Il Pasquino

Croce e mestizia


Non potevano mancare, nel desolante panorama italico, a pochi giorni dai tragici fatti di Parigi, le immediate strumentalizzazioni degli stessi. In salsa “crociata contro l’infedele”,  i soliti “furbetti” dei vari quartierini del bel  paese, sull’onda dell’indignazione, sfruttano la rabbia e l’odio dei meno intelligenti,  per porre in essere iniziative che sono lo specchio della loro indecenza e della loro povertà morale. Nasce, 8 giorni dopo gli attentati, “La croce quotidiano”, il cui responsabile è tal Mario Adinolfi, blogger, scrittore, giornalista, politico, giocatore di poker e chi più ne ha più ne metta, tanto i titoli in Italia non si hanno per meriti. Il cui di sopra è noto per aver tentato, sempre ed in tutti i modi, di essere citato, per le sue stupidate dette ad alta voce, dai quotidiani che, purtroppo, concedono spazio a chi insulta e a chi dimostra, ogni volta che apre la sua bocca, la sua ignoranza ed il suo, ormai non più latente, senso di inferiorità e di incapacità. Pochi anni fa sentenziò: “I campani si sono fatti devastare, tacendo, dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda.”…poi accusò i nostri padri di aver vissuto “sopra le righe” ed essere loro la causa, e non i parassiti che vegetano in parlamento, come anche lui ha fatto, il problema principale delle difficoltà del paese. Ora si lancia nella “crociata” anti-islamica con un “quotidiano” che, ogni giorno, sentite sentite, pubblica un verso del Vangelo…accompagnato dalle sue esternazioni sul ruolo della donna in famiglia, che non si discostano di nulla da quanto scrivevano i fascisti durante il ventennio…neanche un minimo di fantasia…sigh ! Per aiutarlo riportiamo quanto Ferdinando Loffredo scriveva, nel 1937, in “Politica della famiglia”: “La donna deve tornare sotto la sudditanza dell’uomo (sottomessa cioè…come afferma il Mario blogger), sudditanza quindi inferiorità: spirituale, culturale ed economica”. Il Loffredo spiega la natura del suo pensiero alla stessa maniera di come l’attuale moglie dell’Adinolfi fa cercando, goffamente, di difenderlo: “La maggiore soddisfazione, per la donna, si può trarre solo dalla famiglia”. Nel percorso di rincretinimento avviato da Berlusconi, e proseguito alla grande dal suo amico Renzi, gli Adinolfi sono l’emblema di quella parte della popolazione che Francesco Flora, critico letterario antifascista italiano, scolpiva così nel 1943: “La servitù è sempre volontaria, anche quando è passiva. Nessuna scusa può essere riconosciuta a chi macchia quella dignità, che è essenziale alla natura sacra della parola”.