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Post n°198 pubblicato il 06 Novembre 2010 da TomcatUSA
La settimana scorsa, approfittando del fatto che ero in Italia per alcune riunioni, sono stato intervistato da una giornalista di Millionaire come persona informata sui fatti sul tema “Cina”. Dopo quasi un’ora di intervista durante la quale ho spiegato con vari esempi le innumerevoli difficoltà che si trovano vivendo e lavorando qui e sottolineando quanto la sanità mentale venga messa a dura prova in un posto come questo, alla fine la giornalista mi fa la domanda finale per la lode… una domanda che in realtà nessuno mi aveva mai fatto in modo così diretto: -«…Quindi ingegnere, dopo quanto mi ha detto, ne deduco che se le proponessero di lavorare nella stessa azienda, nella stessa posizione e con lo stesso trattamento economico ma in Italia invece che in Cina lei accetterebbe immediatamente... Giusto??» La risposta che mi aspettavo di sentire uscire dalla mia bocca era un sicuro: «Certamente!!!». Cosa che però non è accaduta… Al posto del «Certamente!!!» che mi aspettavo è apparso uno strano boffonchiare, un prendere tempo alla ricerca di alcuni improbabili distinguo, una pausa di riflessione… In quei pochi secondi in cui cercavo di riorganizzare le idee mi sono passate per la mente un paio di cose. Innanzitutto i miei rientri in Italia, prima dagli Stati Uniti e poi dalla Cina… due situazioni completamente diverse che però avevano in comune un non chiaro malessere di fondo caratteristico (temo) dei disadattati… In entrambi i casi (Stati Uniti e Cina), l’esperienza mi aveva profondamente cambiato e ricordo perfettamente quanto fosse stato difficile riabituarsi alla “normale” vita italiana. -«Acceptable…» Intanto la giornalista attendeva una risposta… -«Allora?? Tornerebbe in Italia alle stesse condizioni si o no??» Come leggevo qualche giorno fa su un social network, un expat definiva la Cina come una droga che, una volta provata, da grave assuefazione e dipendenza. Spesso la si odia profondamente… ma allo stesso tempo non si riesce a farne a meno e dopo un po’ che si è fuori ti manca… «Chi è causa del suo mal, pianga se stesso»… me lo dico da solo così vi tolgo l’incombenza…
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