Tribù Napoli

Zdeněk Zeman


E così il 18 dicembre, un giovedì, a una settimana dal Natale del 2014 e dopo 35 anni di carriera, ci siamo giocati anche l’ultimo dei mohicani, la Grande Illusione, l’Integralista, il guru del 4-3-3, Zdenek Zeman. E proprio contro l’odiamata (da lui) Juventus.
Quando ho visto scendere in campo il Cagliari col 4-4-2 e ben sei difensori di ruolo (Benedetti, Ceppitelli, Rossettini, Capuano, Balzano e Avelar) non volevo credere ai miei occhi. La sorpresa è stata però subito soppiantata dall’amarezza.“La Juve è la squadra migliore, ho scelto il 4-4-2 per limitarla”, ha spiegato Zeman con le stesse parole che avrebbe usato il più convinto e timido degli italianisti.Le urgenze di classifica e il senso di responsabilità, immagino, hanno demolito anche l’ultimo muro. Noi che per anni gli avevamo inutilmente chiesto di cambiare qualcosina – spostandosi nella direzione della praticità – sperando ovviamente che non ci ascoltasse mai, siamo stati i primi a dispiacerci quando qualcosa, troppo, ha cambiato.Un amico, zemaniano della prima ora, uno di quelli che l’hanno seguito per anni in casa e trasferta, a fine partita mi ha inviato questo sms: “Al posto di Giulini l’avrei licenziato all’intervallo. Zeman non c’è più. E’ irriconoscibile”.Perso il Boemo, perse le ultime speranze di un calcio per sognatori e illusi.Questo è quanto intitolava radio deejay.