Rolling word

Senza titolo...


 Devi piangere implorando prima che arrivi il momento quindi stai tranquilla…Rispondeva così alle ansie dolorosissime di una giovane donna che sarebbe diventata di li a pochi minuti mia madre, una sorella, dall’alto della sua esperienza vissuta pochi mesi prima. Le mie allegrissime vigorose bestemmie al propormi alla vita filtrarono dal quel gemito penoso il naturale condensato di felicità e accolsero, ancora sulle scale, una stupita quanto trafelata levatrice. (Fidatevi, io c’ero!)Circa vent’anni dopo, per non disattendere certi corsi e ricorsi, mia cugina, figlia della sorella citata, al confidare di certi miei fastidi inguinali imputabili di sospetto ad appendicite, di cui lei tra l’altro se ne era privata (appunto) pochi mesi prima, pensò bene di usare la stessa frase. Fu così che mi avviai spensieratamente rasserenato verso un’operazione d’urgenza per scongiurare la peritonite imminente che ad onor del vero avevo pure sollecitato tuffandomi in serate bagorde per nulla impedite da quel leggero zoppìo.Quindi il trovarmi a camminare sui ginocchi prima che mi sfiori il forse c’è qualcosa che non va, è frequenza di circostanza del mio vivere. Una alta soglia del dolore che con dubitabile senso di giustizia traslo con devozione anche all’emotivo, consentendo un sopportare con disinvolta noncuranza, e che di fatto frena anche solo come ipotesi, l’interrompere quello che, con il dovuto maturo equilibrio, si dovrebbe troncare prima.Sono sempre stato un uomo da battaglia, con l’istinto ostinato del far sempre fronte e il mio mai considerare il ritirarsi una risorsa a strategia, decreta, come del resto mi fotografa questo stare nel disastro, il mio mai sarò un bravo comandante.Citando, amaro, un Brando improbabile siciliano ma inarrivabile padrino: un uomo ha il dovere di essere prudenteEd eccomi quindi ora inabile al cercar d'essere capito. E non mi è nemmeno dovuta a viatico, anche se pur certo invisa, la noiosa, reputata consolatoria frase sullo sfortunato destino  perché la vergogna feroce del l’hai voluto tu, che rimbomba quotidianamente nell'anima mi inchioda giudice a condanna e mi chiude al raccontare per cercar conforto.Mi è chiaro pure che questo inseguire improbabili rinascite non si avvarrà mai del sussidio esperto di alcuna solerte “levatrice”.  Ma tant'è...