VIVA LA DEMOCRAZIA

FAME E LACRIME DI COCCODRILLO


Dittature, Guerre tribali, mancanza di Democrazia vengono considerati le cause che stanno innescando le continue tragedie in Africa. Un’Africa che avrebbe potuto trovare tutto il necessario per il superamento della situazione dell’eterna emergenza alimentare e sociale. In un solo anno, dimenticando pure il passato rovinoso in tutti i sensi, il continente più ricco in materie prime del pianeta poteva guardare tutti dall’alto per l’infinita ricchezza dei suoi giacimenti, pieni di ogni bene. Purtroppo, il prezzo delle materie prime galoppano sul mercato mondiale, lasciando dietro di sé una scia di morti, fame e miserie, rivolte di varia natura, trasformate in tragedie. Questo continente, il cui destino sembra segnato dalla croce della miseria e delle devastazioni, non può rassegnarsi così facilmente alla politica della mendicità internazionale. Tendere e tendere ancora di più la mano per ricevere le briciole, mentre ogni pezzo di quella terra travagliata si trasforma in oro fine per altri. Il problema africano ha superato ogni livello d’immoralità. Per capire la situazione africana e rendersi conto della malafede in tutti gli ambiti internazionali, bisogna prima di tutto armarsi di coraggio e di verità analitica. La prima cosa che salta agli occhi, è la “solidarietà universale” che l’Africa riceve per i suoi problemi. La seconda è la trasformazione della realtà africana, per interposizione dei mass-media preposti a lavorare per tale fine. L’ultima, la più potente che non lascia spazio d’interpretazione, è la coalizione internazionale contro l’Africa. Un dato di fatto crudele che nessun osa citare. I cosiddetti aiuti internazionali vanno soppressi, dando vita al rinforzamento delle capacità locali.Per spiegare brevemente questi concetti che rappresentano l’ideologia dominante della segregazione economica e sociale del continente africano, è sufficiente citare alcuni esempi. 1/ LA QUESTIONE DEL DARFUR: Questa regione del Sudan è ormai diventato il simbolo della miseria in Africa. E’ mai possibile che tutta l’umanità debba accettare la condizione attuale del Darfur senza muovere un dito? Esiste una volontà politica internazionale per la risoluzione del problema sudanese? Perché non trasformare la vasta solidarietà umanitaria mediatizzata per la risoluzione definitiva del problema sudanese? Perché la questione dei bambini spacciati come orfani da una Associazione “detta” umanitaria si è sciolta come burro al sole? Tutto il problema del Darfur sta in una misteriosa pubblicitaria sulla pelle della povera gente. 2/ LA PAROLA DEMOCRAZIA IN AFRICA: Essendo personalmente un “apostolo” della democrazia  occidentale, non riesco a decifrare il significato di questa parola quando ci si riferisce al continente nero. In Africa, il Presidente votato dal popolo non può decidere autonomamente la propria politica da seguire. Non solo, le opposizioni vengono finanziate al solo fine di destabilizzare il potere legale. Con quale autonomia queste opposizioni potranno eventualmente governare i loro paesi? In Africa, il concetto di democrazia riflette sostanzialmente gli interessi delle potenze protettrici. Così, il Presidente di un paese può decidere autonomamente di cambiare la costituzione, offrendosi la carica a vita, senza la minima protesta da parte della comunità internazionale. La parola democrazia, come la dittatura, assume una forma variabile quando si riferisce all’Africa. Proprio per questo, è difficile che l’opinione pubblica occidentale riesca a riconoscere i paesi governati da regimi democratici o dittatoriali. Paesi come Algeria, Sudafrica, Burkina Faso, Tanzania, Benin, Egitto, Camerun, Senegal, Gabon, Costa d’Avorio, Etiopia, Ghana, hanno ognuno, una propria fisionomia politico- sociale, dipendente dal  rapporto privilegiato con l’occidente. Sarà compito del lettore dare ad ognuno, il posto che occupa nell’ovvero delle nazioni democratiche.  3/ IL COMPLOTTO INTERNAZIONALE CONTRO L’AFRICA:  Per capire la dinamica di alcuni atti perpetrati contro il continente africano, basta osservare la gestione dei conflitti africani. Tutte le risoluzioni che vengono adottate sono proposte e scritte da paesi non Africani. Questa prassi è totalmente in controtendenza con le norme che regolano le relazioni tra gli stati sovrani, membri delle Nazioni Unite. Che cos’è significa sovranità statuale per uno stato Indipendente? 4/ IL RUOLO DEI MASS MEDIA : Prima del tentativo (poi fallito) di colpo di stato in Costa d’Avorio il 18 Settembre 2002, la città di Bouaké, da dove partì la folle iniziativa, era piena di giornalisti e fotografi di vari paesi occidentali. Questi avevano l’ingrato (?!) compito di dare tutte le informazioni  sul golpe. Dopo il fallimento dello stesso, questi giornalisti non si sono degnati di pubblicare le notizie degli stupri di donne e bambini a cui hanno assistito e filmato. Da questa visuale, si capisce già il ruolo quanto importante che giocano i media nei conflitti africani. La questione del Darfur, tanto mediatizzato, non ha ancora rivelato, attraverso i media, le vere dinamiche del conflitto sudanese. Questa zona è ormai diventata un luogo di pellegrinaggio dove, accanto ai veri volontari, sfilano gente in cerca di visibilità internazionale.Non credo che ci sarà mai una volontà deliberata di finire coi gravissimi problemi dell’Africa. Si potrebbe cercare la soluzione dall’interno: come si potrebbe, se tutto il mondo ha il mitra puntato contro ogni soluzione endogena? Guardando la doppia faccia del Darfur, si capisce abbastanza dove porta il cosiddetto ordine internazionale : da una parte i bambini, le donne e tutto un popolo affamati e miserabili, con lo scheletro ben scoperto da dare in pasto al mondo delle televisioni. Dall’altra, ci sono i soldatini, scalzi ed malnutriti, ma con l’immancabile mitra  a tracollo, pronti a combattere contro se stessi. Eppure, in sede internazionale, viene ripetutamente condannato l’impiego di bambini soldati nelle guerre! Ogni violazioni è permessa in questa terra, per la quale avremmo sempre il coraggio di parlarne, almeno per fare capire che malgrado tutto, certe malvagità non possono passare inosservate, anche se si è impotenti d’affrontarle diversamente. Infine, se l’ex Presidente francese fosse Africano, egli sarebbe già un imputato del Tribunale Penale Internazionale in merito agli avvenimenti del mese di Novembre 2004 in Costa d’Avorio. E così va il mondo della democrazia e della giustizia internazionale variabili. E allora, inutile piangere lacrime di coccodrillo di fronte alle miserie dell’Africa.