Il diario di Nancy

Switzerland


Eccomi di ritorno, purtroppo non so dirvi se le caprette salutano davvero come in quella famosa canzoncina, perché non ne ho visto nemmeno una. E gli unici cani San Bernardo sono stati quelli di peluche, venduti nei soliti negozi di chincaglierie per turisti.Però tutti gli altri cliché sulla Svizzera non me li sono fatti mancare: la cioccolata, gli orologi a cucù, le mucche e le montagne.
Ho sempre avuto delle difficoltà nel riportare su carta il resoconto di un viaggio, ho bisogno di tempo per elaborare le emozioni provate, per far diventare parte dei miei ricordi i luoghi che ho visto.La mia è stata una vacanza tranquilla, mi sono concessa il lusso di passeggiare pigramente sul lungolago e di fare delle dolci scarpinate in montagna. Senza fretta e senza mete da raggiungere.Dopo venti anni ho riprovato la gioia d'andare in bicicletta, avevo completamente dimenticato come si facesse, ma dopo alcune incertezze e un turista giapponese centrato in pieno, mi sono riappropriata di quel senso di libertà che si prova pedalando. E' stato un piacere immenso sfrecciare per i viali di Interlaken, la cittadina dove ho soggiornato, forse insieme agli scenari mozzafiato è il ricordo più intenso di questi giorni appena passati.Grazie al museo dei trasporti ho invece scoperto l'affascinante Lucerna, con i suoi bellissimi ponti coperti e le splendide case con le facciate dipinte.Qualche giorno dopo è stata la volta di Berna, la città ispiratrice di questa vacanza, da lontano quasi un luogo incantato, sospeso nel tempo.
L'ultima città che ho visitato è stata Thun, molto graziosa l'Obere Hauptgasse, una via su due livelli. Nota di merito per un negozietto dedicato interamente ai gatti.
Memorabili le discese con gli slittini, divertentissima quella dalla collinetta di Heimwehfluh, l'altra a Pfingstegg, dove mi sono concessa anche l'ebbrezza di essere sbalzata fuori in curva, procurandomi una profonda abrasione al braccio sinistro e due tagli al polso.
 Nella foto i miei figli all'arrivo, quando il maschietto entusiasta mi spiegava che dovevo scendere senza mai tirare il freno.