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Creato da: TomcatUSA il 15/08/2006
Fatti e situazioni di un Italiano in Cina

 

 

Ancora sull'Incomunicabilita'...

Post n°175 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Dell’incomunicabilità tra cinesi ho già parlato diverse volte nei miei post precedenti… anche il tema specifico relativo alla difficoltà a capirsi quando non ci si trova faccia a faccia e si è costretti a parlare al telefono è stato ampiamente trattato in passato e il recente fattaccio di Long e Dong ne era un chiaro esempio… Cionondimeno, pur rischiando di sembrare ripetitivo, ritengo sia interessante proporre l’ennesimo caso di incomunicabilità a cui ho assistito sgomento l’altro giorno quando una ragazza dell’amministrazione entra nel mio ufficio con in mano un documento che mi chiede di firmare. Si tratta di un’autorizzazione al pagamento delle spese di installazione di alcune nostre macchine presso un cliente a Pechino che dovrà essere fatta da lì a pochi giorni. Io, per quanto possibile, cerco di interpretare il documento tutto scritto in cinese focalizzandomi sulle uniche cose che riuscivo a leggere ovvero il codice delle macchine, la loro quantità e il costo dell’operazione. Confrontando queste scarne informazioni con un altro documento che avevo controllato poche ore prima trovo alcune incongruenze che decido di verificare per cui inizio col chiedere spiegazioni alla ragazza che avevo davanti la quale, ovviamente, mi dice che lei ha solo portato il documento ma non sa ne cosa ci sia scritto ne tantomeno a cosa il documento si riferisca.  Per avere qualche risposta mi porta dal  responsabile dell’after sales il cui ufficio è a pochi metri da me. Purtroppo però anche lui non mi sa chiarire in dettaglio i termini della questione cosa che secondo lui può invece fare la ragazza che gestisce i report dell’after sales. Con rinnovato vigore decidiamo quindi di andare a trovare la suddetta ragazza la quale però ci mostra sullo schermo un file excel con delle caselle evidenziate in giallo di cui parla animosamente con i miei compagni di viaggio. Dopo un po’ chiedo se posso aiutare in qualche modo a risolvere il problema ma mi si dice che non c’è niente che io possa fare… l’unica cosa sensata sembra sia chiedere in amministrazione se qualcuno sa qualcosa. Io faccio presente che il documento mi era arrivato dall’amministrazione e che ero arrivato fino a lì perché quelli dell’amministrazione non sapevano spiegarmi perché i dati dei due documenti non collimassero. Ciò nonostante si va tutti in amministrazione dove la discussione diventa sempre più animata e il numero di persone coinvolte sempre più preoccupante tanto che, a malincuore, mi trovo costretto ad interrompere l’improvvisata riunione plenaria e convocarne un’altra più intima a ranghi ridotti (solo 4/5 persone) nel mio ufficio.
A quel punto propongo di chiamare al telefono la persona che effettivamente aveva inoltrato la richiesta in modo da avere le necessarie informazioni direttamente dalla fonte. La persona in questione altro non era che l’after sales che molti mesi fa mi aveva chiamato un pomeriggio di sabato chiedendo di prendere il primo aereo per Urumqi e andare a cercare le sue macchine disperse per la città… 
Ironia della sorte la stessa persona è anche il protagonista della vicenda Long-Dong che ho citato prima… Ma come vedremo questa volta il personaggio non ha (ahimè) nessuna responsabilità in quello che sta per accadere…
Uno dei miei collaboratori trova il numero di cellulare della persona da chiamare, prende il telefono del mio ufficio e digita il numero. Pochi istanti dopo incomincia a parlare e per per quel poco di cinese che capisco, direi che la conversazione era più o meno di questo tipo:
-«Ehi, ciao… sono il responsabile after sales a ZhuHai…»
-«Ah… Ciao… come va??»
-«Eh… insomma… abbastanza… cosa vuoi… si cerca di andare avanti…»
-«Eh… lo so… anch’io qui… se sapessi… e poi hai visto il tempo??»
-«Non me ne parlare… Un mal di schiena… non ci sono più le mezze stagioni…»
-«Eh si… Si stava meglio quando si stava peggio…»
Io, vedendo che la conversazione stentava ad entrare nel vivo, segnalo a gesti che sarebbe meglio cercare di stringere e arrivare subito al sodo. La persona al telefono annuisce facendomi capire che ha capito e in effetti sembra incominci a fare domande sull’installazione da fare. Dopo qualche minuto mi viene chiesto un foglio di carta e una penna dove la persona scrive alcuni appunti continuando ad annuire a quello che gli veniva detto al telefono. La conversazione continua spedita per qualche altro minuto fino a che il ritmo della conversazione che fino ad allora era risultata frizzante e produttiva cambia immediatamente diventando lenta e incerta… Vengono rilette alcune note appena scritte sul foglio di carta ma le risposte non convincono più… Lo sguardo della persona di fronte a me si rabbuisce e il tono delle domande diventa altremodo sospettoso… poi, ad un tratto, mette giù… Silenzio…
-«Allora?? Cosa ti ha detto??»
-«Niente… ho sbagliato numero??»
-«Come hai sbagliato numero?? Ma se ci hai parlato per buoni cinque minuti…»
-«Lo so… ma non era lui… non so chi fosse…»
-«Ma scusa… e gli appunti?? Cosa scrivevi sugli appunti??»
-«Infatti non avevano molto senso… erano confusi…»
-«Immagino lo fossero… ma scusa… questa persona l’avrai sentita al telefono centinaia di volte… almeno la voce avresti dovuto riconoscere con non era la sua… io, anche se non capisco cosa mi dice, la sua voce la riconosco…»
-«La linea era disturbata… comunque andiamo avanti… adesso richiamo…»
Io lo guardo stupito e gli ripasso il telefono continuando a fissarlo piuttosto severamente… Lui non se ne cura minimamente e digita nuovamente il numero… dopo qualche secondo qualcuno risponde e lui, dopo i soliti convenevoli, incomincia ad esporre nuovamente il problema… Io, per fare lo spiritoso, prima di procedere gli suggerisco di chiedere esplicitamente se la persona all’altro capo del telefono questa volta fosse realmente chi pensavamo che fosse e la domanda viene effettivamente posta ricevendo una rassicurante risposta affermativa. Il responsabile after sales infatti indica la cornetta del telefono annuendo sicuro e facendomi OK con la mano. Io rispondo con entrambi i pollici alzati complimentandomi per l’ottima prestazione e auspicando un proficuo evolversi della telefonata. La conversazione però, dopo un inizio promettente, ancora una volta stenta a decollare… nuovamente incomincio a notare mancanza di fluidità nell’esposizione dei concetti che chiaramente non vengono sviluppati in maniera adeguata… I due interlocutori, chiaramente fuori sintonia, si fanno numerose domande di controllo finchè si arriva alla domanda che ormai francamente mi aspettavo ovvero «…Nigga, Nigga… Ni Shi Shui??» che da quel poco di  cinese che so purtroppo vuol dire «Ma tu chi sei??». A quel punto la persona all’altro capo del telefono rivela finalmente la sua vera identità e dopo numerose scuse reciproche e calorosi saluti entrambi decidono di interrompere la conversazione…

-«No… non era lui…»
-«----»
-«Era un altro…»
-«Un altro chi??»
-«Un altro… non so chi…»
-«Ma almeno aveva lo stesso nome?? Un caso di omonimia?? Perché gli abbiamo anche chiesto chi era…»
-«No… Si chiamava in un altro modo… Quando gli ho chiesto se era il nostro after sales non aveva capito bene il nome…»
-«Per cui nell’incertezza ha detto che era lui…»
-«Ma… si vede di si…»
-«----»
-«Cosa facciamo?? Riproviamo??»
-«No… adesso no… lasciatemi qui… da solo… nel mio sconcerto…»
-«Magari riproviamo più tardi…»
-«No… è meglio di no… tanto è tutto inutile… datemi quella richiesta… ecco qui la mia firma… andate via ora… per oggi non vi voglio più vedere…»

 
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Te lo do io il LaoWai

Post n°174 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Trovato!!! Finalmente!!! Ero sicuro ci fosse da qualche parte… era solo questione di tempo prima che lo trovassi… ed infatti eccolo lì… in tutto il suo splendore… il mio alter ego Cinese… Che in realtà è una “Alter Ega” ovvero una ragazza cinese che di mestiere fa l’opinionista di arte, lifestyle e showbusiness (mica pizza e fichi) e attualmente scrive niente popò di meno che sul “China Daily”… almeno per ora e francamente non so fino a quando… Perché a dire la verità, la simpatica opinionista, con il suo ultimo articolo, ha fatto andare su tutte le furie gran parte dei LaoWai che hanno letto il China Daily di martedì scorso.  E siccome chiunque abbia fatto un Master in economia sa che una delle cose da evitare è fare inviperire il proprio bacino d’utenza, e considerando che la maggior parte del bacino d’utenza del China Daily è formato da LaoWai, probabilmente il risultato finale ottenuto dopo la pubblicazione dell’articolo potrebbe non essere quello atteso . Il suo articolo “Don’t mess with our Chiness-ness”  ha infatti scatenato l’ira di moltissimi LaoWai che, probabilmente per la prima volta, si sono resi conto di una inquietante possibilità: i cinesi, tra di loro, potrebbero in qualche caso ridere di noi. Eh si, caro lettore… un brutto colpo per i tutti i LaoWai… Perché noi LaoWai siamo abituati a criticare i cinesi e il loro (alle volte incomprensibile) modo di fare evidenziando senza remore le numerosi incongruenze di questo paese e non lesiniamo certo fragorose risate quando, a cena al ristorante con gli altri LaoWai, decantiamo le assurdità di cui siamo stati testimoni…   Ma pensare che la stessa cosa possa accadere nella saletta privata accanto alla nostra dove però questa volta sono una decina di cinesi che ridono fragorosamente di noi e di come siamo inadatti alla Cina, beh questo per noi è inammissibile… non ci sarebbe mai venuto in mente… Lesa Maestà… non saprei come altro definirla… Ed è per questo che generalmente i commenti all’articolo sono stati tutt’altro che benevoli tanto che in alcuni casi, oltre ovviamente a qualche immancabile riflessione sulla presunta equivoca attività notturna dell’autitrice, l’autrice stessa è stata addirittura tacciata di razzismo e xenofobia. Sta di fatto che Huang Hung, questo il nome dell’opinionista, l’articolo l’ha scritto e, secondo me, l’ha scritto alla grande perché oltre a scrivere in un perfetto e chiarissimo inglese che non da adito a errori di interpretazione, ci prende in giro su tre punti che noi LaoWai consideravamo inattaccabili… tre roccaforti su cui anche il più sprovveduto dei LaoWai si sente sempre pronto a dire la sua per scatenare l’ilarità e il consenso generale a discapito della mai troppo vituperata “cinesità”… tre capisaldi che, come suggerisce l’autrice dell’articolo, fanno da spartiacque tra ciò che è cinese e ciò che non lo è e di conseguenza identificano chi è cinese e chi non lo è… Di fatto è la stessa Huang Hung che dice chiaramente che queste tre cose sono cinesi e tali devono rimanere… i LaoWai non sono autorizzati ad avere niente a che fare con queste tre cose… sono tre cose di cui i cinesi vanno molto orgogliosi e che quindi vogliono tenere per sè… come è probabilmente giusto che sia…  E per quanto mi riguarda, non potendo rimanere indifferente a una così accorata richiesta di salvaguardia della cinesità, non solo mi sento di avvallare pubblicamente e incondizionatamente la richiesta di Huang Hung ma mi impegno fin d’ora a fare tutto quanto è in mio potere affinchè le tre cose rimangano effettivamente collegate solo e esclusivamente al patrimonio culturale cinese… perché ci sono dei momenti nella vita in cui bisogna prendere posizione e schierarsi apertamente… ci sono degli ideali per i quali vale la pena di mettersi in gioco… ci sono delle cause che richiedono il tuo supporto in prima persona… costi quel che costi… e le tre cose di cui Huang Huan vuole preservare la cinesità sono sicuramente tra queste. Stiamo ovviamente parlando di tre cose con le quali il LaoWai ha intimamente sempre avuto un pessimo rapporto nonostante un disperato tentativo di ostentare ad oltranza dimestichezza ed apprezzamento ovvero:

1)      Le Zampe di Pollo

2)      Il Sea Cucumber (il Lumacone di mare)

3)      I fuochi d’artificio durante il Capodanno Cinese

Quello che Huang Hung dice è più o meno questo: «da una trentina d’anni vi abbiamo permesso di venire qui in Cina a fare i vostri porci comodi… abbiamo sopportato le vostre fisime, le vostre fissazioni… vi abbiamo permesso di investire e avere grandi profitti… vi abbiamo anche permesso di sposare le nostre donne… alcuni di voi, dopo intenso training, sono anche mediamente capaci di tenere in mano le bacchette… ma questo non fa di voi dei cinesi… In particolare smettetela di cimentarvi con le zampe di pollo… non sono per voi… risultate ridicoli… e inoltre ci fate rimanere in ansia tutta la cena perché temiamo sempre che le ossa, che per educazione non sputate sul tavolo come si dovrebbe, vi vadano di traverso causando prima grave asfissia e poi, nei casi più gravi, morte… come possiamo goderci una cena in santa pace se dobbiamo sempre verificare che le vostre vie respiratorie non siano ostruite dai resti delle ossa delle zampe di pollo?? E non parliamo del lumacone di mare… altra cosa che dovete lasciare stare… Voi LaoWai siete intimiditi dalle cose viscide come il lumacone e le meduse ma ciò nonostante molti di voi continuano coraggiosamente ad insistere per farvi belli con le vostre fidanzate cinesi sperando di superare il ribrezzo che provate ogni volta che cercate ti afferrare il lumacone con le bacchette… il tutto secondo voi per non offendere il vostro ospite cinese il quale in realtà il lumacone se l’era ordinato per lui… e invece ora deve guardare inorridito voi che fate scempio con le bacchette di un ottimo lumacone trattato e cucinato alla perfezione… cosa non facile… che solo al ristorante sanno fare… ma che voi LaoWai non siete sicuramente in grado di apprezzare… E smettetela di cercare di afferrare il lumacone con le bacchette perché andrà a finire che ve lo lancerete addosso… o addosso a qualcun altro… lasciatelo li… vedrete che qualcuno più capace di voi lo mangerà senza fare danni e senza mettere in pericolo l’incolumità degli altri commensali… Ed infine i fuochi d’artificio… questi proprio sono oltre la vostra comprensione… non riuscirete mai a capire perché per una notte noi diventiamo tutti piromani… Noi abbiamo un’esperienza di 5000 anni in tal senso… Magari potrà succedere che nell’impeto diamo alle fiamme un intero palazzo ma nessuno ci dirà niente… MeWenTi…Ma tu, LaoWai, questo livello di generosità non lo potrai mai capire…». E su questo ha sicuramente ragione Huang Hung perché, a causa della mia evidente ottusità, il livello di generosità mostrato nell’incendiare un intero palazzo io francamento non lo vedo. Ma del resto io sono un LaoWai… nessun cinese si aspetta molto da me… fortunatamente, mi verrebbe da aggiungere.

 
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Ama il prossimo tuo

Post n°173 pubblicato il 07 Gennaio 2010 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Qualche giorno fa leggevo un blog molto interessante di un altro italiano in Cina il quale tra l’altro è anche un mio lettore di vecchia data. E’ un Blog che mi sento di consigliare a chiunque legge volentieri quello che scrivo perché, per alcuni versi, la sua visione della Cina ha un aspetto che a me manca ovvero l’integrazione. L’autore del Blog parla e scrive correntemente cinese e questo è già di per se’ un grosso vantaggio… Inoltre il fatto di aver messo su famiglia qui in Cina gli da sicuramente la possibilità di avere delle informazioni preferenziali e da “insider” sulla mentalità e modi di fare cinesi che a me ovviamente sono precluse. In altre parole io scrivo tronfio della mia ignoranza mentre lui scrive con cognizione di causa… nonostante ciò, pur partendo da due situazioni opposte, alla fine, stranamente entrambi spesso arriviamo alle stesse conclusioni… e questo devo dire mi rassicura perché vuol dire che quello che scrivo  qualche fondamento di verità deve averla…

Comunque il blog si chiama “Itariajin” (http://www.asiafreaks.net/wp/) … date un’occhiata.

In questo blog ho trovato molto interessante in particolare un post che mi ha dato una spiegazione di un fatto raccontatomi un po’ di tempo fa da un altro amico italiano anche lui expat in Cina al quale è capitata una disavventura piuttosto seria… Mentre era alla guida della sua macchina diretto verso l’ufficio vede all’improvviso apparire alla sua sinistra un auto guidata da un cinese che, indipendentemente dalle condizioni di traffico al contorno, aveva deciso che quello era il momento più indicato per attraversare la strada e fare inversione di marcia. Per evitare la collisione con il risoluto automobilista cinese, l’amico italiano è costretto a sterzare improvvisamente a destra salendo sul marciapiede e abbattendo una casupola all’interno della quale, per motivi non chiari, si trovava un altro cinese che alla fine ha avuto la peggio riportando una brutta frattura alla gamba. Arriva l’ambulanza, il ferito viene portato di corsa all’ospedale e viene immediatamente visitato da un medico il quale, ad un certo punto, finito di visitare l’incidentato va dal LaoWai che aveva causato l’incidente per spiegargli come stavano le cose…

-«Una brutta frattura… molto brutta… bisogna operare subito… altrimenti questo ci lascia le penne»
-«Ok… cosa aspettate?? Procedete con l’operazione!!!»
-«Eh già… si fa presto a dire procedete con l’operazione… che voi LaoWai fate sempre tutto facile… chi paga??»
-«Chi paga cosa??»
-«L’operazione… chi paga l’operazione??»
-«Non so… chi paga l’operazione??»
-«Non lo so… sono io che lo sto chiedendo a lei… Chi paga l’operazione?? Il ferito ha gia detto che non la paga…»
-«Come scusi??»
-«L’operazione… il ferito ha già detto che l’operazione non la paga… anche perché obiettivamente non è nemmeno colpa sua…»
-«Capisco… del resto se il poveretto non ha i soldi per pagarsi l’operazione…»
-«Francamente non credo non abbia i soldi… è più una questione di principio… e poi se paga lui e alla fine i soldi non gli vengono rimborsati?? Se ne sentono di tutti i colori ultimamente… non ci si può fidare di nessuno»
-«Capisco la questione di principio e che non sia colpa sua… ma visto che ci sta per lasciare la pelle magari sarebbe più saggio rivedere questa sua posizione…»
-«Guardi… non abbiamo molto tempo… ogni minuto è prezioso… cosa facciamo?? Chi paga??»
-«Beh… la mia macchina è assicurata… ci penserà sicuramente la mia assicurazione a coprire i costi dell’operazione…»
-«Sicuramente si… ma quando?? Perche vede caro LaoWai, purtroppo in Cina l’assicurazione paga solamente a caso chiuso ovvero quando il ferito è stato curato e dimesso… non prima. A quel punto, quando tutto l’iter è concluso, si presenta il conto all’assicurazione che, dopo aver verificato che tutta la documentazione è in ordine, provvederà a saldare il dovuto… ammesso che la polizza copra i costi che si sono sostenuti…»
-«E allora??»
-«E allora torniamo alla mia domanda iniziale… Chi paga?? Le ricordo che non abbiamo molto tempo… tra poco la domanda che le farò sarà “dove portiamo la salma??”…»
-«Va beh… faremo a metà io e quello scurnacchiato che mi ha tagliato la strada… adesso lo faccio contattare dalla mia segretaria»
E così lo Scurnacchiato viene effettivamente contattato:
-«Pronto?? Parlo con lo Scurnacchiato??»
-«Si, sono io… come posso aiutarla??»
-«Mi scusi se la disturbo lo Scurnacchiato ma qui ci sarebbe il problema di quell’incidente di qualche ora fa… c’è da pagare l’operazione alla gamba del ferito prima che il suddetto ferito diventi salma… pensavamo di dividere le spese con lei…»
-«Con me?? E come vi è venuta questa idea??»
-«Mah… siccome a ben vedere tutto è incominciato a causa di una sua manovra alla guida a dir poco questionabile si pensava che, sentendosi gravemente responsabile per quello che è accaduto e per evitare di avere poi il problema di dove mettere la salma, volesse gentilmente contribuire alle spese dell’operazione che le saranno poi rimborsate dall’assicurazione quendo il caso sarà chiuso…»
-«Ma mi scusi… cosa centro io?? Fino a prova contraria è il LaoWai che ha messo sotto il ferito. Non io. Io se vogliamo ero per caso nelle vicinanze… e ho assistito impotente all’incidente… e poi i LaoWai sono ricchi… che le paghi lui le spese dell’operazione… io nemmeno lo conosco il ferito… non è che posso farmi carico di tutte le spese delle operazioni di tutti quelli che vengono investiti… siamo seri…»
-«Ma mi scusi lo Scurnacchiato… mai sentito parlare del buon Samaritano??»
-«No, mai. Chi è??»
-«E qualcosa tipo “Ama il prossimo tuo come te stesso”??
-«Nemmeno… e francamente non riesco nemmeno ad immaginare chi possa aver detto una fregnaccia del genere…»
-«Va bene lo Scurnacchiato, mi scusi per il disturbo. Le auguro una buona giornata»
-«Buona giornata anche a lei, arrivederci»
A quel punto la segretaria comunica che lo Scurnacchiato non intende partecipare alle spese dell’operazione per cui al povero LaoWai, armato di carità cristiana,  non resta altro che sobbarcarsi tutto il costo da solo… e in cash perché gli ospedali non si fidano di queste carte di credito che magari sono false… meglio una enorme pila di banconote ben visibili e controllabili… perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

Questo episodio da diversi spunti di riflessione alcuni dei quali di veramente difficile comprensione. Il fatto ad esempio che una persona in fin di vita decida, pur avendone la possibilità, di non pagare di tasca propria le apposite cure perché ritiene che debba essere qualcun altro a farlo e teme che una volta pagato non verrà mai più rimborsato è, secondo me, qualcosa di veramente interessante. Meglio morto che fatto fesso… Tra l’altro mi è stato detto (e a questo punto non stento a crederlo) che qui in Cina la maggior parte delle morti relative ad incidenti stradali non è causata dall’incidente stesso ma dal fatto che invece di prestare all’incidentato le immediate cure mediche necessarie, si perde una montagna di tempo a cercare chi debba pagare le cure… Nel caso specifico nella sfortuna il cinese investito è stato fortunato in quanto il LaoWai si è sentito in dovere di accollarsi i costi sperando che prima o poi qualcuno lo risarcirà… Ci fosse stato un cinese al posto del LaoWai mi è stato detto che la cosa non sarebbe stata così scontata… E questo porta ad alcune domanda a cui non riuscivo a dare una risposta: «Perché il cinese è sempre diffidente verso “l’altro” ovvero colui che non fa parte del tuo gruppo?? Perché se c’è la possibilità di approfittare dell’altro non c’è alcuna remora a farlo?? Perché l’aiuto fine a se stesso verso chi ti è estraneo è tendenzialmente una cosa che sembra non appartenere alla cultura cinese??»
La risposta (parziale) a queste domande l’ho trovata leggendo il blog che ho segnalato sopra e che ancora una volta vi invito a leggere. In particolare illuminante è stato questo post (
http://www.asiafreaks.net/wp/archives/787) che tra l’altro descrive una situazione molto simile a quella che ho raccontato sopra. Alla fine la differenza tra noi e i cinesi è che noi siamo fondamentalmente Cristiani mentre loro no… che detta così sembra una immane ovvietà senza importanza mentre invece non è così. Il fatto è, caro lettore, che nella nostra cultura fin da bambini ci viene detto “Ama il prossimo tuo come te stesso”, ci viene parlato del buon Samaritano, di San Martino che copre con la sua cappa il povero, di dare da bere agli assetati, di dare da mangiare agli affamati… cose così che alla fine, dai e dai, ti entrano in testa… qui invece no… qui addirittura l’incidentato, per evitare che qualcun altro possa approfittare della situazione, preferisce “suicidarsi” piuttosto che pagare qualcosa che non gli compete pur sapendo che da gente come lo Scurnacchiato non c’è da aspettarsi granchè in termini di compassione… Ma del resto non c’è da stupirsi che lo Scurnacchiato non sia particolrmente interessato a cosa succede allo sconosciuto incidentato prossimo a diventare salma… la sua cultura è imperniata sul confucianesimo che, come spiega bene l’amico blogger, identifica piuttosto chiaramente una serie di gerarchie da rispettare e soprattutto chi fa parte della gerarchia… e quello che ho scoperto è che “l’altro” non esiste e non viene nemmeno preso in considerazione. Come conseguenza l’altro diventa terra di conquista… Nessuna considerazione ne tanto meno compassione per l’altro… Se non aiuti l’altro, nessuno ti dirà niente, non ti succederà niente… Se approfitti dell’altro è in qualche modo un tuo diritto farlo per cui procedi pure e trovane quanto più giovamento è possibile… noi invece, come notavo un po’ di tempo fa in un altro post, per la stessa cosa andiamo all’inferno… un postaccio che loro non conoscono...

 
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Ma sei Cieco???

Post n°172 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Caro lettore, come immagino saprai, uno dei grandi problemi che si ha in qualsiasi azienda è quello della qualità. Sul tema si sono spesi fiumi di parole, libri, teorie, approcci, metodologie il tutto per fare in modo che il prodotto che si immette sul mercato alla fine sia esente da difetti e funzioni come l’utilizzatore finale si aspetta. In Cina il problema è ancora più sentito perché ottenere un prodotto di qualità qui è, in molti casi, oggettivamente difficile. I motivi sono tanti ma fondamentalmente il tutto si può sintetizzare dicendo che molto spesso i canoni di qualità normalmente accettati da noi in occidente sono diversi da quelli accettati qui. Due pannelli di carpenteria che vengono montati vicini e hanno due grigi diversi non fanno trasecolare nessuno qui… a parte me… la macchina si chiude ugualmente anche se i pannelli sono di colore diverso mi viene fatto notare… Se un foro su una lamiera non è allineato con un tubo che ci deve passare attraverso non è un grosso problema… Si farà un raccordo volante con un tubo di gomma usato per innaffiare le piante e il problema sarà risolto… Magari perderà un pochino di liquido o gas ma niente di più… Decidere di usare un motore tedesco che costa il doppio di un motore cinese il quale ha un “failure rate” del 95% nel primo anno di funzionamento è spesso considerato un costo aggiuntivo del tutto inutile… Una fissazione da LaoWai… Il motere cinese, quando la macchina verrà installata, molto probabilmente funzionerà correttamente… per poco magari… ma a quel punto, se il cliente si lamenta, lo si porterà a cena fuori… un paio di bottiglie di BaiJou e magari un KTV a seguire e tutto andrà a posto… nei casi più gravi un bel massaggio ristoratore diventerà un azione correttiva efficacissima… Peccato che a consuntivo il costo di queste “azioni correttive” equivale al costo di cinque motori tedeschi… ma queste sono osservazioni che raramente qui in Cina trovano adeguato consenso…

Ovviamente questo tipo di atteggiamento è assolutamente generalizzato qui in Cina per cui, in molti casi, sei tu stesso che da carnefice dei tuoi clienti diventi molto spesso vittima dei tuoi fornitori e, in ultima analisi, del sistema. Per questo motivo ogni buona azienda si dota di un efficiente gruppo di ispettori della qualità dedicati specificatamente al controllo del materiale in ingresso al fine di evitare che materiale non conforme entri in magazzino e venga messo in produzione. Purtroppo non sempre il controllo effettuato da questi ispettori della qualità da i risultati che ci si aspetta…

-«… ma questo pezzo non doveva essere rotondo??»
-«Certo, Perché??»
-«Perché a me sembra ovale…»
-«Ovale… diciamo che è un po’ meno rotondo… e poi, se vogliamo, l’essere rotondo è un caso particolare dell’essere ovale…»
-«---»

E ancora:
-«ecco qui… le ventole sono state controllate… tutto funziona perfettamente…»
-«Ma fanno un rumore infernale!!!»
-«COSA??»
-«Dicevo che fanno un rumore infernale…»
-«COSA DICI?? NON RIESCO A SENTIRTI…»
-«Appunto…»

Come dicevo all’inizio, questi tipi di problemi sono dovuti generalmente a un modo un po’ elastico di intendere le specifiche da parte degli ispettori cinesi che fanno fatica ad uniformarsi agli standard qualitativi richiesti da noi occidentali sottovalutando l’importanza di un rigoroso controllo dei materiali in ingresso… e in alcuni casi il sottovalutare l’importanza di questo aspetto raggiunge apici preoccupanti…

Ne sa qualcosa un amico italiano, ex-vicino di casa ai tempi di Nanjing, il quale adesso lavora a Shanghai per un’importante joint venture italo-cinese di cui, per decenza, non rivelerò il nome…   
Simone qualche giorno fa mi scrive raccontandomi che, evidentemente allarmato dall’aumento delle non conformità rilevate in produzione, decide di chiedere all’unico collega expat che lavora con lui di andare a verificare di persona quale siano le possibili cause di questa mancata efficacia nel controllo in accettazione… e in effetti una possibile causa, decisamente inquietante, viene trovata quasi subito… Sembra infatti che uno dei suoi ispettori addetti al controllo dei materiali in ingresso sia cieco… ma non ceco-slovacco che non ci sarebbe niente di male… ma proprio cieco… non vedente… con tanto di bastone bianco…
La cosa, letta così, in un primo momento può suscitare sicuramente ilarità ma, dopo un po’, subentra una grande tristezza… perché a questo punto risulta chiaro che in questo paese vale tutto… non ci sono regole o remore di sorta…  sono troppe le variabili che dovresti controllare… non ce la fai… alla fine un episodio come questo spiega molte cose… moltissime cose… forse spiega quasi tutto…

Per cui, e qui mi rivolgo principalmente ai lettori espatriati in Cina, la prossima volta che troverete una palese non conformità di un componente in produzione, prima di fare una gaffe clamorosa tipo -«Ma non vedi che questo pezzo è sbagliato?? Ma sei cieco??», accertatevi che il vostro interlocutore non sia cieco veramente… perché qui capita anche questo.

 
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Nessun Buddha nasce a Rovigo

Post n°171 pubblicato il 04 Dicembre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Qualche tempo fa, un mio vecchio compagno d’università, dopo aver letto il mio libro, mi ha proposto un’osservazione secondo me molto interessante… L’osservazione era in realtà una domanda la cui risposta, nella sua semplicità, racchiude una grande verità.

La domanda era la seguente: «Perché secondo te Confucio e il Buddha, artefici di filosofie o religioni che stigmatizzano l’importanza della calma interiore, la ricerca della tranquillità dell’animo e dell’autocontrollo non sono nati a Rovigo??»
La risposta è come dicevo molto semplice ma allo stesso tempo illuminante…
-«Il Buddha e Confucio non sono nati a Rovigo semplicemente perché non serviva…»
In altre parole la ricerca della calma interiore, dell’autocontrollo, del Nirvana sono cose richieste in posti dove la tua calma interiore e l’autocontrollo sono messe a dura prova giornalmente… per certi versi si tratta di una rivisitazione opportunamente aggiustata del concetto di domanda e offerta… Certo anche a Rovigo qualche problemino ci potrà sicuramente essere ma vale la pena di “sprecare” la ricerca del Nirvana a Rovigo??  Probabilmente no… Forse è più utile usare i dettami dell’autocontrollo e la ricerca della pace interiore da qualche altra parte… La Cina ad esempio… La Cina secondo me è proprio un posto dove è utilissimo saper usare l’auto controllo… Ed infatti, sarà un caso, ma qui in Cina  Confucianesimo e Buddismo hanno trovato terreno fertile… Lo stesso non si può dire di Rovigo… domanda e offerta come dicevo… Perché ci vogliono anni di intensi esercizi spirituali per matenere l’autocontrollo e non trascendere in maniera scomposta quando ti capita di andare in causa con qualcuno e scoprire il giorno dell’udienza che uno dei tuoi avvocati è anche l’avvocato della parte avversa…  E solo il pensiero di poter un giorno raggiungere il Nirvana ti può impedire di prendere a schiaffi il giudice dello stesso caso il quale continua ad asserire che lui il caso che gli viene sottoposto non lo vuole nella sua corte perché è troppo complicato…
-«… ma Vostro Onore (??) questo signore ha fatto così, così e così e qui su questi documenti c’è scritto che non lo poteva fare… e questi sono i documenti che provano che invece lo ha fatto…»
-«Tutti ‘sti documenti?? Da leggere?? Ma voi siete matti… Via, Via… andate da un altro giudice che io non ho tempo da perdere…»
Tutte cose che possono portare allo sconforto se non sai come raggiungere la calma interiore, il Nirvana…
Sempre rimanendo in ambito legale, qualche giorno fa un’impiegata del nostro ufficio di Pechino ci ha fatto causa… nessuno però è riuscito ancora a dirmi su che basi… perché ci ha fatto causa?? Cosa vuole?? Soldi?? Una promozione?? Una scusa formale per qualcosa che l’azienda avrebbe fatto?? Che qualcuno gli chieda perché ci ha fatto causa e soprattutto cosa vuole!!! Niente… Sembra voglia  farci causa… così… senza motivi precisi… per puro diletto… invece di andare al Cinema preferisce farci causa… Evidentemente anche lei, come me, nutre seri dubbi sulla cinematografia cinese…
E potrei andare avanti all’infinito… ma mi fermo qui perché devo discutere con un cliente che ce l’ha con me perché il suo sub-contractor, scelto e pagato da lui, non gli ha ancora completato l’installazione delle macchine che gli ho venduto… speriamo che non decida di farmi causa anche lui…

Per cui, caro lettore, il concetto è chiaro: le persone non nascono a caso ma nascono dove servono…

 
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Il Falņ delle Vanitą

Post n°170 pubblicato il 27 Novembre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Qualche giorno fa, passeggiando di fronte ad un negozio che vendeva borse di marca sicuramente originali (??) seppur estremamente scontate, sono rimasto colpito dal curioso cestino per i rifiuti che si trovava appena fuori della porta d’entrata. Come si vede dalla foto,  si tratta di una borsa Louis Vuitton adibita (forse sarebbe meglio dire svilita) a cestino dei rifiuti… Le implicazioni di un tale ritrovamento sono, a mio avviso, enormi tanto che io stesso ho deciso, con gesto provocatorio, di buttare una cartaccia nell’inusuale cestino per ricordare a me stesso e alle persone che erano con me cosa è veramente importante nella vita rapportando il tutto alle false vanità di cui siamo troppo spesso schiavi… Perché questo era il messaggio che sicuramente il proprietario del negozio voleva proporre… tra l’altro andando anche contro i suoi interessi perché a dire la verità, dal punto di vista marketing, la scelta è a dir poco coraggiosa e d’avanguardia…  Voi pensate di comprare una borsa di lusso (seppur estremamente scontata) ma alla fine state andando in giro con un cestino per la carta a tracolla… un brutto colpo da assorbire… soprattutto per chi la borsa l’ha magari comprata senza sconto…  
E quanto ci vorrà prima che i guru della moda, facendo loro il messaggio dell’illuminato negoziante,  propongano un vero e proprio cestino per la carta come nuovo trend dell’accessorio griffato per la donna moderna?? Già vedo sinuose modelle sfilare sulle passerelle di importanti case di moda abbracciate al fotografatissimo cestino in plastica rigorosamente abbinato alle scarpe leopardate tacco 12…

Scusate… ma ho appena finito di discutere il Budget… non sono lucidissimo…

 
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Buon Anniversario

Post n°169 pubblicato il 13 Novembre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Buon Anniversario!! Di che?? Ti chiedererai tu, caro lettore. Buon anniversario di interruzione unilaterale del rapporto di collaborazione con la mia vecchia azienda… Proprio un anno fa infatti mi veniva comunicato che, a causa di un’infausta congiuntura economica e conseguente rivisitazione dei piani aziendali a breve/medio termine, l’azienda aveva cancellato il progetto per cui mi aveva mandato in Cina quasi tre anni prima interrompendo (unilateralmente appunto) il rapporto di collaborazione con me… cosa che io in un primo momento avevo erroneamente scambiato per un licenziamento facendo a tal proposito anche indispettire il mio interlocutore (che in effetti era una interlocutrice) la quale si è sentita in qualche modo ferita della mia bassa insinuazione. Fortunatamente alla fine tutto è stato chiarito e dopo aver chiesto scusa per aver frainteso i termini di quello che mi era stato detto, io e la mia famiglia abbiamo impacchettato nuovamente tutte le nostre cose e siamo tornati in Italia… dico impacchettato nuovamente perché, ironia della sorte,  l’azienda pochi mesi prima mi aveva chiesto la disponibilità a prolungare la mia permanenza in Cina e io avevo anche accettato con l’unica richiesta di poter cambiare casa… cosa che ho effettivamente fatto due settimane prima di ricevere quella famosa telefonata che i miei lettori di lunga data sicuramente ricorderanno… Una telefonata che nella sua improbabilità e aberrazione si adattava perfettamente  a tutta la mia vicenda cinese fino a quel momento. Una degna conclusione si potrebbe dire. Tra l’altro si tratta di una telefonata che effettivamente ha colpito più di qualcuno tanto che, mio malgrado, è finita addirittura sui giornali visto che qualche mese dopo “La Repubblica” ne riportava alcuni stralci su un’articolo che parlava della situazione degli espatriati italiani nel mondo… Strano leggere di se stessi su un giornale… Poveretto questo ingegnere… sedotto e abbandonato dalla sua azienda e dalla Cina… e poi ti accorgi che sei tu quel poveretto di cui parlano… strano davvero. A quel punto, comodamente seduto sulla poltrona di casa mia in Italia leggendo del mio strano destino sul giornale, credevo proprio di aver chiuso con la Cina… basta difficoltà… basta stranezze… un po’ di sana normalità finalmente… e invece no. Perché chi è stato in Cina sembra faccia molta fatica a staccarsene… volente o nolente ti ci rimandano in Cina… perché la Cina alla fine ti prende… ti entra dentro… piano piano… il più delle volte, ahimè, da tergo…

Buon Anniversario quindi e cento di questi giorni… o no??

 
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L'Esperimento del Meta-Linguaggio

Post n°168 pubblicato il 07 Novembre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Da qualche settimana ho qui con me due ragazzi italiani mandati dal quartier generale a darmi una mano in produzione. Uno di loro è ormai di casa qui essendo venuto già diverse volte; l’altro invece è la prima volta che viene in Cina ed è quindi ancora nella fase di incredulo stupore e necessita quindi di alcune delucidazioni sui problemi che ci si puo’ trovare ad affrontare qui. Uno di questi è sicuramente la comunicazione con i collaboratori cinesi il cui inglese, alle volte, è un po’ approssimativo… D’altra parte, parlando proprio di questo problema, il ragazzo italiano mi faceva notare di aver osservato con sorpresa che stranamente alle volte io mi rivolgo ad alcuni collaboratori in italiano o addirittura in dialetto e la cosa lo incuriosiva molto.
-«Come puoi pretendere che ti capiscano se parli in Italiano??»
-«L’Italiano?? L’Italiano è come un meta-linguaggio… Qui lo capiscono tutti perfettamente!!! Facciamo subito un esperimento…»
In quel momento passa nelle vicinanze il responsabile (si fa per dire) della produzione a cui chiedo di avvicinarsi…
-«Ecco… proviamo con lui…
Chiedigli qualcosa in inglese… qualsiasi cosa…»
-«Vediamo… where is the guy that was working here last week?? He was very good but I was not able to find him since Monday…»
Il responsabile (si fa per dire) di produzione elabora un po’, si fa ripetere un paio di volte la domanda poi finalmente risponde:
-«Ah… that guy… I know… he’s in vacation…»
A quel punto continuo io… in Italiano…
-«In vacanza?? Con tutto quello che abbiamo da fare??»
-«Yes… vacation… got married…»
-«Si è sposato?? Senza dirmi niente??»
-«Yes… Yes… vacation…»
-«Ma non potevamo fare sposare qualcun altro??»
-«Yes… Yes..»
-«Ah… allora potevamo fare sposare qualcun altro!!! Quello lì per esempio… quello fa solo danni… non potevamo mandare in vacanza e a sposarsi quello??»
-«Yes…»
-«Come Yes??»
-«Ah… no, no…»
-«Quindi non si poteva mandare un altro…»
-«No… no way… no»
-«Capisco… però potevamo fare la cerimonia qui… in mezzo all’officina…»
-«No… No…»
-«Come no??»
-«Yes… Yes…»
-«A quel punto potevamo organizzare che celebravo io la cerimonia…»
-«Yes…»
-«D’altro canto un General Manager è come un capitano di una nave…»
-«Yes…»
-«Se lo fanno i capitani della nave perché non lo posso fare io??»
-«Yes… Yes…»
-«E poi, alla fine, mettevamo tutti gli invitati a saldare tubi… che abbiamo tanto bisogno di saldare tubi…»
-«Yes… I think so…»
-«Che siamo in ritardo…»
-«Yes…»
-«Come?? siamo in ritardo??»
-«No… no…»
-«E invece si caro amico… siamo proprio in ritardo…»
-«Ah… yes…»
-«Appunto… per cui è meglio che ci diamo da fare…»
-«Yes… of course»
-«Ok… thank you very much… everything clear now»
-«Yes… everything clear… now»
-«Mi raccomando la saldatura…»
-«Yes… Thank you very much»
-«Di niente… figurati…»
A quel punto il personaggio se ne va lasciando, come si può immaginare, un vuoto incolmabile…
-«Secondo me non ha capito niente di quello che hai detto…» - dice il ragazzo italiano.
-«Ah di questo sono sicuro…»- rispondo io con aria da saccente- «Ma il punto non è tanto questo… il problema è che formalmente abbiamo avuto una conversazione di cinque minuti per certi versi decisamente interessante tale per cui, se non sapessi per certo che il mio interlocutore non capisce una parola d’Italiano, potrei andare a casa dicendo che a breve celebrerò un matrimonio in officina e gli invitati, a fine cerimonia, mi daranno una mano a saldare i circuiti frigo delle mie macchine…»
-«Piuttosto interessante…»
-«Certo, piuttosto interessante… ma anche estremamente pericoloso… perché il fatto è che se io, dopo questa discussione, veramente mi aspetto che gli invitati mi diano una mano a saldare i tubi, alla fine rischio di rimanere deluso… e soprattutto con i tubi ancora da saldare… e dopo si va in ritardo con la produzione… tutto perché nessuno mi ha detto che in realtà non ci sarà nessun matrimonio in officina e che quindi gli invitati, che ovviamente non ci saranno, non potranno mai darmi una mano a produrre le macchine più in fretta… tutte cose che magari ho già comunicato gioiosamente in Italia rassicurandoli sul fatto che tutto procede come previsto e che tutti gli ordini verranno evasi in tempo…»
-«Ma che spiegazione dai a questa strana conversazione appena avvenuta??»
-«Ci sono due fattori correlati che causano questo problema: il primo è che il personaggio in questione (e tanti altri come lui) non parlano benissimo inglese… per cui il piu’ delle volte loro stessi partono già con l’idea preconcetta che gran parte di quello che dici non lo capiranno… questo è anche il motivo per cui, anche se parli cinese perfettamente, molto spesso il cinese con cui stai cercando di comunicare non ti capirà in quanto è come se si rifiutasse di accettare che ci possa essere qualche LaoWai che parli cinese. Nello specifico, nonostante io abbia parlato intenzionalmente in italiano, lui invece è tuttora pienamente convinto che io abbia parlato in inglese e che quindi è in qualche modo colpa sua che non ha capito cosa dicevo… Succedesse la stessa cosa a te sono sicuro interromperesti la conversazione facendo capire al tuo interlocutore che non stai capendo niente di quello che dice… “Ting Bu Dong” in cinese… purtroppo per un cinese, nella maggior parte dei casi, questo non è possibile perché, secondo la loro mentalità, rischierebbe di perdere la faccia… Se stanno poi parlando con il LaoBan (il capo) l’ammettere di non capire cosa sta dicendo è ancora più sconveniente… per cui si millanta di capire e si va avanti rispondendo si o no cercando di interpretare la risposta corretta guardando l’espressione dell’interlocutore…Allo stesso tempo però, se ad esempio si aspettano che la persona che hanno chiamato al telefono sia un cinese, andranno avanti nella conversazione anche se dall’altra parte qualcuno sta parlando un’altra lingua. Un caso classico è quando qualcuno chiama per errore il mio numero… A quel punto dopo il classico “Ueeeei, NiHao” a cui io di solito rispondo correttamente in cinese, si inizia una conversazione abberrante in cui lui mi fa delle domande in Cinese a cui io rispondo in perfetto Italiano ma con un tono di voce serio e circostanziato tale per cui sembra effettivamente che io capisca cosa mi viene detto e rispondo a tono. Questo è sufficiente per far continuare per diversi minuti  l’inutile conversazione che di solito sono io ad interrompere… non la persona che ha sbagliato numero la quale continuerà imperterrita a cercare di interpretare cosa stia effettivamente dicendogli quello che lui crede essere suo cugino. »
-«Interessante…»
-«Molto… ma, come dicevo, spesso piuttosto pericoloso… motivo per cui bisogna sempre fare controlli incrociati in ogni momento per cercare di avere, per quanto possibile, un quadro della situazione… quadro che non sarà deterministico ma piuttosto probabilistico…»
-«Probabilistico??»
-«Probabilistico… nel senso che devi riuscire ad incrociare opportunamente le informazioni in modo tale per cui, alla fine, hai una probabilità sufficentemente alta che quello che hai capito della situazione in cui ti trovi approssima abbastanza bene la realtà delle cose…»
-«Piuttosto complesso…»
-«Infatti… se non hai adeguate basi di statistica qui si fa molta fatica»
-«Ma ancora non ho capito perché alle volte parli in Italiano… »
-«E’ molto semplice… Si tratta di un modo estremamente semplice ed accurato per dividere le persone con cui ho a che fare in due categorie: la categoria di quelli che cercano realmente di capire cosa dico e quelli che in realtà non gliene frega assolutamente niente… e tu non ci crederai ma, per quanto strano possa sembrare, la seconda categoria ho scoperto essere affollatissima…»

 
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Proprio un Bel Film...

Post n°167 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Uno dei vantaggi di fare tratte lunghe in aereo è che di solito, durante il volo, ti propongono la visione dei nuovi film appena usciti nelle sale cinematografiche cosa che aiuta a far passare più in fretta le altrimenti noiose ore di volo. Il problema è che ultimamente faccio solo lunghe tratte interne cinesi per cui gli unici film che mi propongono sono le novità cinematografiche locali che purtroppo, a causa della mia poca dimestichezza con la lingua, faccio chiaramente fatica a seguire. Ad ogni modo, se non ho nient’altro di più interessante da fare, di solito mi sforzo comunque di intuire la trama del film cercando di interpretare al meglio le situazioni, gli stati d’animo e gli sviluppi della storia che viene raccontata. Purtroppo però, nonostante il mio indiscutibile impegno, il più delle volte rimango piuttosto sconcertato da quello che vedo e soprattutto dalla storia che, prendendo spunto dalle immagini proiettate sullo schermo, alla fine mi racconto da solo. Il fatto è, caro lettore, che molto spesso la mia interpretazione della storia è piuttosto inverosimile e faccio davvero grande fatica ad imbastire una trama che abbia un minimo senso… allo stesso tempo, pur rendendomi conto che gran parte del problema è da imputare al fatto che non parlo cinese, in alcuni casi a mia scusante c’è da dire che trovare un senso ad esempio ad un gruppo di uomini vestiti da superman con tanto di mantello che corrono in bicicletta urlando come indemoniati su una pista d’atletica prima di uscire dallo stadio con il pugno alzato a fare non si sa bene cosa è una situazione oggettivamente difficile da gestire per la mente umana che secondo me fa fatica a processarla in maniera adeguata indipendentemente che si capisca la lingua o meno…
Qualche giorno fa però, ritornando da Shanghai, il film proposto aveva i sottotitoli in inglese per cui mi sono messo di buzzo buono e ho incominciato a seguire con attenzione l’interessante storia che attualmente immagino sia campione d’incassi ai botteghini delle sale cinematografiche cinesi. Purtroppo devo segnalare che la proiezione dell’opera cinematografica era ahimè disturbata da due strani fattori tra loro correlati che mi hanno sorpreso non poco…
La prima stranezza era che in molte occasioni il film è stato interrotto dalla pubblicità cosa che di solito non accade  per i film proposti durante i voli. La cosa, come dicevo, è un po’ strana ma potrebbe essere collegata alla necessità di recuperare un po’ di costi del volo e poter quindi abbassare le tariffe dei biglietti… per cui direi che l’iniziativa tutto sommato potrebbe anche essere considerata positiva. La seconda stranezza invece era un po’ meno giustificabile visto che durante le pubblicità il film continuava ad andare avanti facendo perdere allo spettatore parti salienti della trama. Di conseguenza in molti casi mi sono trovato a cercare di capire come il personaggio principale fosse arrivato in un tal posto o perché stesse facendo la tal cosa… Sarà forse per questo che alla fine il film non m’è piaciuto molto e a dire la verità in molti passaggi non mi ha convinto particolarmente ne la regia ne la storia in sè…
Il giorno dopo però ho raccontato il film a cena e entrambi i miei figli, nonostante il film fosse di un genere drammatico, hanno ascoltato a bocca aperta tutta la storia giudicandola bellissima e chiedendomi se era possibile trovare il DVD al negozio delle copie dove andiamo di solito. Per cui, caro lettore, visto che a loro la storia è piaciuta moltissimo, ho deciso di proportela così come me la ricordo in modo da avere la tua opinione a riguardo e capire quindi se il problema è semplicemente che io non capisco niente di cinematografia… in particolare cinematografia cinese…

Come dicevo si tratta di un film drammatico ambientato ai giorni nostri e la storia incomincia con il personaggio principale su una corriera con a fianco un uomo che apparentemente dorme. Durante il viaggio la corriera viene purtroppo fermata dai banditi che entrano all’interno della corriera ed intimano a tutti i passeggeri di consegnare i portafogli. I banditi, armati di pistole, sono estremamente cattivi e ovviamente non si fanno impietosire dalle tristi storie raccontate dai vari passeggeri che cercano in qualche modo di tenersi il loro portafoglio. Ad un certo punto il capo bandito arriva al sedile del personaggio principale il quale afferma che gli ultimi soldi che aveva li aveva spesi per pagare il biglietto. Poi il capo bandito si rivolge alla persona di fianco che, nonostante tutto il trambusto, continua stranamente a dormire tranquillamente. Il capo bandito, che come ho detto è cattivissimo, si incavola come una biscia e continua ad urlare ed inveire contro il dormiente minacciandolo con la pistola. Ma il dormiente continua a dormire…
-«Come mai quest’uomo continua a dormire??» - Domanda il capo bandito al protagonista.
-«Perché è morto…» - Risponde il nostro eroe.
-«Come morto??»
-«Morto… stecchito… da un paio di giorni ormai…»
Potete immaginare lo stupore del capo bandito e di tutti i passeggeri…
-«Ma tu lo conosci allora!!»
-«Certo… è un mio caro amico… lavoravamo insieme in fabbrica… poi purtroppo è morto…»
-«Lo vedo che è morto… ma cosa ci fai qui sulla corriera con il tuo amico morto??»
-«E’ una lunga storia… il fatto è che il padrone della fabbrica, quando ha scoperto che il mio amico era morto, lo voleva fare cremare perché non aveva tempo da perdere e soprattutto perché costava troppo rimandare il corpo ai suoi familiari… sai come sono i padroni delle fabbriche… guardano solo al loro profitto… hanno un animo arido e senza pietà…»
-«Certo che lo so… tutti uguali i padroni delle fabbriche…»
-«A quel punto, visto che so per certo che il mio amico voleva assolutamente ritornare a ChongQing, ho deciso di portarcelo io a miei spese… per cui di tasca mia ho comprato due biglietti per ChongQing ed eccomi qui… questo è il motivo per cui non ho soldi… inutile dirti che anche il mio amico morto qui non ha un quai…»
Pubblicità…
Come dicevo, durante la pubblicità il film continuava nel suo svolgimento per cui non so bene cosa sia successo nei successivi cinque minuti… fatto sta che quando le immagini del film riprendono i banditi non ci sono più e si vede il protagonista sempre seduto sul sedile con a fianco il compianto amico morto che ha sulle gambe tutti i portafogli che i banditi avevano rubato… immagino che il capo bandito si sia commosso alla storia del protagonista per cui, alla fine, abbia deciso di donare il maltolto al protagonista che aveva mostrato una così grande bontà d’animo. Il messaggio qui è chiaro… i buoni sentimenti prevalgono sempre e inoltre si intravede anche un concetto taoista… nel bene c’è un po’ di male e nel male c’è un po’ di bene… concetto questo che viene ancor più sottolineato nella scena seguente quando, dopo qualche istante di silenzio, tutti gli altri passeggeri vanno a riprendersi i propri portafogli non lasciando niente al protagonista. Ma non finisce qui… perché la gente è cattiva e senza cuore… i passeggeri infatti, dopo essersi ripresi i soldi e senza pensare in qualche modo al protagonista e alla sua triste storia, visto che sta viaggiando con un morto, lo fanno scendere dalla corriera lasciandolo da solo (con il morto) in mezzo ad una strada deserta. Lì il poveraccio cerca di chiedere aiuto sperando che qualcuno si fermi ma purtroppo tutte le poche macchine che passano da quelle parti tirano dritto… sempre per la solita storia che la gente è cattiva e senza cuore. Il protagonista decide allora di simulare che il morto non sia effettivamente morto ma che sia solo sentito male per cui lo sdraia per terra e fa finta di fargli un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Ma anche così tutti quelli che passano con le loro grandi automobili tirano dritto senza soccorrerlo. L’unico che alla fine si ferma ad aiutarlo è un povero contadino con una motozappa a cui il protagonista spiega che il suo amico ha avuto un infarto e necessita di immediate cure mediche presso il più vicino ospedale. Il contadino carica il morto (che lui pensa solo infartuato) sulla sua motozappa e tutti e tre arrivano finalmente ad un ospedale. Il contadino viene mandato ad espletare le formalità di accettazione in ospedale mentre il protagonista prende a cavacecio il morto e scappa…
Pubblicità…
Il film riprende con il protagonista all’interno di una spelonca frequentata da camionisti mentre il morto viene inquadrato su un letto… Il protagonista fa amicizia con un gruppo di camionisti con il quale incomincia il consueto giro di Kambei a base di BaiJou… Alla fine inizia a chiedere ai suoi nuovi amici se per caso qualcuno di loro va verso ChongQing ma nessuno sembra diretto da quelle parti. Gli viene però indicato un camionista che se ne sta in disparte che va proprio in quella direzione. Il protagonista decide allora di avvicinarsi e chiedergli un passaggio per il mattino seguente ma questo camionista è estremamente scontroso e nonostante gli venga offerto un’intera bottiglia di BaiJou alla fine dice di non volere nessuno con se… Per cui il protagonista se ne torna sconsolato a letto con il morto pensando preoccupato sul da farsi. Nella notte, uno degli altri camionisti si avvicina al letto del protagonista e gli ruba i soldi da una borsetta che teneva al collo… francamente non so da dove li abbia tirati fuori questi soldi perché qualche scena prima non ne aveva… deve essere qualcosa successa durante le pubblicità. Comunque la mattina dopo il protagonista si accorge che non ha più i soldi e incomincia a fare una piazzata minacciando che avrebbe chiamato la polizia… cosa che però alla fine non fa perché avrebbe dovuto spiegare perché girava per la Cina con un morto sulle spalle. Per cui non gli resta altro da fare che riprendersi il morto e incamminarsi a piedi verso ChongQing. Pochi metri dopo però, il camionista che gli aveva negato un passaggio la notte prima, impietosito dall’ennesima disavventura capitata al personaggio, si ferma e gli dice di salire… Durante il viaggio il camionista appare triste e pensieroso e non dice una parola. Il protagonista allora, per ingannare il tempo, incomincia a cantare una canzone. A quel punto il camionista inchioda il camion e incomincia ad urlare come un pazzo:
-«Chi ti ha insegnato questa canzone??»
-«Nessuno… E’ una canzone che sanno tutti… Che problema c’è?? Cos’è che ti fa star male??»
Il camionista incomincia a piangere con i singhiozzi appoggiato allo sterzo… alla fine viene fuori che questa canzone era sempre cantata dalla sua fidanzata che tra l’altro, ironia della sorte, lui aveva incontrato tempo prima proprio sul ciglio di quella stessa strada dove si trovavano in quel momento… Lui l’aveva fatta salire e le aveva giurato immediatamente amore eterno… che francamente a me è sembrata una cosa un po’ azzardata anche perché non è mai stato chiarito cosa ci facesse questa ragazza sul ciglio di quella strada… Comunque il camionista gli promette che sarebbe tornato a sposarla dopo aver fatto 300,000 chilometri con il suo camion… cosa che poi aveva effettivamente fatto. Purtroppo però, dopo aver percorso i 300,000 chilometri promessi, il camionista era tornato per sposare la ragazza ma la ragazza era andata con un altro uomo… qualcuno dice anche più di uno… le solite malelingue di paese… Questo il motivo dell’animo triste e tormentato del camionista. Interessante il suggerimento che il protagonista da al camionista:
-«Fai così… guida per altri 300,000 chilometri… così le fai vedere che la ami veramente…»
Sorprendentemente il camionista reputa il suggerimento un’ottima idea e incomincia a guidare velocissimo per fare quanto più in fretta possibile questi famosi 300,000 chilometri. Come spesso accade nella vita i due nuovi amici (tre se si considera il morto) si trovano ad un bivio e si devono salutare.
Pubblicità.
Alla ripresa del film ci troviamo vicino ad un campo dove delle persone in processione con una fascia bianca in testa piangono disperate. Il protagonista decide di seguire la processione però ha sempre sulle spalle il morto per cui decide di lasciarlo momentaneamente nel campo travestendolo da spaventapasseri. Fatto questo, si mette anche lui una fascia in testa e segue il gruppo. Dopo un po’ arrivano ad una casa dove c’è una bara con dentro un morto (un altro). Tutti continuano a piangere e anche il protagonista piange un po’ ma poi si dirige verso un buffet che era stato preparato e incomincia a mangiare. Dopo un po’ gli si avvicina un signore che gli chiede se conosce il defunto… Il protagonista, che non è un menzognero, confessa di non conoscere il defunto ma di essere intervenuto al funerale perché aveva tanta fame… A quel punto il signore rivela la sua identità essendo lui stesso il defunto che pochi minuti prima era nella bara. La spiegazione della strana situazione era che questo signore non aveva famiglia ne amici per cui voleva provare una volta nella vita ad avere qualcuno che piangesse per lui. Per fare questo non ha trovato soluzione migliore che organizzare il suo funerale pagando gli invitati per piangere e disperarsi. Il motivo per cui si era avvicinato al protagonista era che non si ricordava di averlo pagato e si domandasse come mai lui piangesse comunque anche senza essere retribuito… Alla fine fanno amicizia e il protagonista gli spiega in dettaglio la sua intricata situazione, ChongQing, il morto a cavacecio, senza soldi, tanta strada da fare… Il finto defunto si muove a compassione e dopo avergli donato un unguento per fare in modo che il morto (vero) sapesse un po’ meno cattivo odore, lo aiuta a costruire una cariola che lo agevolerà nel trasporto dell’amico morto. E così fanno… ritornano nel campo dove nel frattempo il morto travestito da spaventapasseri era anche andato perso a causa di un colpo di vento, caricano il morto sulla cariola e i due si salutano.
La mattina dopo di buon’ora il protagonista e l’amico morto sulla cariola sono già in viaggio verso Chongqing… ad un certo punto appare in lontananza un carro trainato da un bue che dopo un po’ li supera: il protagonista sembra non gradire questo affronto e accelera riportandosi al comando. Il contadino alla guida del suo carro è indispettito dalla cosa e inizia a frustare il bue che incomincia a correre più veloce superando ancora una volta il protagonista il quale però non si arrende e per spronarsi ulteriormente incomincia a picchiarsi sulla schiena per incitarsi a correre più forte ed infatti dopo pochi metri raggiunge il carro e quasi lo supera nuovamente… il contadino gioca il tutto per tutto e intima al bue di raggiungere la velocità massima mentre il protagonista cerca di resistere… purtroppo però, a causa dell’alta velocità, la cariola si sfascia e il morto rotola per terra… Caso vuole che a pochi metri dal morto ci sia un trattore fermo con una ruota rotta in attesa che arrivi qualcuno a trainarlo. Al protagonista viene un idea per continuare il viaggio e si fa regalare dal padrone del trattore una delle grandi ruote posteriori che per lui era inservibile e infila dentro il copertone il morto legandolo opportunamente. In questo modo, con il morto dentro il copertone, il protagonista riesce a trasportare l’amico in maniera piuttosto semplice  e senza tanta fatica. Purtroppo però dietro una curva si nasconde una ripida discesa per cui il copertone con al suo interno il morto inizia a correre a valle senza controllo inseguito dal trafelato protagonista.  Alla fine il copertone sbatte contro una pietra e il morto viene sbalzato fuori rimanendo esanime (anche perché fortunatamente era già morto) sulla strada. Il protagonista finalmente lo raggiunge e si siede accanto all’amico con il fiatone pensando al da farsi… Mentre cerca di riorganizzare le idee gli viene un dubbio: «Cosa avrà mai il mio amico morto nelle mutande?? Meglio controllare…» Cosa che a me all’inizio è sembrata inusuale ma che alla resa dei conti era un dubbio sacrosanto visto che nelle mutande trova un’enorme quantità di soldi con i quali può finalmente pagarsi un passaggio fino a ChongQing e anche mangiare in un ristorante. Per il passaggio si accorda con un filibistiere il quale gli chiede 700RMB che si fa dare in anticipo subito prima di scappare appena il povero protagonista si gira per andare al ristorante… ristorante dove lui chiede di mangiare della carne e del pesce per la cifra astronomica di 600RMB. Alla spiegazione del perché il conto sia così salato gli viene detto che non avendo lui specificato che carne volesse gli era stato preparato un costosissimo fagiano mentre per quanto riguarda il pesce avevano cucinato un’ancora più costosa salamandra… che io pensavo fosse un rettile invece qui sembra lo facciano passare per pesce… mah.
Comunque il conto viene pagato e il protagonista si avvia ancora una volta a piedi verso ChongQing… pochi minuti dopo però lo raggiunge il proprietario del ristorante assieme a due energumeni che gli dicono che i soldi con cui aveva pagato erano falsi… Segue un accesa discussione e credo una punizione corporale… Portroppo non posso essere più preciso perché proprio in quel momento è partita la pubblicità…
Alla ripresa ci troviamo in un bosco dove il protagonista, decisamente provato dalle recenti vicissitudini, decide di sepellire l’amico morto perché credo ne avesse un po’ le tasche piene di questa storia che bisognava arrivare per forza a ChongQing… Per cui scava una tomba e prima di metterci l’amico morto la prova trovandola estremamente comoda tanto che decide di usarla lui ritenendo che il posto sotto gli alberi fosse decisamente molto suggestivo  e considerando che di continuare, dopo tutto quello che gli era successo, proprio non ne aveva alcuna voglia. Si tratta ora di trovare un modo per suicidarsi e la soluzione viene trovata appendendo una grossa pietra ad una corda che una volta lanciata in avanti con effetto pendolo sarebbe ritornata indietro colpendo alla testa l’aspirante suicida. All’ultimo momento però il protagonista ci ripensa e si abbassa schivando la pietra che però, pochi istanti dopo, seguendo la ben nota legge del pendolo, ritorna indietro colpendolo alle spalle e facendogli perdere i sensi. Quando si risveglia è a casa di una famiglia di allevatori di api che gli fanno coraggio e lo invitano a riprendere il suo cammino. Cosa che il protagonista fa trovandosi alla fine in una città ma desolatamente senza soldi per proseguire. A quel punto nasconde l’amico morto dentro un tubo di cemento e decide di andare a donare il sangue immagino per farsi dare in cambio un panino… purtroppo però si scopre che il protagonista anni fa aveva contratto l’epatite B per cui il suo sangue non può essere donato. Uscendo sconsolato dall’ambulatorio viene avvicinato da un losco figuro che gli propone di comprare il suo sangue anche se infetto sostenendo che il fatto che avesse avuto l’epatite B non era un grosso problema. Il protagonista accetta e viene portato in un magazzino dove c’è un ambulatorio illegale che fa commercio di sangue infetto vendendolo per buono. Mentre il protagonista è in attesa e si domanda se quello che sta facendo è corretto o meno, la polizia fa irruzione e arresta tutti.
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Si riprende con il protagonista che invece di essere in galera è in una sorta di centro di accoglienza in cui per la sera era stato organizzato un talent show a cui il protagonista decide di partecipare facendo l’imitazione del direttore del centro di accoglienza stesso… Cosa che il nostro protagonista fa riscuotendo un enorme successo…
Purtroppo il mio racconto finisce qui perché a quel punto abbiamo incominciato ad atterrare e gli schermi sono stati chiusi… peccato… era proprio una bella storia… un bel film… di quelli che ti rimangono impressi… pieno di buoni sentimenti e allegorie che ti fanno pensare… riflettere… che non è che possiamo sempre ridurci a vedere “Vacanze di Natale” di Vanzina… e che cavolo…

P.S. Se qualcuno mettesse in dubbio che un film del genere possa esistere veramente lo invito a fare in questi giorni un volo di più di due ore con China Eastern.

 
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Si fa presto a dire...

Post n°166 pubblicato il 16 Ottobre 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Si fa presto a dire: «Eh… i cinesi non capiscono… i cinesi ragionano in maniera differente… i cinesi rendono tutto complicato…». Ma mettiamoci per un momento nei loro panni… perché vedi, caro lettore, Il fatto è che molto spesso non ci rendiamo conto che i cinesi si trovano ad affrontare giornalmente un grosso handicap dato dalla lingua e dalla scrittura che noi non abbiamo e che quindi non teniamo nella giusta considerazione…  Questa sembrerebbe la solita facile ironia del solito insopportabile e spocchioso LaoWai che a tutti i costi si vuole prendere gioco dei cinesi ma in realtà proprio recentemente mi sono reso conto di quanto una lingua basata sui toni e una scrittura a caratteri possa complicare qualcosa che per noi occidentali sembrerebbe estremamente semplice…

Mi trovavo a Pechino seduto sul sedile posteriore di una macchina  che mi stava riportando in aeroporto. Seduta vicino a me c’era una tale Jessicah (con l’H), ragazza neo assunta che  continuava ad asserire di essere un application engineer e con la quale discutevo amabilmente di vari argomenti principalmente per cercare di capire quali fossero in concreto le sue mansioni e compiti… cose che entrambe, a dire il vero, a tutt’oggi non mi sono del tutto chiare… Alla guida dell’autovettura un orgogliosissimo neo-patentato after sales che era riuscito finalmente a coronare il sogno di comprarsi una prestigiosissima BYD, auto che, come mi ha ripetuto più volte, era secondo lui l’equivalente cinese della BMW…
Ad un certo punto suona il telefono e il proprietario della macchina risponde attivando giustamente il viva voce per mantenere le mani sullo sterzo. Io nel frattempo continuo a chiacchierare con la sedicente application engineer fintanto che le nostre voci non sono completamente sovrastate dall’after sales al telefono che incomincia ad assumere un tono di voce sempre più alto seguito a ruota dal suo interlocutore dall’altra parte… La cosa trascende fino a diventare estremamente ridicola perché sembrerebbe che entrambi stiano ripetendo sempre le stesse cose solo con un tono di voce ogni volta più alto. Incuriosito chiedo lumi a Jessicah (con l’H) che dopo qualche secondo mi spiega l’oggetto del contendere. Si tratta in realtà di una cosa piuttosto semplice… l’autore della telefonata è uno dei nostri tecnici che si sta recando da un cliente per fare della manutenzione. Il motivo della telefonata è semplicemente sapere il nome della persona presso il cliente a cui deve fare riferimento per farsi spiegare quale sia il problema e soprattutto dove visto che il cliente ha diverse installazioni. Purtroppo però, nonostante i numerosi sforzi da entrambi le parti, il nome della persona da contattare non viene compreso correttamente dal tecnico innescando un estenuante botta e risposta più o meno di questo tipo:

-«Di chi devo chiedere??»
-«Long… devi chiedere del signor Long…»
-«Ho capito… Dong… lo faccio chiamare subito…»
-«No… non Dong… Long… Long…»
-«Dong… ho capito… Dong… adesso lo chiamo…»
-«No… non hai capito… Long come… Long…»
-«Lon??»
-«Quasi… Long… LONG LONG!!!!»
-«DONG… TI HO DETTO CHE HO CAPITO!!! COSA URLI A FARE!!!»
-«NON E’ VERO… NON HAI CAPITO NIENTE… LONG!!!! LONG!!!! E SEI TU CHE URLI!!!»
-«APPUNTO!!!! DONG!!!! GIUSTO????»
-«NO!!!! LONG!!!!! LONG!!!!!»

La cosa è durata per diversi minuti durante i quali l’unica soluzione all’evidente qui pro quo era urlare sempre più a squarciagola in modo alternato “Long” e “Dong”… Per completezza dell’informazione “Long” vuol dire “dragone” mentre “Dong” vuole dire “palazzo” come ci ha tenuto a puntualizzare Jessicah (con l’H) durante la frenetica traduzione del dialogo tra i due tecnici…
Un problema del genere è ovviamente possibile anche tra due persone che parlano al telefono in Italiano… l’unica differenza è che il problema è facilmente risolvibile usando il nostro alfabeto letterale…
-«Chi devo chiamare??»
-«Il signor Rossi…»
-«Chi?? Bossi??»
-«No… Rossi  ERRE O ESSE ESSE I» oppure «No Rossi… Roma Orvieto Sassari Sassari Ivrea» oppure per chi ha fatto il militare «No Rossi… Romeo Oscar Sierra Sierra India»
-«Ah.. Ok… Rossi… grazie, lo chiamo subito»
in cinese purtroppo fare lo spelling non funziona… come fai a fare lo spelling del carattere?? Piuttosto complicato… soprattutto se non hai adeguate basi di geometria e trigonometria…
-«Devi chiamare il signor Long (“Dragone”)… Tracciare un segmento di lunghezza L leggermente inclinato sulla sinistra che formi un angolo di circa 10 gradi rispetto all’asse verticale del foglio; Partendo dalla parte superiore del segmento, a circa un quinto della lunghezza totale del segmento precedente, tracciare una linea orizzontale di lunghezza approssimatamente uguale alla metà del segmento stesso; Sul quadrante superiore destro che si è formato intersecando i due segmenti descritti in precedenza tracciare un segmento piccolo a piacere che formi un angolo di 45 gradi con il segmento orizontale (estremo di destra più in basso dell’estremo a sinistra). Nel quadrante inferiore destro tracciare una parabola con lembo sinistro troncato e intersecarla con un'iperbole di funzione y=1/x… Long…»
E’ evidente che la cosa non è praticabile… è per questo che molto spesso i cinesi, quando parlano tra loro, si aiutano scrivendo idealmente sul palmo della mano il carattere della parola che stanno dicendo e che magari l’interlocutore potrebbe fraintendere. Questa pratica è estremamente utile finchè ci si trova faccia a faccia… è invece assolutamente poco efficace se ci si trova al telefono… ed infatti, il povero aftersales, nonostante si fosse ormai consumato il dito a forza di scrivere il carattere “Long”sul cruscotto della macchina, non riusciva in nessun modo a  far capire alla persona con cui stava parlando la differenza tra “Long” e “Dong”. E fin lì poco male… o meglio male ma bisogna farsene una ragione… Quello che invece mi ha sconcertato è stato l’epilogo della conversazione…

-«Va bene… chiedo al signor Dong allora…»
-«Sarebbe Long ma… Ok… va bene… chiedi al signor Dong…»
-«Grazie… ci sentiamo quando ho finito…»
-«Ok… ZaiJian…»

Come puoi capire, caro lettore, un epilogo del genere può avere conseguenze drammatiche… In altre parole nel caso specifico ci si è affidati alla possibilità che ci sia effettivamente un signor “Dong” che sia a conoscenza del problema e che possa essere d’aiuto alla risoluzione dello stesso… Cosa per altro non del tutto impossibile visto che a quanto so l’85% dei cinesi (una migliardata) usa solo un centinaio di cognomi… per cui la possibilità che ci sia effettivamente un signor “Dong” dove c’è un signor “Long” è effettivamente abbastanza alta… Il rischio è che il signor “Dong” venga effettivamente rintracciato ma che ahimè non sappia niente del problema di cui si vuole parlare ma allo stesso tempo, per non perdere la faccia (cosa gravissima e inammissibile in Cina), si sforzi di interpretare malamente le domande che gli si pongono e si metta magari anche a rispondere in maniera vagamente sensata. A quel punto è facile che si inneschi un circolo vizioso i cui risultati non sono nemmeno immaginabili… Nel caso dei miei uomini il peggio che può succedere è che il mio tecnico venga mandato dal signor Dong a cambiare una caldaia del suo appartamento invece che mettere a posto il sistema di condizionamento di un centro di calcolo… ma proviamo ad immaginare che il signor “Long” sia un invece un ingegnere strutturista specializzato in calcoli per il cemento armato e il signor “Dong” il guardiano del cantiere dove il signor “Long” lavora… Io vado dal signor “Long” per farmi fare un calcolo di un pilastro e mi trovo a discutere della cosa con il signor “Dong” il quale ha a disposizione solamente i numeri della soluzione del sudoko che ha appena completato… Che pilastro mi verrà fuori con i numeri del sudoko?? Mah…

Per cui, caro lettore, come dicevo all’inizio, si fa presto a dire “eh… i cinesi…”. Vorrei vedervi a voi al loro posto…

 
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