Il Pasquino

Vite in fumo


Tre ragazzi napoletani con gravi danni al cervello dopo l’assunzione di quella che ora chiamano “amnèsia” e che noi un tempo chiamavamo spinello. La camorra, che ne gestisce il traffico, “raffina” la marijuana con sostanze chimiche, come l’eroina, il metadone, la cocaina, l’acido delle batterie dell’auto, rendendola devastante per la salute dei ragazzi che ne fanno uso. Sedici, diciotto e diciannove anni l’età dei giovani che ora si trovano in stato confusionale da giorni, la prima avvisa anche disturbi motori. Lo Stato italiano, che non riesce a mettere alcun freno a questo fenomeno, in aumento esponenziale negli ultimi anni, neanche si decide a presentare ed approvare una legge che renda la cannabis legale, gestita dallo Stato, distribuita in dosi minimali, controllata e quindi non letale. Il perbenismo di facciata di chi osteggia la legalizzazione di una sostanza approvata come terapeutica, con il decreto 18 aprile 2007, mette a rischio la vita dei nostri figli, incrementa il mercato delle mafie ed i loro introiti, nasconde, dietro i no di chi fa finta di non vedere, l’ipocrisia di una classe dirigente spesso, se non sempre, collusa proprio con quelle organizzazioni che fanno miliardi con lo spaccio di questa droga. L’Uruguay ha avuto il coraggio, anche se fra mille ritardi e mille bastoni tra le ruote che le Nazioni Unite gli hanno posto, di legalizzare l’uso della cannabis, di rendere possibile ai privati la sua coltivazione, presentando un disegno di legge che prevede una distribuzione di dieci grammi settimanali a chi si iscrive ad un registro statale, colpendo, alla pancia, i narcotrafficanti e rendendo possibile non solo il decisivo ridimensionamento del “business” della malavita, ma un controllo accurato sia della sostanza che del quanto venga utilizzata dai giovani. Far finta che questo problema non esista è tipico delle società bigotte e sorde, ceche ed ipocrite, dove spesso i guadagni del malaffare ritornano anche nei palazzi del potere, indirizzandone le scelte…che ricadono su di noi ed i nostri figli.