Arriva come un fulmine, in un cielo che di sereno non ha più neanche Renzi, l’annuncio che il diritto alla vita privata, ai propri pensieri e stati d’animo ed alle proprie idee viene, per legge, cancellato e tramutato in “invito” alla schiavitù silente e plaudente. Il famoso jobs act, quel decreto legge che non ha creato neanche un posto di lavoro, ma tanti giornalisti e dipendenti degli istituti statistici bugiardi in più, prevedeva, sin da subito, la cancellazione del divieto di controllo a distanza delle idee e delle libertà costituzionali del lavoratore, come andare a fare la pipì o la cacca, telefonare a casa per un’urgenza o alzarsi dal posto di lavoro per sgranchirsi le gambe, scambiare due chiacchiere veloci con un collega o bersi un caffè dal distributore aziendale per un po’ di riposo…in poche parole quei gesti umani tipici di ognuno di noi, che mai hanno influito sulla produzione e sui suoi risultati. Ora se uno qualsiasi di questi “moti” umani ti scappa dovrai tenertelo, sopprimerlo o le telecamere filmeranno il tuo abbandono del posto di lavoro, la tua “scarsa” produttività ed il tuo datore/padrone potrà licenziarti a suo piacimento…così è…anche se non pare normale. I sindacati, che ben conoscevano il testo nella sua interezza, ora sembrano come colpiti da improvvise reminiscenze democratiche, gridano allo scandalo, al tradimento…benché i tradimenti si facciano di nascosto, non per iscritto. Più che una guerra sembra un gioco delle parti la cui posta non pare sia la vita e le libertà del singolo e della totalità dei lavoratori, ma l’appartenenza di sindacati e partiti ad una stessa casta che si spartisce, equamente, poltrone e fette di un potere ormai logoro e senza più alcuna prospettiva democratica e civile. Appena pochi giorni fa una sentenza della corte di Nola licenziava alcuni operai della Fiat per aver inscenato, al di fuori della fabbrica, nella quale non sono ammessi ormai da anni, con un manichino, il suicidio di Marchionne, a pochi giorni dai suicidi reali di loro colleghi. Quella critica, spinta e feroce, ma più che comprensibile in un momento di gravi tensioni ed enormi difficoltà da parte di chi ormai non vive più con un assegno di cassa integrazione ridicolo, è stata giudicata motivo di distruzione della vita e dei diritti di quei lavoratori…ma cgil, cisl e uil…fiom, fim e uilm…e tanti altri…non sembrano essersene accorti. Ora mancano solo il collare ed il guinzaglio per rendere, con concretezza, cosa è diventato il diritto al lavoro nel nostro paese…e non è detto che non ci si arrivi.
Collare e guinzaglio
Arriva come un fulmine, in un cielo che di sereno non ha più neanche Renzi, l’annuncio che il diritto alla vita privata, ai propri pensieri e stati d’animo ed alle proprie idee viene, per legge, cancellato e tramutato in “invito” alla schiavitù silente e plaudente. Il famoso jobs act, quel decreto legge che non ha creato neanche un posto di lavoro, ma tanti giornalisti e dipendenti degli istituti statistici bugiardi in più, prevedeva, sin da subito, la cancellazione del divieto di controllo a distanza delle idee e delle libertà costituzionali del lavoratore, come andare a fare la pipì o la cacca, telefonare a casa per un’urgenza o alzarsi dal posto di lavoro per sgranchirsi le gambe, scambiare due chiacchiere veloci con un collega o bersi un caffè dal distributore aziendale per un po’ di riposo…in poche parole quei gesti umani tipici di ognuno di noi, che mai hanno influito sulla produzione e sui suoi risultati. Ora se uno qualsiasi di questi “moti” umani ti scappa dovrai tenertelo, sopprimerlo o le telecamere filmeranno il tuo abbandono del posto di lavoro, la tua “scarsa” produttività ed il tuo datore/padrone potrà licenziarti a suo piacimento…così è…anche se non pare normale. I sindacati, che ben conoscevano il testo nella sua interezza, ora sembrano come colpiti da improvvise reminiscenze democratiche, gridano allo scandalo, al tradimento…benché i tradimenti si facciano di nascosto, non per iscritto. Più che una guerra sembra un gioco delle parti la cui posta non pare sia la vita e le libertà del singolo e della totalità dei lavoratori, ma l’appartenenza di sindacati e partiti ad una stessa casta che si spartisce, equamente, poltrone e fette di un potere ormai logoro e senza più alcuna prospettiva democratica e civile. Appena pochi giorni fa una sentenza della corte di Nola licenziava alcuni operai della Fiat per aver inscenato, al di fuori della fabbrica, nella quale non sono ammessi ormai da anni, con un manichino, il suicidio di Marchionne, a pochi giorni dai suicidi reali di loro colleghi. Quella critica, spinta e feroce, ma più che comprensibile in un momento di gravi tensioni ed enormi difficoltà da parte di chi ormai non vive più con un assegno di cassa integrazione ridicolo, è stata giudicata motivo di distruzione della vita e dei diritti di quei lavoratori…ma cgil, cisl e uil…fiom, fim e uilm…e tanti altri…non sembrano essersene accorti. Ora mancano solo il collare ed il guinzaglio per rendere, con concretezza, cosa è diventato il diritto al lavoro nel nostro paese…e non è detto che non ci si arrivi.