo in profondità mnemonica e più ci allontaniamo in direzione futura verso distanze maggiori dall’attuale presente.

L’istante presente conscio (consapevole) è ciò che sta a metà e che divide il passato reale dal futuro immaginario che attende di accadere.

 
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Se esiste un finale esiste un inizio

Post n°41 pubblicato il 14 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Suppongo che il software globale sia stato realizzato, sia funzionale e permetta di assistere ad eventi futuri. Quando avremo la possibilità concreta di assistere ad eventi futuri che accadranno dopo un determinato tempo dall’istante presente avremo la possibilità di sapere in anticipo ciò che vivremo. Si potrebbe affermare che se le cose stessero così allora verrebbe distrutto il bello del non sapere. Esempio. Se devo andare a giocare una partita di pallone e guardo il risultato finale della partita da giocare... che vado a giocarla a fare! Se so già il risultato tanto vale non andare a giocarla. No. Se non andassi a giocarla sarebbe previsto che farei qualcos’altro che è il non giocare la partita. Per comprendere tale esempio è necessario un altro esempio. Quando vogliamo assistere ad un nuovo film possiamo vederlo dall’inizio e avremo la soddisfazione di assistere a un film mai visto. Ma nulla ci vieta di guardare il finale prima di vedere il film dall’inizio. Se guardo chi è l’assassino di un film giallo e poi guardo il film dall’inizio saprò in anticipo chi è l’assassino. La partita di pallone è la stessa cosa. Se guardo dal virtuale il risultato della partita saprò il risultato della partita ma sarà possibile giocare l’incontro allo stesso modo che un film è guardabile anche se si conosce il finale. Allo stesso modo del film, che basta non guardare il finale per non sapere come va a finire, anche la partita di pallone basterà non guardare il risultato finale per andare a giocarla senza sapere quanto finirà l’incontro.

 
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Assisteremo a notiziari che predicono il futuro

Post n°40 pubblicato il 14 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Al giorno d’oggi i notiziari si spingono sempre più vicini al real time, non appena accade l’evento viene trasmesso alla tv o tramite uno strumento mass medianico. Saremo sempre più vicini alla diretta assoluta ma mai avremo modo di assistere ad un real time di vero real time perchè ci sarà un tempo di spostamento della realtà. L’immagine o la voce che dallo spazio di accadimento reale giunge ai nostri sensi "perde tempo" nello spostarsi dal luogo di reale accadimento a noi. Se continuassimo su questa strada saremmo sempre più vicini al real time, ma sarebbe un modo di inseguire il pi greco infinitesimale (infinito decimale) con maggior velocità, e mai arriveremmo ad un pi greco finito che permette la diretta di vero real time. Sempre più fatica per non lasciarsi sfuggire il tempo senza poterlo mai acciuffare completamente. E’ un esempio che dovrebbe rendere l’idea del perchè stiamo andando nel verso sbagliato. Se invece riusciremo a realizzare il tempo zero allora avremo il vero real time che coinciderà col real time di un qualsiasi evento futuro che sta attendendo di accadere. I notiziari potranno così annunciare con precisione assoluta il tempo che farà domani. Mentre adesso la tecnologia utilizza una tecnica che sfrutta il vuoto pieno dinamico occorrerà sfruttare il vuoto pieno statico che coincide col vuoto vuoto: l’attuale tecnica è dinamica, serve una tecnica statica, che è tempo zero. Sarà anticipare l’evento. Sapere dell’evento prima che accada e quindi potere assistere all’evento che accade. Ci sederemo comodamente in poltrona e attenderemo la realtà che deve accadere. Come adesso già accade. Adesso è interno, sarà assistere tramite l'esterno.

 
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SI = NO

Post n°39 pubblicato il 14 Agosto 2008 da Qphenomena
 

Mangiamo un gelato?

Mh = SI

Nel caso voglia il gelato

---

Mangiamo un gelato?

Mh = NO

Nel caso non voglia il gelato

---

risulta che

Mh = Mh

comporta

SI = NO

---

se scrivo mh (interpretazione visiva) non è possibile stabilire se sia un SI o un NO, è indeterminato; se invece pronuncio a voce mh (interpretazione vocale, uditiva) allora è possibile distinguere le due emissioni vocali: se è mh di un certo tipo allora è SI (se è un tono acuto, affermativo, consenziente, ...) se invece è mh di altro tipo (ottuso, blando, negativo) allora è NO

 
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Immaginare lo spaziotempo

Post n°38 pubblicato il 30 Luglio 2008 da Qphenomena
 

Immaginare lo spaziotempo sempre nello stesso modo è orribile, sarebbe come dire che per dormire devo sempre utilizzare la stessa posizione, sarebbe come dire che al gabinetto devo andarci sempre nella stessa ora, e fare sempre lo stesso quantitativo di bisogni; invece lo spaziotempo può essere immaginato a qualunque modo, l’importante è mantenere la logica corretta una volta che si è fissato un arbitrario punto di partenza. Mantenere la logica corretta significa non abbandonare la proporzionalità numerica: viviamo in un sistema determinato numericamente, assoluto e precisissimo. Ma l’immaginazione è libertà espressiva. Quando faccio l’amore mica mantengo sempre la stessa posizione. Le teorie proposte sono numerose, ma tutte quante sbagliano nell’unicità immaginativa; ad esempio la teoria famosa delle stringhe propone una immagine ricorrente... forse è una strategia pubblicitaria voluta da Nike e Adidas! Teorie valide e assai elaborate, corrette in ogni componente strutturale, cadono e perdono di significato nella globalità infinita dell’immaginario. Il modello massimo deve comprendere tutti i modelli, giusti a sè stanti, errati nel massimo insieme. Porre ad esempio la dimensione del punto come zero dimensione è un arbitrario punto di partenza che è giusto nel modello che viene rappresentato (se non erra in logicità circuitale) ma è errato perchè dimentica tutte le altre possibili attribuzioni dimensionali alla geometria del punto.

 
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