Il Pasquino

Il secolo del terrore


La seconda guerra mondiale è stata descritta come la prima che aveva coinvolto, in maniera così massiccia, i popoli e le genti inermi, con stragi di intere comunità, i campi lager dei nazi-fascisti ed i bombardamenti a tappeto ed atomici degli alleati. Da quel terrore non poteva che nascere altro terrore, restandone intoccate le basi, terrore sempre più anima del sistema dominante e dei suoi legittimi figli. Quella “caratteristica” prettamente nazionale, confinata in determinate minoranze etniche e ristretta in singole nazioni (v. Germania ed Italia), ora assume i caratteri globali degli interessi del potere, oramai transnazionali, legati a fanatismi economici finanziari e/o religiosi che non rispondono a confini predefiniti, né materiali né culturali,  e, proprio per questo, maggiormente letali. L’uomo col mitra sulla spiaggia di Tunisi e lo Schauble, in versione dott. Stranamore,  al vertice europeo, non si fanno alcuno scrupolo delle conseguenze che avranno i loro atti sui civili, sulla gente inerme, estranea a queste guerre dichiarate e non. Entrambi basano il loro potere sul disastro, sulle morti, sui suicidi, sulle paure e sulle disperazioni che possono provocare. Nessuna crescita né sociale né culturale, nessuna spinta al miglioramento, alla solidarietà; aridità dei profitti e ignoranza rabbiosa sono la radice di un mostro a più teste, capace di combattersi ed, allo stesso tempo, allearsi, al sol fine di cancellare storia e futuro, ragione e sentimento, senso e sapere. Il secolo del terrore diviene lo spartiacque tra chi ricorda e chi cancella, tra chi ama e chi odia, tra chi è libero e chi ordina. Il passato ci presenta il conto dei tanti non risolti, dei troppi egoismi, delle stragi in Palestina non condannate, dei nemici inventati, di democrazie corrotte e mai nate, dei tradimenti e degli olocausti taciuti, della nostra indifferenza o rassegnazione, sempre più chiusa nelle nostre mura e sempre più violata dalla nostra paura di un mondo di uomini e donne, senza distinzione di razza e di lingua, di religione e di pensiero, che sappia costruire un futuro a sua immagine e somiglianza e smetta di credere a chi inventa bilanci e credi, leggi e dogmi, separazioni e guerre nel nome di quel potere unico creatore del terrore.