Tribù Napoli

Cara mi presti i tuoi "guylons"?


Sono proprio contenta che l'eguaglianza tra uomo e donna si estenda anche alla shopping.Vi piace il maschio con la borsa? Conviene farvelo piacere. Perché l’uomo con la borsa - no, non la ventiquattrore, ma la shopping, il secchiello, perfino la clutch - è dappertutto. Secondo uno studio di Euromonitor, una borsa di lusso ogni cinque vendute oggi è da uomo. I maschi spendono sei miliardi di dollari l’anno in borse e borsette per se stessi, e l’anno scorso ne hanno acquistate 5,9 milioni, contro i 25,6 milioni di borse da donna venduti nello stesso periodo: un quinto del mercato. Chiamatela “man bag”, “bro bag”, se preferite. Alle ultime sfilate, le borse da uomo erano ovunque: dal beauty Louis Vuitton alle maxi-tote coloratissime di Burberry con o senza frange - e poi secchielli, buste, zainetti, bauletti e tracolline. Le fanno Hermès, Bottega Veneta, Dior Homme, Canali e Valentino, Paul Smith, Moschino, Dolce e Gabbana e Gucci. Fino a Kenzo che reinterpreta il sacchetto e Thom Browne che manda in passerella una elegantissima quanto originale borsa in pelle nera a forma di balena. Addio praticità: il nuovo accessorio è tutto da sfoggiare. Soprattutto, i maschi spendono di più, per singola borsa, delle donne.A fronte di una crescita del numero di borse vendute pari al 4% annuo, negli ultimi dieci anni il valore di mercato è più che raddoppiato. Di più: il mercato delle borse da uomo è meno volatile di quello femminile. Nella recessione ha performato meglio, e se non fa altrettanto quando l’economia è in ripresa, secondo le stime di Euromonitor continuerà a salire: nel 2019 i maschietti spenderanno in borse più di otto miliardi di dollari, sfiorando i sette milioni di pezzi acquistati.
E’ il guardaroba maschile che si evolve, che rivendica per sé prodotti dell’immaginario femminile senza doversi più giustificare. Come i collant da uomo, coprenti o velati, tinta unita o fantasia, molti con pratica apertura sulla zona inguinale. Che se fino a ieri erano nicchia per sportivi o accessorio del travestitismo, oggi irrompono nell’abbigliamento mainstream, tanto che Forbes li ha definiti “la nuova idea miliardaria del comparto intimo”.
Nata da un’osservazione: i retailer avevano capito che i maschietti, fingendo di comprarli per le fidanzate, li prendevano per sé. Così Oltremanica, la popolarissima catena UK Tights (da “tights”, cioè “collant”, mentre gli USA distinguono tra “pantyhose”, fino a 40 denari, e “tights”, da 50 in su) dichiara che il 40% del venduto è ormai da uomo, e fa record di visite il blog Hosiery for Men, dove molti lamentano che i collant da uomo non sono ancora confortevoli come quelli della moglie. Miglioreranno.
Del resto un tempo, tra il Medioevo e il Cinquecento, la calzamaglia era elemento chiave dell’abbigliamento uomo: solo alla fine degli anni Cinquanta, con l’invenzione del collant di nylon - molto più comodo a portarsi delle calze, che avevano bisogno di guêpière o giarrettiere - questo divenne un indumento femminile, e il maschio smise d’indossarlo. Così, se alla P/E 2015 spopolavano i “meggings” (men+leggings), i collant da uomo, detti anche “mantyhose” (man+pantyhose) o “guylons” (guy+nylons), visti nella stessa stagione da McQueen, ne sono l’erede naturale. E se la prima azienda ad investirvi è stata l’americana G. Lieberman & Sons, con tecnologia specifica per la maggiore sudorazione maschile e leader di mercato con il marchio ActivSkin, oggi ci sono anche la Wolford, Gerbe, il fiorentino Emilio Cavallini, Falke e molti altri. 
Li portano i calciatori Pogba e Kevin Prince Boateng, l’ex modello Tyson Beckford e il campione olimpico di basket Russell Westbrook, testimonial della linea prodotta dal department store di lusso Barneys. E come accaduto per la borsa, anche la funzione del collant da uomo oggi è cambiata. Se nel Novecento era, come la calzamaglia, soprattutto pratica, cioè di tener caldo, e sotto i pantaloni lo indossavano, nei Paesi freddi, dal postino al manovale, oggi è un fashion statement - e non a caso molti brand lo vendono con stampe animalier, stelline e teschi.
L’immaginario delle serie dedicate all’età dei Tudor, coi sexy Jonathan Rhys Meyers (The Tudors) e Damian Lewis (Wolf Hall), più delle nevicate che affliggono il Nordest americano. E coi maschietti sempre più vanitosi, i collant svolgono anche un’altra funzione, come ha avuto modo di osservare un giornalista che li ha provati per il Guardian. Quella di modellare e contenere, per una silhouette più snella. Perché vogliono tutto di noi, idiosincrasie comprese. La saga continua.