VIVA LA DEMOCRAZIA

AI LORO SIGNORI...


LA RICETTA PER L'IMMIGRAZIONE...E LA COOPERAZIONELe migrazioni africane possono essere risolte orientandosi verso un nuovo approccio che consiste nell’instaurazione di un rapporto organico tra la cooperazione allo sviluppo e la gestione dell’immigrazione. Questo concetto può essere preso in considerazione per un effettivo rilancio della cooperazione basata sul realismo politico, l’equilibrio economico e la sensibilità morale per tutte le ingiustizie perpetrate  nei confronti dell’Africa. L’elemento centrale di questa nuova visione è l’impiego, nell’ambito dei rapporti bilaterali, multilaterali, nelle organizzazioni non governative occidentali degli immigrati africani formatisi in occidente. Da una parte, i laureati non riescono ad inserirsi adeguatamente nelle strutture dei Paesi ospitanti; dall’altra, i loro Paesi d’origine hanno un impellente bisogno di personale qualificato. Ecco dunque la necessità della gestione combinata tra immigrazione e cooperazione. L’interesse manifestato da più parti per le sorti del continente nero, non deve essere soltanto una mera intenzione, ma deve essere surrogato da fatti concreti. Lo sviluppo del continente non deve limitarsi soltanto a nuove quote di immigrati da accogliere in Europa. Urge una politica reale che concretizzi gli aspetti positivi di un effettivo rapporto organico tra la cooperazione allo sviluppo e la gestione dell’immigrazione. L’Unione Europea dovrebbe dare un impulso considerevole nell’attuazione di questo progetto, concedendo buona parte dei finanziamenti soltanto alle organizzazioni non governative che aderiranno. Così facendo, i paesi occidentali avrebbero gli strumenti adeguati per monitorare i cosiddetti  trasferimenti  di risorse finalizzate ai progetti di sviluppo. L’inserimento di immigrati africani “di ritorno” favorirebbe il controllo dell’adeguatezza di ogni singolo progetto alle realtà locali. La realizzazione di una politica progettuale di questo genere richiede però un ampio consenso per favorirne l’attuazione. Ed è qui che nascono gli ostacoli alla realizzazione di ogni sforzo concreto contro la fame, la miseria e la conseguente migrazione. La vecchia cooperazione internazionale, legata al dominio della grande finanza internazionale, alla geopolitica-economica rappresenta un muro invalicabile. Si preferisce il mantenimento dello status quo attraverso una politica di cooperazione di facciata, dipendente del circolo vizioso: aiuti, assistenza, debiti, e così dicendo. Bisogna rompere con l’immobilismo creando nuove prospettive nella politica dell’immigrazione.