NEW YORK '30

RAIN


Sognate e mirate sempre più in alto di quello che ritenete alla vostra portata. Non cercate solo di superare i vostri contemporanei o i vostri predecessori. Cercate, piuttosto, di superare voi stessi.William Faulkner Le gocce avevano cominciato a rimbalzare sull'acqua sommessamente, sembrava temessero di agitare troppo quello specchio fumante. L'aria rinfrescò improvvisamente, mentre tutto intorno le fronde degli alberi iniziarono a tremare. Aprì gli occhi, uscì lentamente, raccolse il vestito e le scarpe, ma rimase così sull'erba mentre le spalle bagnate accoglievano altre minuscole gocce provenienti dal cielo. Stavolta il brivido la scosse più forte, si incamminò, come un fantasma, la pelle nuda, scalza sull'erba che la solleticava, arrivò davanti alla sua finestra si voltò un attimo ad osservare tutto quel mondo muto che ad ogni respiro sembrava prenderne un pò dentro di sè. Rientrò, senza accendere la luce, si infilò nella vasca, si sciacquò con una brocca piena d'acqua lasciandola scorrere lentamente sulla sua pelle, si profumò con un minuscolo sapone e poi avvolse il suo corpo in un liscio e ampio asciugamano bianco. Si sentiva stanca, guardò le finestre, chiuse tutte le tende, ora pioveva davvero forte. Si chiese dove avrebbe suonato se fosse piovuto visto che il suo concerto doveva tenersi all'aperto, non si preoccupò più di tanto, la giornata era stata davvero pesante ora doveva pensare a rifocillare la mente, avrebbe passato i due giorni successivi a provare in attesa della sua serata, si sdraiò e s'addormentò osservando la rosa bianca sul pianoforte.Le prime luci del mattino creavano strani arebeschi sulle pareti, si sentiva già un via vai di persone e rumori ovattati, provenire da chissà dove. Marta si vestì e aprì le tende. In lontananza vide una serie di tavoli ampi e tondi, un gazebo con una cupola appuntita sorgeva in mezzo al prato, mancavano pochi minuti alle otto, dovevano avere iniziato prestissimo. Quando arrivò in sala da pranzo la casa era a sua disposizione. Gabriel si materializzò con un biglietto in mano, la signora Finley l'informava che sarebbe rientrata la sera tardi, il pianoforte della sua stanza e quello che aveva di fronte erano a sua disposizione. Sorrise, si fece portare un bricco di the e una tazzina, salutò la governante e si ritirò nella sua stanza. Prese i fogli e una matita. Iniziò a comporre, voleva regalarsi un'emozione, le note si materializzarono mentre si toccava la punta del naso, quando finì la terza fila del pentagramma iniziò a suonare, ora sì era viva.