Il diario di Nancy

Versamenti bancari


Qualche giorno fa mi sono recata in banca per effettuare un versamento. Non è un’operazione che faccio spesso, i miei contatti bancari sono puramente automatizzati, di solito inserisco la tessera nel bancomat e prelevo a gogò.Già m’immaginavo il supplizio dell’entrata, quella maledetta voce registrata che ogni volta m’intima di tornare indietro per depositare gli oggetti metallici nell’armadietto. Abitualmente sono costretta a lasciare la borsa, spesso ho dovuto togliere anche collane e braccialetti. Una volta d’estate, nonostante avessi già depositato tutto quello che c’era da depositare, la malefica porta continuava a negarmi l’accesso. Dovetti richiamare l’attenzione di un impiegato battendo i pugni sui vetri, fargli una piroetta per mostrargli il mio vestitino di cotone e spiegargli a gesti che l’ultima cosa che potevo depositare nell’armadietto era quello. Con mia grande sorpresa questa volta la porta non mi ha bloccato, miracolosamente mi ha fatto passare con tutta la borsa, ho sospirato grata che finalmente avessero revisionato l’infernale meccanismo. Non c’era nessuno, così mi sono recata immediatamente ad uno degli sportelli.- Buongiorno! Dovrei fare un versamento sul mio conto – ho spiegato all’impiegato sorridendo.-  Qual è il suo numero di conto???--XYZ000000- - Mi spiace signora, non risulta nessun conto intestato a questo numero. Gentilmente può ripetere???_Ho fatto di più, gli ho mostrato il foglietto sul quale, prima di uscire da casa, avevo trascritto il numero per paura di dimenticarlo.L’impiegato ha digitato nuovamente le cifre sul computer.- No signora, non risulta nulla. A chi è intestato il conto???- E’ cointestato a me e mio marito – e gli ho sillabato i nostri nomi con calma.- Mi dispiace, ma i vostri nominativi non risultano-Mi è preso il panico, ho pensato con terrore che qualche pirata informatico avesse fatto sparire il conto, nel frattempo l’impiegato mi fissava con aria sospettosa e mi è venuto il dubbio che potesse credermi una malintenzionata. - Guardi l’impiegato che stava lì mi conosce – ed ho indicato il punto esatto col dito, non mi ero ancora resa conto di quante modifiche avessero apportato – quello che stava al servizio clienti prima che faceste i lavori di rimodernamento, nell’ufficio che stava lì – ho insistito indicando il posto dove dovevano esserci dei pannelli di vetro e acciaio per delimitare uno spazio appartato.- Scusi ma quali lavori??? – ha chiesto l’impiegato disorientato.Non so perché ma ho avuto la sensazione che cominciasse a considerarmi non tanto sana di mente. Mentre io ricordavo benissimo, che fino alla volta precedente, il servizio clienti era nel punto preciso che avevo indicato.Mi è presa l’ansia, mi sembrava di stare in una di quelle trasmissioni demenziali in cui fanno scherzi atroci alla gente. Ma ho scartato quest’ipotesi, doveva esserci un’altra ragione che mi sfuggiva.- Anche mio fratello lavora alla Banca Nazionale dei Rubacchiotti. Potete chiamare lui per avere la conferma che effettivamente ho un conto presso di voi –Il viso dell’impiegato si è improvvisamente illuminato.- La Banca Nazionale dei Rubacchiotti è sull’altro lato della strada, diametralmente opposto alla nostra agenzia. Questa è il Credito Provincialese–- Ah!!! – ho esclamato senza riuscire a dire altro, ho sentito il calore del sangue affluire alle guance per la vergogna – Mi scusi – ho farfugliato, trattenendo a stento il riso.- Non si preoccupi sono cose che capitano – mi ha detto l’impiegato con tono comprensivo, quasi paterno, sul viso un’espressione divertita molto più simpatica dell’aria annoiata che aveva prima.
Lo so adesso penserete che io sia una svampita, una con la testa perennemente fra le nuvole. Ma non è così, in realtà l’ho fatto apposta, mi piace regalare ai grigi impiegati un po’ di buonumore, diventare lo spassoso argomento di cui parlare nella pausa caffè con i colleghi. Mi dovreste considerare una specie di benefattrice. Ecco questa è la verità… ehm!!!