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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 27 Maggio 2008 da NAPOLICHAMPIONS
 

La crisi peggiora

A partire dal 1995 con la cessione di giocatori come Benito Carbone (all'Inter) e di Fabio Cannavaro (al Parma), inizia il declino. La retrocessione è sfiorata e il Napoli si salva solo alla terz'ultima giornata, vincendo contro la Sampdoria 1-0, grazie ad un rigore nei minuti finali di Arturo Di Napoli. Boskov lascia la squadra a fine anno.

Nella stagione 1996/97 la formazione azzurra allenata da Gigi Simoni è la vera rivelazione del campionato e alla sosta di Natale è addirittura al secondo posto a pari merito con il Vicenza e dietro alla Juventus; nel girone di ritorno, tuttavia, la squadra crolla (3 vittorie in 17 gare) ed evita la retrocessione per un soffio. Nella stessa stagione il Napoli è autore di un’ottima prestazione nella Coppa Italia. Eliminati il Monza, il Pescara (entrambe per 0-1), la Lazio (1-0 ed 1-1) e l'Inter (1-1 ed 1-1, gli azzurri vincono ai rigori), il Napoli arriva in finale contro il Vicenza. All'andata, il Napoli vince 1-0 al San Paolo, ma nella gara di ritorno al Romeo Menti di Vicenza, gli azzurri perdono 1-0 nei minuti regolamentari e, complice l'espulsione di Nicola Caccia, subiscono negli ultimi tre minuti due gol che impediscono di arrivare a giocarsi la coppa ai rigori consegnando al Vicenza il titolo e l'accesso alle coppe europee.


In purgatorio dopo 32 anni

La stagione successiva è disastrosa: nonostante un'intelaiatura costruita per puntare alla qualificazione alla Coppa Uefa, la crisi degli anni passati arriva a una situazione senza precedenti. Durante l'anno si succedono sulla panchina del Napoli ben quattro allenatori (nell'ordine: Mutti, Mazzone, Galeone, Montefusco) e tre direttori tecnici (nell'ordine: Ottavio Bianchi, Salvatore Bagni, Antonio Juliano), e in campo ben quaranta calciatori (fra cui l'ormai anziano Giuseppe Giannini, Igor Protti, Reynald Pedros, Aliosha Asanovic, William Prunier, José Luis Calderón, Damir Stojak), ma nessuno di loro eviterà agli azzurri una triste retrocessione: con un bottino di soli quattordici punti, il Napoli retrocede in Serie B dopo trentadue anni di permanenza nella massima serie.

Il primo anno in cadetteria è mediocre, la squadra allenata da Renzo Ulivieri annovera nell'organico giocatori sul viale del tramonto, come Igor Shalimov e non riuscirà mai ad inserirsi in competizione con le altre squadre in lotta per la promozione. A gennaio arriva l'attaccante Stefan Schwoch, ma è ormai troppo tardi e il Napoli resta in Serie B.

Il ritorno in A avverrà solo l'anno dopo, grazie all'oculata gestione del nuovo allenatore Novellino e alle ottime prestazioni di Schwoch, che è sempre presente in ogni fase della manovra azzurra ma soprattutto segna ventidue goal eguagliando così il record di reti siglate in una stagione con la maglia azzurra, detenuto fino a quel momento da Vojak. Quell'anno il Napoli ha nel proprio organico elementi di sicuro avvenire, come Massimo Oddo, Matuzalem, Luciano Galletti ed altri giocatori di buon livello che però vengono lasciati andar via per pochi spiccioli.


Tempi recenti

L'ultima retrocessione
Nonostante i meriti e l'affetto dei tifosi, proprio i due protagonisti del ritorno in A (Novellino e Schwoch), non ottengono la riconferma e nel successivo campionato il Napoli subisce all'ultima giornata un'altra retrocessione nonostante l'avvicendamento in panchina fra Zeman e Mondonico, alcune prestigiose vittorie (6-2 alla Reggina, 2-1 in casa dei campioni d'Italia in carica della Lazio e l'1-0 all'Inter) e la presenza in squadra di calciatori come Edmundo (arrivato nel mercato di gennaio), Matuzalem, Jankulovski, Nicola Amoruso, Amauri e Bellucci.

Nel campionato successivo di serie B arriva come allenatore Luigi De Canio. La squadra sembra molto competitiva ed è fra le favorite per la promozione. Il Napoli lotta fino all’ultimo per ritornare in Serie A, riuscendo a risalire dai bassifondi della classifica fino ai primi posti, inanellando una serie lunghissima di risultati consecutivi; ma nella partita decisiva, in casa contro la Reggina ottiene solo un pareggio: la stagione finirà col Napoli quinto, e quindi ancora in Serie B.

Nella stagione 2002/03 il Napoli passa dalle mani dell'imprenditore romagnolo Giorgio Corbelli a quelle dell'industriale alberghiero Salvatore Naldi che affida la squadra all'allenatore Franco Colomba ma, senza un organico competitivo si ritrova al penultimo posto ed al tecnico subentra Franco Scoglio, che lascia l'incarico di CT della Libia. La squadra risale ma poi va di nuovo in crisi ed in panchina torna Colomba che riesce nell'intento di salvare la squadra da una clamorosa retrocessione in C1 solo all'ultima giornata con un pareggio a Messina contro i locali.
Nella stagione 2003/04 la squadra sembra sulla carta in grado di vincere il campionato ma sul campo delude: l'allenatore Agostinelli sarà esonerato per far posto al rientrante Simoni, ma il risultato sarà un mediocre quattordicesimo posto.


Il fallimento


Alla crisi di risultati si è aggiunta una crisi finanziaria che ha portato nell'estate del 2004 al fallimento ed alla conseguente perdita del titolo sportivo. Nelle settimane successive l'imprenditore Aurelio de Laurentiis costituisce la società Napoli Soccer e la iscrive al campionato di Serie C1.

La società prende parte al campionato di serie C1 nella stagione 2004-05. In quella stagione la squadra - costretta anche ad una campagna acquisti effettuata in tempi ristretti - termina il girone di andata a due punti dalla zona play-off. Con gli acquisti di calciatori di buon livello come Roberto Carlos Sosa, Emanuele Calaiò, Inacio Pià e Marco Capparella ed in seguito all'esonero del tecnico Giampiero Ventura (cui subentra Edoardo Reja), il Napoli arriva terzo alla fine del campionato, ma perde la finale play-off contro l'Avellino, pareggiando 0-0 in casa e perdendo 2-1 ad Avellino. L'intera estate viene vissuta con la speranza, rivelatasi poi vana, di un ripescaggio in cadetteria.


La rinascita

Nella stagione 2005-06, il Napoli, grazie anche agli acquisti di Gennaro Iezzo, Ruben Maldonado e Mariano Bogliacino, ha un ottimo avvio sia in campionato che in Coppa Italia, competizione nella quale viene eliminato solo agli ottavi di finale dalla Roma (prima aveva eliminato Pescara, Reggina e Piacenza). Gli azzurri vengono promossi nella serie cadetta con un notevole distacco sulle inseguitrici, con quattro giornate d'anticipo sulla fine della stagione regolare con Emanuele Calaiò che si mette in evidenza segnando diciotto reti.

Al termine della stagione, il 23 maggio 2006, il presidente De Laurentiis, per celebrare sia la promozione che l'ottantesimo anniversario della fondazione del Calcio Napoli, riacquista i vecchi trofei ed il titolo sportivo persi col fallimento, così la società torna alla denominazione originale Società Sportiva Calcio Napoli.

L'ultimo atto della stagione è stata la finale di Supercoppa di Serie C1 persa contro lo Spezia: nella doppia finale ha prevalso la squadra ligure grazie allo 0-0 interno nella gara d'andata e all'1-1 al "San Paolo".

Nel campionato 2006/07 l'obiettivo è il salto di categoria in un torneo interessante e difficile, a causa della presenza di squadre di ottimo valore, prima fra tutte la Juventus (retrocessa per illecito).
Per puntare alla promozione vengono acquistati calciatori di valore come Paolo Cannavaro (fratello minore di Fabio Cannavaro) e Samuele Dalla Bona che vantano molte esperienze in club di ottima levatura e giocatori di sicura affidabilità come Maurizio Domizzi, Christian Bucchi (capocannoniere della serie B 2005/06), il difensore György Garics ed il trequartista Roberto De Zerbi.

Il Napoli ha un ottimo avvio in Coppa Italia superando i primi tre turni, battendo prima il Frosinone per 3-1, poi l'Ascoli 1-0 (dopo i tempi supplementari) ed infine la Juventus, per 8-7 ai calci di rigore, dopo una gara emozionante chiusa sul 3-3. Negli ottavi di finale gli azzurri vengono eliminati dal Parma (1-0 a Napoli, 1-3 in Emilia).

In campionato la squadra si mantiene costantemente nelle prime tre posizioni; infine, registrata la promozione della Juventus, il Napoli giunge al confronto diretto dell'ultima giornata, in casa del Genoa, secondo in classifica e con un punto di vantaggio proprio sui liguri. Il pareggio a reti bianche di Marassi - dato il concomitante pareggio del Piacenza (unica squadra ancora in gioco per eventuali play-off, è stato sufficiente a garantire sia al Napoli che al Genoa la promozione diretta, festeggiata insieme dalle due tifoserie (che sono gemellate da più di venticinque anni) da troppo tempo lontane dal massimo palcoscenico calcistico nazionale.


La massima serie e il ritorno in Europa


Per il ritorno in A il Napoli modifica leggermente la propria politica gestionale, puntando ancor di più, rispetto al passato, su giovani talenti che devono permettere con basse spese di avere grandi rendimenti nel presente e nel futuro - in primis Ezequiel Lavezzi, Marek Hamšík, Walter Gargano e Fabiano Santacroce - accoppiandoli a giocatori di grande esperienza come Manuele Blasi, Marcelo Zalayeta e Matteo Contini; l'allenatore è ancora Edy Reja, uno dei più longevi della storia del club.
In Coppa Italia, gli azzurri superano i primi tre turni battendo Cesena, Pisa e Livorno, ma vengono eliminati dalla Lazio agli ottavi di finale (2-1 a Roma e 1-1 al San Paolo).
In campionato la squadra va ben oltre le previsioni iniziali di una salvezza tranquilla. Nonostante il grave infortunio di Zalayeta, riesce ad ottenere risultati prestigiosi contro squadre sulla carta più forti come Inter, Fiorentina, Juventus e Milan, chiudendo il campionato all'ottavo posto con 50 punti, centrando la qualificazione per l'Intertoto e riuscendo così a tornare sui palcoscenici europei dopo 13 anni dall'ultima partecipazione.

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