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Un capolavoro letterario, Un grande poema (Vladimir Majakovskij

Post n°29 pubblicato il 04 Agosto 2015 da paolof2014

 

Un grande Poema e una superba interpretazione di Carmelo Bene

 

Di questo

Vladimir Majakovskij
1922-1923



L'arca approda.
Qua i raggi!
La banchina.
Ehi!
Gettate la gomena!
E subito sento sulle spalle
il peso del davanzale di pietra.
Il sole ha essiccato col caldo
la notte del diluvio.

Alla finestra, arroventato, accolgo il giorno.
Solo un monte sul globo è il Kilimangiaro.
Un punto sulla mappa dell' Africa il Kenia.
Il globo dalla testa calva.
Io sopram'incurvo per il dolore.
In quest'ammasso di pena
vorrebbe
il mondo abbrancare
i seni viventi dei monti.

E dai poli, rovente e pietroso,
faccia colare lava lungo tutte le dimore!
Cosi vorrei singhiozzare io,
orso comunista.

D'antica nobiltà era mio padre,
delicata ho la pelle delle mani.

Forse coi versi tracannerò i miei giorni
senza aver visto nemmeno un tornio.
Ma col respiro, con la voce, col palpito,
con tutte le cime dei capelli irti d'orrore,
con i fori delle narici, con i chiodi degli occhi,
col dente che stride nell'urlo ferino,
col riccio della pelle,
con le crespe rabbiose dei sopraccigli,
con un trilione di pori, con tutti i pori, sino all'ultimo,
in autunno, d'estate, in primavera, d'inverno,
di giorno, nel sonno,
io odio
e rifiuto tutto questo,
tutto.

Tutto
che in noi
ha inculcato l'antica schiavitù,
tutto
che, sciame di meschinità,
s'è posato
e si posa sulla vita,
persino nel nostro ordine
imbandierato di rosso.

Non vi darò la gioia
di vedermi
placato sotto un colpo.

Né presto intonerete, dietro a me,
il riposi in pace al mio talento.

Mi avranno soltanto con un colpo alle spalle.
I d'Anthès non mireranno alla mia fronte.

Quattro volte invecchierò,
quattro volte sarà ancora giovane,
prima di scendere nella tomba.

Ovunque io muoia, morirò cantando.
Ovunque io cada, lo so, sarò degno di giacere
con chi è caduto sotto la rossa bandiera.

Ma, comunque vada,
la morte è sempre morte.

È spaventoso non amare,
terribile non osare più.

C'è per tutti un colpo,
per tutti un coltello.

E per me che cosa?
E quando?

Nell'infanzia forse,
sul fondo,
ritrovo in tutto
dieci giorni discreti.


E quel che tocca agli altri?

Per me già basterebbe!

Ma no…

Vedete,
non l'ho avuto!

Credere all'aldilà!


Lieve il viaggio di prova.

Basta tendere la mano,
e in un attimo
il colpo ti traccia
nell'oltretomba
il cammino sibilante.

Ma che fare
se con tutta,
se con tutta l'ampiezza del cuore,
io ho creduto
e credo in questa vita,
in questo
mondo?


Fede

Prolungate l'attesa quanto più vi piace,
io vedo chiaro,
con chiarezza allucinante.

Al punto che
basterebbe sciogliere la rima
per irrompere sopra un verso
in una vita meravigliosa.

Ma dovrò forse chiedermi:
è questa?
è quella?

Vedo,
vedo tutto chiaramente.
Anche i dettagli.

Aria su aria, quasi pietra su pietra,
inaccessibile alla polvere e alla putredine,
rifulgente si leva sui secoli
il laboratorio delle resurrezioni umane.

Eccolo,
il placido chimico, dalla fronte spaziosa,
che si acciglia dinanzi all'esperimento.

Nel libro
tutta la terra ricerca un cognome.

Ventesimo secolo.

Chi risuscitare?

«Majakovskij...meglio un tipo più brillante.
Non era poi gran che bello, quel poeta».


lo allora griderò da questa pagina d'oggi:

"Non sfogliare più oltre!
Fammi risuscitare!»


Speranza
Iniettami sangue nel cuore,
e in tutte le vene!

Ficcami nel cranio idee!


Non ho vissuto sino in fondo la mia vita terrena,
sulla terra non ho avuto tutto il mio amore.

Ero colossale di statura.

Ma perché
èer simili cose già basta una pulce:
cigolare con la penna, rintanato in una stanza,
ripiegato come un paio d'occhiali nell'astuccio.

Quel che vorrete lo farò per niente:
pulire, lavare, bighellonare, spazzare, star di guardia.
Potrò farvi, se vorrete,anche il portiere.
Ne avete portieri, da voi?

lo ero allegro,
ma a che serve l'allegria,
se il nostro dolore è un pantano?

Oggi, quando mostrano i denti,
è solo per stridere e addentare.
Se ne vedono tante!
Fatica, dolore... chiamatemi!

Uno scherzo può sempre servire.
Con sciarade di iperbolie d'allegorie
vi diletterò
burlando in versi.

Ho amato...
non conta rimestare nel passato.

Soffri? Tanto peggio!
Vivi e ti porti la tua pena.

Amo anche gli animali.
E voi ne avete?
Prendetemi allora come guardiano!
lo amo le bestie.
Se vedo un botolo
(ce n'è uno dal fornaio
tutto spelacchiato),
sono pronto a donargli il mio fegato.
Non importa, cane, toh, mangia!


Amore

Forse, forse un giorno,
da un viottolo dello zoo
lei, lei che ama le bestie,
entrerà nel parco sorridente,
come nella foto sul tavolo.

È tanto bella lei,
certo rinascerà.

Il vostro trentesimo secolo
sorvolerà lo sciame di inezie
che dilaniano il cuore.


Ci ripaghiamo ormai
dell'amore non vissuto
con le stelle di notti senza fine.

Risuscitami,
non foss'altro perché da poeta
t'ho atteso,
ripudiando le assurdità d'ogni giorno!

Risuscitami
anche solo per questo!

Risuscitami
voglio vivere tutta la mia vita!

Perché non ci sia più l'amore
ancella di matrimoni
di lascivia
e d'un pezzo di pane.

Maledicendo i letti,
balzando su dal materasso,
si espanda l'amore in tutto l'universo.

Perché il giorno,
che il dolore degrada,
non sia mendicato
per amor di Cristo.

Perché tutta la terra
si rivolti
al primo grido:
«Compagno!».

Per non essere più vittime
dei covi delle case.

Perché possa
nella famiglia
d'ora in poi
essere padre almeno l'universo
essere madre almeno la terra.

 

 

Commento personale: poema di grande intensità emotiva, scritto per delusioni sia d'amore con Lilya Brik, che per delusioni pratiche-politiche bene già dal poeta intravedute. Scritto con grande maestria e talento  nonchè stile, poichè anche rifacendosi ai grandi temi esisitenziali dell'uomo e della modernità, dell'infanzia, dell'amore, della religione,  i temi di sempre della modernità, di un futurismo atipico, o futuribile risalente ad una antichità, se vogliamo.

Il lettore perciò, cerchi di attualizzarne il contenuto che pur essendo legato ad una storicità anche precisa, possiede una grande intensità e prescinde anche totalmente da quella storicità, sfociando nelle realtà attuali , si legga ancora una fede e un ideale vero, una verità sua contenuta, il dolore e soprattutto l'autenticità, come dire la fierezza e la grande delusione, la reazione e il talento poetico dell'amore , tuttavia espresso .  La fede, l'onestà, l'idea e l'ideale, l'amore e la grandezza di un grande poeta.

Nota: l'interpretazione di carmelo Bene, che evidentemente comprende anche una sorta d'immedesimazione dell'attore, come del resto ogni attore dovrebbe essere in grado di attuare recitando un poema di una certa portata, è unica e irrepetibile, ovvero straordinaria.

 

 

 

 
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