Ho avuto l’ingrato compito di scrivere una mia breve biografia. E sono entrata in crisi. Che scrivo? Cosa ci sarebbe da dire su di me che non sia la solita lista di dati e luoghi? E al contrario posso mai parlare di me stessa usando la terza persona singolare, come se non fossi io, come se fossi un’estranea da osannare??? No, non posso farlo anche se così fan tutti, ma io, quando leggo le biografie di questi aspiranti artisti non riesco a trattenere il riso, me li immagino a scrivere di se stessi, a cancellare i termini comuni, ad aggiungere aggettivi qualificativi, a inondare lo scritto di superlativi assoluti, a raccattare nei cassetti della memoria attestati di benemerenza. Ho una conoscente che nella sua biografia ha rivelato di essere una giornalista, ma l’unica cosa che abbia mai scritto, in uno sconosciuto quotidiano di provincia, è la lista dei presenti a una serata mondana. Un altro si è proclamato giornalista, credendo in assoluta buona fede che i suoi inopportuni commenti alle notizie sul web, siano da considerarsi articoli a tutti gli effetti. E quelli che si dichiarano free-lance, e tu immagini chissà quali creativi siano, li vedi già armati di macchina fotografica che rischiano la vita in zone di guerra e, invece, scopri con immensa delusione che sono disoccupati o casalinghe disperate.Per non parlare di quelli che sgranano titoli accademici come fagioli nel piatto. Un’altra mia conoscente ci ha riempito due pagine con i suoi attestati, leggevo e pensavo “ma che davvero”, poi ho ricordato che è diplomata contabile. Che sbaglia i congiuntivi. Che non conosce la storia. Che ha una visione della vita piccola piccola. Che per promuovere il suo romanzo si è fatta fotografare mezza nuda. Che in questi scatti ha pose da contorsionista. Che da quel momento si è affibbiata il titolo di scrittrice e lo brandisce come fosse la spada di Orlando contro tutti i poveri malcapitati che le fanno notare i numerosi errori grammaticali. Muori fellone io sono una scrittrice, i miei non sono errori ma licenze poetiche.
Dilemmi autobiografici
Ho avuto l’ingrato compito di scrivere una mia breve biografia. E sono entrata in crisi. Che scrivo? Cosa ci sarebbe da dire su di me che non sia la solita lista di dati e luoghi? E al contrario posso mai parlare di me stessa usando la terza persona singolare, come se non fossi io, come se fossi un’estranea da osannare??? No, non posso farlo anche se così fan tutti, ma io, quando leggo le biografie di questi aspiranti artisti non riesco a trattenere il riso, me li immagino a scrivere di se stessi, a cancellare i termini comuni, ad aggiungere aggettivi qualificativi, a inondare lo scritto di superlativi assoluti, a raccattare nei cassetti della memoria attestati di benemerenza. Ho una conoscente che nella sua biografia ha rivelato di essere una giornalista, ma l’unica cosa che abbia mai scritto, in uno sconosciuto quotidiano di provincia, è la lista dei presenti a una serata mondana. Un altro si è proclamato giornalista, credendo in assoluta buona fede che i suoi inopportuni commenti alle notizie sul web, siano da considerarsi articoli a tutti gli effetti. E quelli che si dichiarano free-lance, e tu immagini chissà quali creativi siano, li vedi già armati di macchina fotografica che rischiano la vita in zone di guerra e, invece, scopri con immensa delusione che sono disoccupati o casalinghe disperate.Per non parlare di quelli che sgranano titoli accademici come fagioli nel piatto. Un’altra mia conoscente ci ha riempito due pagine con i suoi attestati, leggevo e pensavo “ma che davvero”, poi ho ricordato che è diplomata contabile. Che sbaglia i congiuntivi. Che non conosce la storia. Che ha una visione della vita piccola piccola. Che per promuovere il suo romanzo si è fatta fotografare mezza nuda. Che in questi scatti ha pose da contorsionista. Che da quel momento si è affibbiata il titolo di scrittrice e lo brandisce come fosse la spada di Orlando contro tutti i poveri malcapitati che le fanno notare i numerosi errori grammaticali. Muori fellone io sono una scrittrice, i miei non sono errori ma licenze poetiche.