- Sono proprio felice che mio figlio sia andato a vivere a Wellington!!! – esclama Anna addentando un pasticcino con nocciole.Dai primi di settembre suo figlio, il più piccolo della nidiata, si è trasferito in Nuova Zelanda per lavoro. All’iniziale dispiacere per la grande lontananza, Anna ha sostituito una sorta di rassicurante contentezza, consapevole che il nipotino nascerà e crescerà in un paese libero e civile.- Loro sono al sicuro!!! – aggiunge, infatti, in risposta ai nostri muti cenni di consenso.- Se potessi anch’io fuggirei dall’ Italia. – dice Mavì cominciando a distribuire le carte per il consueto ramino del mercoledì – Mi piacerebbe tanto andare a vivere a Londra -- Io vorrei andare a New York. Sarebbe un sogno fare shopping ogni giorno sulla Fifth Avenue – sospira Isabella.- Non c’è dubbio, io sceglierei l’esilio dorato di Saint Tropez, in una grande villa circondata da vigneti e giardini fioriti – confessa Eugenia, aristocratica anche nei vagheggiamenti.- Se non fosse per voi avrei già aperto una pasticceria a Vienna – ammette Laura con la voce che le trema un poco, forse è sentimentalismo, forse commozione, forse è soltanto vanteria perché la sua Sacher Torte è più buona di quella di Demel.- E’ completamente inutile questo nostro disfattismo – sbotta Anna all’improvviso, lanciando le sue carte da gioco sul tavolo verde e sui pasticcini – Dobbiamo smetterla con tutti questi blablablà senza costrutto. Qui dobbiamo scendere in piazza a fare la rivoluzione - negli occhi un lampo delle passate battaglie e, per un attimo, è ancora la ragazzina con i capelli lunghi e scarmigliati vestita con abiti sgargianti. E’ ancora la giovane femminista di dieci anni dopo, che scorazzava i figli in una due cavalli Charleston a far la spola tra i collettivi italiani.Di quel tempo ci sono rimasti soltanto gli stessi ideali e la nostra amicizia, nata proprio durante le occupazioni studentesche del 68.- Ma quale rivoluzione!!! – le fa eco Laura ed il piglio con cui reagisce non ha la dolcezza abituale – Sono stufa di scontri e battaglie che non portano da nessuna parte. Non voglio fuggire dal mio paese, qui c’è la mia casa, le persone a cui voglio bene, tutto il mio banalissimo, piccolo mondo di ogni giorno –- Appunto per questo dobbiamo fare la rivoluzione, per difendere il nostro banalissimo mondo da chi vuole trasformarlo in un circo privo di valori. Dobbiamo metterci in testa che questa è una guerra e che noi stiamo dalla parte della ragione - il tono di Anna è lo stesso di quando incitava le donne a pretendere il divorzio.- Ma contro l’arroganza non si vince mettendosi sullo stesso livello di chi urla. Non ci sono buoni e cattivi, ci sono soltanto persone che non sanno più riconoscere il giusto perché hanno dimenticato, o semplicemente ignorano, la nostra storia. E l’ignoranza si combatte prima di tutto con la cultura. Noi che siamo persone oneste abbiamo il dovere di dare il buono esempio, continuando a vivere in maniera dignitosa, scegliendo sempre la strada meno comoda per arrivare alla meta – Laura ha ritrovato il suo tono materno, illustra con calma il suo punto di vista e noi altre ci ritroviamo spettatrici di quella che sembra una partita a due, inevitabilmente ci schieriamo, chi a favore della tesi di una e chi dell’altra.Io resto neutrale finché Mavì non s’accorge del mio sospetto silenzio. - Nancy ma cosa hai oggi??? – tutte si zittiscono di botto, come rendendosi conto di una stortura nel muro portante che prima non c’era.Colta in fallo farfuglio e arrossisco e loro capiscono che nascondo qualcosa.- Sei uscita con Francesco??? – chiede Eugenia. Io scuoto la testa istintivamente.- Ti ha chiamato Tommasino??? – domanda Isabella speranzosa. Ma ancora dico no col capo.Ora sono tutte in attesa del mio racconto, hanno già dimenticato rivoluzioni e trattati di pace, non sono superficiali le mie amiche, non sono indifferenti, sono soltanto esseri umani come tanti. Perché per ognuno di noi ciò che conta veramente, ciò che ci fa vivere, è l’amore o l’illusione di esso. Nessun uomo, nessuna donna in pericolo di vita ripensa con nostalgia ai soldi o ai beni materiali. Nessuno piange per il successo conquistato, bramato o perduto. L’ultimo pensiero va alle persone che amiamo, a quelle che hanno dato senso ai nostri giorni.In realtà non mi è successo nulla di speciale, questa mattina reduce da una lunga fila alle poste, ho avvertito il bisogno di un caffè e di una sfogliatella calda. Avevo bisogno di rilassarmi, concedermi una coccola rileggendo il libro di poesie che porto sempre in borsa, godermi il tepore di questi primi giorni d’autunno.
Rivoluzioni e particolari in una tazza di caffè
- Sono proprio felice che mio figlio sia andato a vivere a Wellington!!! – esclama Anna addentando un pasticcino con nocciole.Dai primi di settembre suo figlio, il più piccolo della nidiata, si è trasferito in Nuova Zelanda per lavoro. All’iniziale dispiacere per la grande lontananza, Anna ha sostituito una sorta di rassicurante contentezza, consapevole che il nipotino nascerà e crescerà in un paese libero e civile.- Loro sono al sicuro!!! – aggiunge, infatti, in risposta ai nostri muti cenni di consenso.- Se potessi anch’io fuggirei dall’ Italia. – dice Mavì cominciando a distribuire le carte per il consueto ramino del mercoledì – Mi piacerebbe tanto andare a vivere a Londra -- Io vorrei andare a New York. Sarebbe un sogno fare shopping ogni giorno sulla Fifth Avenue – sospira Isabella.- Non c’è dubbio, io sceglierei l’esilio dorato di Saint Tropez, in una grande villa circondata da vigneti e giardini fioriti – confessa Eugenia, aristocratica anche nei vagheggiamenti.- Se non fosse per voi avrei già aperto una pasticceria a Vienna – ammette Laura con la voce che le trema un poco, forse è sentimentalismo, forse commozione, forse è soltanto vanteria perché la sua Sacher Torte è più buona di quella di Demel.- E’ completamente inutile questo nostro disfattismo – sbotta Anna all’improvviso, lanciando le sue carte da gioco sul tavolo verde e sui pasticcini – Dobbiamo smetterla con tutti questi blablablà senza costrutto. Qui dobbiamo scendere in piazza a fare la rivoluzione - negli occhi un lampo delle passate battaglie e, per un attimo, è ancora la ragazzina con i capelli lunghi e scarmigliati vestita con abiti sgargianti. E’ ancora la giovane femminista di dieci anni dopo, che scorazzava i figli in una due cavalli Charleston a far la spola tra i collettivi italiani.Di quel tempo ci sono rimasti soltanto gli stessi ideali e la nostra amicizia, nata proprio durante le occupazioni studentesche del 68.- Ma quale rivoluzione!!! – le fa eco Laura ed il piglio con cui reagisce non ha la dolcezza abituale – Sono stufa di scontri e battaglie che non portano da nessuna parte. Non voglio fuggire dal mio paese, qui c’è la mia casa, le persone a cui voglio bene, tutto il mio banalissimo, piccolo mondo di ogni giorno –- Appunto per questo dobbiamo fare la rivoluzione, per difendere il nostro banalissimo mondo da chi vuole trasformarlo in un circo privo di valori. Dobbiamo metterci in testa che questa è una guerra e che noi stiamo dalla parte della ragione - il tono di Anna è lo stesso di quando incitava le donne a pretendere il divorzio.- Ma contro l’arroganza non si vince mettendosi sullo stesso livello di chi urla. Non ci sono buoni e cattivi, ci sono soltanto persone che non sanno più riconoscere il giusto perché hanno dimenticato, o semplicemente ignorano, la nostra storia. E l’ignoranza si combatte prima di tutto con la cultura. Noi che siamo persone oneste abbiamo il dovere di dare il buono esempio, continuando a vivere in maniera dignitosa, scegliendo sempre la strada meno comoda per arrivare alla meta – Laura ha ritrovato il suo tono materno, illustra con calma il suo punto di vista e noi altre ci ritroviamo spettatrici di quella che sembra una partita a due, inevitabilmente ci schieriamo, chi a favore della tesi di una e chi dell’altra.Io resto neutrale finché Mavì non s’accorge del mio sospetto silenzio. - Nancy ma cosa hai oggi??? – tutte si zittiscono di botto, come rendendosi conto di una stortura nel muro portante che prima non c’era.Colta in fallo farfuglio e arrossisco e loro capiscono che nascondo qualcosa.- Sei uscita con Francesco??? – chiede Eugenia. Io scuoto la testa istintivamente.- Ti ha chiamato Tommasino??? – domanda Isabella speranzosa. Ma ancora dico no col capo.Ora sono tutte in attesa del mio racconto, hanno già dimenticato rivoluzioni e trattati di pace, non sono superficiali le mie amiche, non sono indifferenti, sono soltanto esseri umani come tanti. Perché per ognuno di noi ciò che conta veramente, ciò che ci fa vivere, è l’amore o l’illusione di esso. Nessun uomo, nessuna donna in pericolo di vita ripensa con nostalgia ai soldi o ai beni materiali. Nessuno piange per il successo conquistato, bramato o perduto. L’ultimo pensiero va alle persone che amiamo, a quelle che hanno dato senso ai nostri giorni.In realtà non mi è successo nulla di speciale, questa mattina reduce da una lunga fila alle poste, ho avvertito il bisogno di un caffè e di una sfogliatella calda. Avevo bisogno di rilassarmi, concedermi una coccola rileggendo il libro di poesie che porto sempre in borsa, godermi il tepore di questi primi giorni d’autunno.