Il Pasquino

Una voce di libertà dall’ America latina


Si sono sprecati, sui giornali dei servi disinformatori italici, i commenti sarcastici al regalo ricevuto da Papa Francesco dal presidente boliviano. Avrebbe dovuto rifiutarlo, ha scritto e detto qualcuno, cercando di stabilire una distanza tra le parole del pontefice e il credo politico di Evo Morales…è un’opera inguardabile, ha sottolineato qualcun altro, senza coglierne, come era da aspettarsi, il significato morale e politico che conteneva. La risposta ai cialtroni italici e di tutto il mondo viene direttamente dalla voce di Francesco: “il denaro è lo sterco del diavolo”…in poche parole escremento, puzza, rifiuto, da eliminare, con le dovute cautele. Ma il Papa non si ferma qui e sottolinea la sofferenza dei più deboli, i bisogni della salute, cancellati da politiche che guardano solo al bilancio, la dignità delle persone, schiacciata dagli interessi dei poteri finanziari e dai burattini messi a loro guardia, ed incita i coopeatori di Confcooperative boliviane ad estendere il loro modello a quelle periferie del mondo dove il modello economico attuale cancella speranze e futuro. Mentre in Europa si festeggia il tradimento di Tsipras al suo popolo (se son vere le notizie che corrono sui telegiornali), la cancellazione della scuola pubblica in Italia, l’inganno di una ripresa fantasma, il gioco dei mercati finanziari sulla disperazione dei più poveri, l’arricchimento sulla devastazione di territori e libertà, diritti e solidarietà, dalla Bolivia, in mezzo a migliaia di pugni alzati, si alza una voce, chiara e forte. Quella voce indica un percorso di libertà e di emancipazione, di rispetto ed amore, riporta l’uomo, ed i suoi naturali bisogni, al centro di quel discorso che marionette e pagliacci, italiani e non, hanno sottomesso a vincoli inventati, a ricchezze indegne, a soprusi assassini, a devastazioni e tirannie. Quella voce si rivolge ad ognuno di noi e chiede, ad ognuno di noi, di continuare a lottare per quei diritti, patrimonio di un mondo migliore, di non cederli, di non delegarli, di riprenderci in mano il futuro, con la forza delle mille ragioni e di un sogno, che solo la realtà del nostro silenzio fa rimanere tale.