Dalla nostra grezza opacità,onda scialbata, minore, trasparecome può, almeno una volta e sempre,il viso amato, rassegnatoalla mineralità della sua morte di rosa,e neppure lo nomino perchéparente è all’angelo poveroe neppure tu lo leggi fra le righequesto sonno di giadaperché oscuro è l’evento del morirealla propria sopravvivenza irritata.Così resta oscurissimo fioreinerpicato su burroni celestie se esce da queste gratesi ferisce le mani, l’anima.Ercole Ugo D’Andrea
Il viso amato...
Dalla nostra grezza opacità,onda scialbata, minore, trasparecome può, almeno una volta e sempre,il viso amato, rassegnatoalla mineralità della sua morte di rosa,e neppure lo nomino perchéparente è all’angelo poveroe neppure tu lo leggi fra le righequesto sonno di giadaperché oscuro è l’evento del morirealla propria sopravvivenza irritata.Così resta oscurissimo fioreinerpicato su burroni celestie se esce da queste gratesi ferisce le mani, l’anima.Ercole Ugo D’Andrea