Rolling word

La vecchia strada sulle mura


Sto appoggiato ad un ingresso. La notte riflette un vecchio silenzio dai fiochi lampioni. Lei arriva ancheggiando sinuosa. Ostenta uno sguardo fisso al nulla.Mi ignora. È ancora arrabbiata. (L’altra sera sono stato brusco, in effetti).Si ferma.Si siede sul murettoContinua ad inventarsi sostenuta.Balaustra al tacito.Sorrido.Mi avvicino.So che non si sottrarrà  (da quel poco che so sulle femmine).Si lascia accarezzare.…e si rotola sulla schiena: “Così ti sporchi, cogliona!” (le gratto il pancino, mi picchietta gli artigli sulla mano e, sfogo felino al risentito, mi morde leggera il pollice).E facciam pace.Si  rimette seduta.Ritorno all’ingresso.Con il solito sarebbe ora smettessi mi accendo una sigaretta.Simultanei rivolgiamo lo sguardo in fondo alla strada: un piccolo cane.Trotterella impettito di un ridicolo lesto.Lo spedito zampettio ci ticchetta il guardare.Seguiamo allibiti quel silenzioso passare retta tra noi.Non ci degna di uno sguardo…limpido il suo pensiero: l’intorno a sè accecato da un innervosito ritorno (il rincasare apprensivo al caminetto della famiglia in ansia di un antico impiegato dopo aver fatto notte a supplire un lavoro inaspettato).Lei è un balzo al seguirlo stizzita all’essere ignorata.È alle sue spalle felpata. L’attacco sembra imminente.Ma lo fissa di “troppo grosso topo” e si ferma sedendosi perplessa in mezzo alla strada.Il botolo non si è accorto di nulla.Repentino è il dritto svoltare allo sparire in un vicolo. Intenti e immobili aspettiamo. Curiosi come dovesse tornare.Una falena sfarfalla sopra di lei.Salta!Quasi la prende.