Il diario di Nancy

L'attimo fuggente


Da qualche anno abito in una piccola cittadina del centro Italia, circondata completamente da mura che la cingono come un abbraccio materno. Difatti io mi sento protetta nella mia piccola cittadina di provincia, come se fossi lontana anni luce dalle brutture del mondo.Vivo nel centro storico e mi piace scandire le mie giornate al suono delle campane, mi piace affacciarmi alle finestre e vedere le torri, il campanile, i tetti di pietra, le mura che sembrano un morbido cerchio accogliente.Subito fuori dalle mura esistono quartieri più moderni, alcuni in espansione selvaggia, altri residenziali. Il mio parrucchiere ha la sua bottega proprio nel quartiere "bene" e l'altro giorno, vista la splendida giornata di sole ho deciso di andarci a piedi, solo un piccolo tratto di strada lo separa dalla porta d'ingresso cittadina.Camminavo sul marciapiedi, da un lato una strada a transito veloce, dall'altro campagna incolta, un antico edificio in fase di ristrutturazione.D'improvviso ho sentito un fruscio tra l'erba, non ci ho dato troppo peso, la zona è piena di lucertole e già altre volte mi era capitato d'incontrarne qualcuna.Ma poi mi sono accorta del sorcio.Dovete sapere che, come tante altre donne, provo un ribrezzo assoluto per i topi. Certo, questo non era la pantegana di fogna, di quelle che incontri nelle grandi città e sono grosse come gatti.No, questo era un piccolo, delizioso topolino di campagna, di un tenue color marroncino, con la codina attorcigliata e le orecchiette tonde.Camminava lentamente, senza fretta, come se si godesse il bel sole d'ottobre. Passeggiava tranquillo a pochi passi davanti ai miei piedi,  ho cercato d'ignorarlo, di restare indifferente, di essere razionale, di non lasciarmi prendere dalla atavica fobia. Ma lo guardavo e notando il suo corpicino molle ho sentito un brivido prolungato proprio lì dove comincia la curva del fondoschiena.Senza pensarci un attimo sono scesa dal marciapiedi di scatto, mi sono gettata in mezzo alla strada senza guardare. Non ho sentito nemmeno la macchina arrivare, ho sentito solo il rumore stridente della frenata.In quel momento ho capito che la vita è veramente questione di attimi, poco prima sei lì a goderti il sole ed a fare progetti per la festa di Halloween ed un istante dopo non ci sei più.Una casualità, un capriccio del destino ed hai finito per sempre la tua manciata di giorni.Tralascio ciò che l'autista mi ha detto perché mi potrebbe costare la scomunica papale. Invece voglio provare ad immaginare cosa sarebbe successo se l'auto non avesse frenato.Chi mai avrebbe potuto incolpare del mio folle gesto un topino di campagna, che ignaro di tutto avrebbe continuato tranquillamente la sua passeggiata sotto il bel sole d'ottobre.Sarebbe arrivata la polizia stradale, qualcuno avrebbe chiamato il 118, una folla di curiosi avrebbe fatto cerchio intorno al mio corpo scomposto sull'asfalto.- Mi si è buttata sotto. Non ho potuto frenare - avrebbe gridato l'autista sconvolto, proclamando la sua totale innocenza.Altri avrebbero confermato la sua versione, avvalorando la tesi del suicidio.Qualcuno si sarebbe preso la briga di scandagliare la mia vita privata, alla ricerca dei motivi del folle gesto.I vicini avrebbero sorriso alle telecamere dei tiggì, dichiarandosi attoniti - Sembrava una persona così normale! -Le pseudo giornaliste della vita in diretta, sarebbero arrivate a frotte, indicando il luogo dell'incidente, mostrando la chiazza di sangue e la sagoma del corpo ancora sull'asfalto. Avrebbero cercato di riprendere gli occhioni pieni di lacrime e sgomento dei miei bimbi.Solerti poliziotti avrebbero provveduto ad interrogare il mio compagno, luce abbagliante puntata negli occhi, come nei film gialli.- Sua moglie non aveva problemi economici, non aveva amanti, né problemi di salute. Non beveva alcool né assumeva droghe. Qual è il motivo reale di questo suicidio??? Su confessi... -- Ma guardate io ancora non riesco a darmi una spiegazione- avrebbe risposto il mio compagno addolorato - Mia moglie non avrebbe mai lasciato a metà i preparativi per Halloween-- Avanti non dica sciocchezze. Sappiamo che lei stava per abbandonarla. Che ha accettato un lavoro all'estero per tre anni... - - Sì è vero, ma è una decisione che abbiamo preso insieme. Lavorare all'estero mi comporterà un guadagno notevole. Lo sa quanto mi costava mia moglie solo di teiere e ceramiche Thun -- Sua moglie è morta a poca distanza da via Carlo C. Lei lo sa quale attività viene svolta in quella via? - avrebbero chiesto allora i poliziotti cambiando totalmente tono e registro.Già perché per essere investita mi sarei scelta anche la strada migliore, a poco distanza da una di quelle case, che tanti frequentano e tutti fanno finta di non conoscere.- Sì, lo so - avrebbe risposto il mio compagno un poco sconcertato -  Mia moglie erano mesi che cercava di individuare il portone preciso. Ma questo cosa c'entra??? -- Vede!!!- avrebbero esclamato i poliziotti entusiasti, lanciandosi immediatamente su questa falsa pista - Una donna annoiata, che aveva tutto, probabilmente frequentava quell'appartamento. Non sarebbe il primo caso di casalinga in cerca di trasgressione-- Ma lei come si permette - avrebbe inveito mio marito, rischiando la denuncia per ingiure a pubblico ufficiale.Questa indiscrezione sarebbe arrivata chissà come alle orecchie delle giornaliste di Cucuzza, le quali si sarebbero lanciate sulla notizia come iene fameliche.Sarebbero usciti i giornali  con i titoloni in prima pagina "La doppia vita della casalinga suicida", una cronaca con spreco di particolari scandalistici per accontentare i pruriginosi appetiti dell'Italia di provincia. Fumo negli occhi per nascondere i veri scandali di ogni giorno.Nessuno tra amici e parenti si sarebbe dato pace, nessuno sarebbe potuto arrivare ad immaginare il reale motivo, tutti si sarebbero scervellati adducendo le ipotesi più fantasiose, appigliandosi a particolari insignificanti, ognuno rimproverandosi di non avermi prestato tempo ed attenzioni.- E' colpa mia... avevamo litigato perché l'incolpavo continuamente di disdegnare le visite formali ai parenti- avrebbe detto mia sorella dispiaciuta.- No, è colpa mia. L'ho lasciata troppo tempo da sola in una città straniera- avrebbe pianto mia madre, vittima di un rimorso senza fine.- E' colpa mia. La chiamavo ogni giorno per raccontarle minuziosamente delle mie disavventure. La tenevo al telefono per ore chiedendole consigli che non ascoltavo mai- avrebbe detto la mia amica Renata.- Sarà colpa mia. Lei voleva essermi amica ed io ipocritamente non ho avuto il coraggio di dirle semplicemente che m'aveva annoiato, che il gioco era finito- avrebbe pensato uno dei miei vecchi cicisbei.Signori miei, io amo troppo la vita e per nessuna ragione al mondo potrei pensare di farla finita.I litigi in famiglia sono cose normali, avere imparato a cavarmela da sola mi è servito per crescere ed essere migliore, le chiacchiere delle amiche mi divertono anche se mi rubano tempo e di corteggiatori ne ho ancora un discreto numero, non sono altro che un piacevole passatempo, perché nessuno tra loro mi è mai interessato per davvero.E poi suvvia, non avrei mai potuto uccidermi lasciando a metà i preparativi per la festa di Halloween, ho già distribuito gli inviti e scelto il costume da strega .Ho dimenticato solo d'invitare quel piccolo topolino di campagna...