Il diario di Nancy

Epitaffio di una mancata scrittrice


 Non ricordo come e dove l'ho perduto, non so nemmeno se è scomparso in un baleno con un flebile flop, come quando scoppiano le bolle di sapone. Gli somigliava ad una bolla di sapone, mi regalava lo stesso incanto dell'infanzia, tempo sospeso in cui le fiabe dovevano avere un lieto fine.Chissà se è successo durante uno di quei giorni grigi, quando l'umidità ti s'appiccica addosso densa e collosa come malinconia. Oppure se è successo in una giornata allegra di sole, un carezzevole tepore sulla pelle, nelle narici sentori di speranza primaverili. Magra consolazione conoscere il momento esatto dell'abbandono, attribuirgli una motivazione razionale che non faccia male.Ma forse non è stata una separazione netta e improvvisa, forse l'ho smarrito poco alla volta, briciole di pane servite a sfamare qualche uccellino. E come Pollicino non trovo più la strada per tornare indietro. So solo che ora sono in un luogo che non mi piace, che mi fa paura, troppo reale e troppo vuoto. Non riesco a fantasticare ad occhi aperti sulle effimere possibilità delle mie parole, non riesco più a sentire le trame delle mie storie.
Senza più il sogno, quel sogno a cui ho creduto fino ad ieri, io sono nuda. Non ho più passioni per proteggermi dall'attesa lenta e inevitabile della fine dei giorni. Avrei bisogno di qualcosa con cui sostituire l'illusione d'avere io stessa un senso. Ma non trovo nulla in questo silenzio immobile in cui affondo e sprofondo.Digito parole infeconde, tra le infeconde parole che infrangono la monotonia delle nostre solitudini, parole che non cambieranno di una virgola il destino dell'uomo.