Il Pasquino

“Genere” operaio


8 Marzo, Pomigliano: un territorio desertificato dalla mancanza di lavoro, dalla disperazione dei commercianti, da un futuro negato…dal suicidio di chi in quel futuro non ci crede più. Non c’è festa, non ci può essere festa dove i diritti vengono negati, dove la stessa vita è attaccata ad un contratto di lavoro capestro, che la Fiat di Marchionne e i sindacati confederali ti costringono a firmare per la paura di non riuscire neanche più a mangiare, con il ricatto ipocrita che rimarresti senza dignità, con quel vile attacco ai tuoi sentimenti ed ai tuoi bisogni. Quote rosa, parità di “genere”…parole vuote, senza senso quando ai più vengono negati i diritti primari, quando le donne e le forze lavoro di qualsiasi sesso, vengono considerate vere e proprie merci da poter utilizzare e/o buttare come meglio aggrada a chi detiene quel potere, economico e materiale, di vita o di morte di un intero territorio. “Non solo donne” quando accade che anziani, giovani, mariti siano alla disperazione, quando il circo che annebbia le realtà di tutti i giorni, negandole e sminuendole, si dibatte, all’interno di quell’alveo parlamentare, che rappresenta ormai solo i lacchè del potere e i fruitori delle sue prebende, per una “parità di genere” intesa come mera distribuzione paritaria di poltrone, quando la donna viene utilizzata, strumentalmente, per nascondere quell’attacco frontale ai diritti dei più deboli, quella mercificazione del corpo femminile e delle braccia operaie. Mentre Napolitano usa la Boldrini per il suo ennesimo attacco alle libertà del web ed al Movimento 5 stelle, il Parlamento italiano discute della legalizzazione della prostituzione, quella prostituzione figlia della cultura della sopraffazione, della donna come corpo/merce, da poter affittare od acquistare a piacimento. Nessuna parola dalle “donne”  della casta, nessun accenno del Presidente, benché la UE, proprio in questi giorni, abbia affrontato la questione in maniera diametralmente opposta (vedi allegato). Non ci sono ricchi che si prostituiscono ai bordi delle strade o nelle fabbriche per quattro soldi, ma ci sono ricchi che sfruttano gli operai, che comprano il corpo delle donne, che fanno di un’anima la merce per il loro guadagno e/o piacere. La guerra di “genere” è anche, se non soprattutto, una guerra di classe, tra le classi, tra chi ha, e può scegliere…e chi non ha alcuna scelta. Le donne operaie, le mogli e le figlie degli operai, sanno, sulla loro pelle, che non servono “quote” per i loro diritti, non decreti legge per farle divenire “merci” legalizzate…le donne, il cui “genere” vive nella realtà di madri, mogli, operaie, disoccupate, violentate, uccise…sanno che si vince assieme, sanno che nulla è un regalo, tutto è una conquista…da raggiungere assieme nel rispetto reciproco, in una cultura che dia spazio alle differenze, e non ai cloni maschili in gonnella, in una diversità a forma di futuro. Da Pomigliano oggi parte la sfida ad un domani diverso…e migliore.