Tutti i pomeriggi vado all’osteria, le giornate sono ancora belle e mi piace sedere all’aperto, sulle seggiole in legno.Di fronte, dall’altro lato della piazza, c’è la latteria di donna Carmela, sulle insegne c’è scritto “Gran Bar della Repubblica”, ma adesso che il popolo d’agosto è andato via, che le sedie di vimini e gli ombrelloni sono stati riposti, Carmela è ritornata a essere quella di sempre, a servire cappuccini e caffè con i consueti modi paesani e i prezzi onesti. E la latteria torna a essere chiamata con l’antico nome.Un quarto di vino rosso sul tavolo, di quello buono, quello che facciamo noi, non certo quello annacquato che viene servito ai villeggianti, i quali tornano in paese una volta l’anno per ritrovare le origini e non sanno nemmeno riconoscere il vino.Gente di città con figli e nipoti, così ripuliti che non li riconosce più nessuno qui in paese, nonostante loro affannino per spiegare le vecchie parentele.- Erminio carissimo – la voce del compare Ortensio mi distoglie dalle mie riflessioni – che tristezza vedere la latteria di Carmela senza tutte quelle belle femmine – e lo sguardo s’illumina al ricordo delle villeggianti.Donne ignude, senza vergogna di niente e di nessuno, sedute anche qui all’osteria a bere e fumare come i maschi. Che schifo! Ma dove andremo a finire?- La comare Elvira, tua moglie, è più bella che quelle femmine – rispondo con convinzione.- Ma che dici Erminio? Sei impazzito? Mia moglie tiene i baffi! – protesta il compare Ortensio divertito.- Meglio essere femmine vere con i baffi, che maschi sbagliati con le tette al vento- dico io- Ma quali maschi? Ma tu hai visto con che armamentario vanno in giro quelle là – e con le mani fa un gesto per indicare le curve delle cittadine in abiti discinti, che chissà perché, girano per la nostra campagna con il sedere di fuori.
Preludio di un incontro... visto da lui
Tutti i pomeriggi vado all’osteria, le giornate sono ancora belle e mi piace sedere all’aperto, sulle seggiole in legno.Di fronte, dall’altro lato della piazza, c’è la latteria di donna Carmela, sulle insegne c’è scritto “Gran Bar della Repubblica”, ma adesso che il popolo d’agosto è andato via, che le sedie di vimini e gli ombrelloni sono stati riposti, Carmela è ritornata a essere quella di sempre, a servire cappuccini e caffè con i consueti modi paesani e i prezzi onesti. E la latteria torna a essere chiamata con l’antico nome.Un quarto di vino rosso sul tavolo, di quello buono, quello che facciamo noi, non certo quello annacquato che viene servito ai villeggianti, i quali tornano in paese una volta l’anno per ritrovare le origini e non sanno nemmeno riconoscere il vino.Gente di città con figli e nipoti, così ripuliti che non li riconosce più nessuno qui in paese, nonostante loro affannino per spiegare le vecchie parentele.- Erminio carissimo – la voce del compare Ortensio mi distoglie dalle mie riflessioni – che tristezza vedere la latteria di Carmela senza tutte quelle belle femmine – e lo sguardo s’illumina al ricordo delle villeggianti.Donne ignude, senza vergogna di niente e di nessuno, sedute anche qui all’osteria a bere e fumare come i maschi. Che schifo! Ma dove andremo a finire?- La comare Elvira, tua moglie, è più bella che quelle femmine – rispondo con convinzione.- Ma che dici Erminio? Sei impazzito? Mia moglie tiene i baffi! – protesta il compare Ortensio divertito.- Meglio essere femmine vere con i baffi, che maschi sbagliati con le tette al vento- dico io- Ma quali maschi? Ma tu hai visto con che armamentario vanno in giro quelle là – e con le mani fa un gesto per indicare le curve delle cittadine in abiti discinti, che chissà perché, girano per la nostra campagna con il sedere di fuori.