Il diario di Nancy

Assente ingiustificata


Nelle ultime settimane sono stata assente e non ho nessuna giustificazione. Ammetto che continuo a perdere tempo su Facebook, lo faccio perché ha il pregio di essere meno impegnativo rispetto al blog.Non ci sono parole da leggere o storie da scrivere, non ci sono emozioni né sentimenti che ti trafiggono il cuore, c'è solo un vivace spirito goliardico di cui oggi ho bisogno.Si vede che in questo momento della mia vita ho voglia di leggerezza, sarà l'avvicinarsi del Natale con tutto il suo effimero carrozzone di regali, decorazioni e luminarie, sarà che in questo periodo dell'anno io scelgo di credere alla favola del Natale, chiudo gli occhi davanti alla realtà che m'appare sempre più minacciosa, sempre più preoccupante.
Sì sono stata assente e senza giustificazione, forse per questo ho meritato di essere cancellata dalla lista amici di qualcuno. Non ho eseguito le formali visite di cortesia. Spietate regole dei blog soggetti alle leggi della selezione naturale.Sono stata assente anche perché, nelle ultime settimane, ho seguito e curato una manifestazione culturale, in qualità di "giornalista". E perdonatemi se uso ancora le virgolette quando questo termine è riferito alla mia persona.Durante lo svolgimento di questa manifestazione sono intervenuti diversi ospiti, scrittori e giornalisti che per me erano dei perfetti sconosciuti.Ho cercato d'imparare le regole di un mondo che non m'appartiene, non sempre ci sono riuscita per la mia incapacità ad accettare le logiche del mestiere. Continuo a non ritrovarmi in una società legata solo all'apparenza, a ciò che hai e ostenti, ai marchi famosi usati come valori, alla banalità vestita a festa.Purtroppo nella buona società viterbese abbondano personaggi del genere, fanno parte anche del mondo della pseudo cultura. Ed io mi sento persa... e diversa.Gli ospiti che sono intervenuti al Salotto delle 6, sono stati concordi nel dichiarare che c'aspettano tempi tristi, che la grande crisi è dietro l'angolo e non siamo preparati ad affrontarla. Non siamo capaci di gestire il nostro patrimonio artistico, stiamo spopolando i centri storici, abbiamo perso il concetto di città e la sua dimensione nella vita di ogni giorno.Abbiamo paura del diverso e siamo razzisti, anche se non l'ammettiamo, se non ci piace sentircelo dire.Siamo demotivati e smarriti, abbiamo perso la rabbia dell'indignazione popolare, la voglia di far rivoluzione.No, non c'era speranza nelle tesi degli scrittori e giornalisti che ho incontrato, perfetti sconosciuti fino a ieri, che mi hanno conquistato con l'intelligenza delle loro parole.Hanno parlato di storia contemporanea, citando prsonaggi di cui non avevo mai sentito parlare, quella storia che non viene studiata nelle scuole, quella storia che nessuno t'insegna, quella storia che accadeva veramente mentre io chissà dov'ero, in cerca di quale me stessa.Storia fatta da uomini straordinari, perfetti sconosciuti anche loro, almeno finché non diventeranno spunto per qualche fiction televisiva.Sì, sono stata assente in queste ultime settimane, sì è vero ho perso tempo a cazzeggiare su Facebook, sì qualcuno mi ha cancellato dagli amici per la mia latitanza.  Ma nel frattempo ho studiato la vita di due uomini degni di tale nome: Olof Palme e Willy Brandt.