Il diario di Nancy

Date da ricordare


Non potevo proprio perdermi questo ulteriore giochino che impazza tra i blog, ancora una volta sul filo nostalgico dei ricordi.
Dunque... la prima data che segno su questi fogli virtuali è quella del 9 febbraio 1985, il giorno indimenticabile in cui conobbi lui, nei bagni di scuola. Un'ambientazione di un romanticismo stucchevole per la nascita di un amore.Fino al giorno prima ero un'ignara ragazzina libera e quasi felice, completamente digiuna dei complicati meccanismi del cuore, che mai si sarebbe immaginata di conoscere i tormenti e le delizie dell'amore chiedendo il permesso per andare a fare la pipì.Sì, la segno questa data indimenticabile, perché sancisce il passaggio dall'innocenza all'età dell'amore.La seconda data è il 28 ottobre 1990. Da mesi non uscivo di casa, venivo fuori da una lunga storia d'amore con le ossa rotte e il morale ai minimi storici, non avevo voglia di vedere nessuno.Ma una collega di lavoro si era messa in testa di farmi conoscere il suo fantastico gruppo d'amici e dal mese d'agosto mi telefonava ogni fine settimana per invitarmi ad uscire con loro. Quel 28 ottobre, era domenica, accettai per sfinimento. Ovviamente i suoi amici non mi piacquero per niente, e meno di zero mi piacque quel tale che decise di rovinarmi la serata raccontandomi pietose barzellette. Se non fossi stata una dolce e perbene signorina educata ad Oxford l'avrei strozzato!!! La terza data è il 27 marzo 1993, il giorno che sposai in pompa magna quel tale che avrei voluto strozzare. Sì, proprio quello che non sapeva raccontare le barzellette.Il nostro fu un matrimonio con tanto di strascico, damigelle, marcia nuziale e confetti con le mandorle. Ovviamente, di quel giorno da favola, io ho un ricordo molto confuso, per cui deduco che il "SI" pronunciato sull'altare non può avere valore oggettivo, essendomi stato estorto in un momento in cui ero incapace d'intendere e di volere.La quarta data è il 5 aprile 1995. Un'emozione violenta, una felicità pazzesca, il senso d'onnipotenza d'aver dato la vita e l'angoscia sottile che, quel cosino che stringevo tra le braccia, fosse una scelta senza ritorno. Mio figlio.Fino al giorno prima ero un'impavida ragazza che sarebbe stata pronta a catapultarsi senza paracadute nel Rio delle Amazzoni, capace di gettarsi a capofitto dalle montagne russe col pancione. Da quel limpido mercoledì d'aprile, invece, ho cominciato a guardare il mondo con occhi diversi pensando insistentemente alle rare malattie tropicali, alle catastrofi nucleari, agli incidenti ferroviari, alle viti allentate sui vagoncini dellle montagne russe, ai giocattoli con il PVC, ai formaggini senza polifosfati, alle cattive compagnie.Questo stadio paranoico, che qualcuno osa chiamare istinto materno, credo m'accompagnerà vita natural durante.L'ultima data è il 12 novembre 1999. Con un ritardo di oltre due settimane, come nel suo stile, nasceva la mia seconda figlia.Le stesse emozioni indescrivibili del primo lieto evento, ma vissute con un pizzico di consapevolezza in più. Se non altro non mi spaventava la paura dell'ignoto.Da quel rigido venerdì di novembre ho imparato un sacco di cose interessantissime. Conosco a memoria tutti i nomi delle Winx, so vita, morte e miracoli delle fatine e delle principesse Disney. Sono già bisnonna felice di un bel paio di bambole.E meraviglia delle meraviglie posso giocare ancora con le Barbie.