Il Pasquino

Sui treni di Schengen


La polizia si ritira e lascia passare i migranti assiepati fuori la stazione ferroviaria di Budapest. Gridano “Germania” da giorni ed aspettano solo che il diritto di libera circolazione degli uomini sia rispettato, come quello delle merci, anche quelle cancerogene, che hanno attraversato l’intera Europa per essere sepolte nella mia Campania. Non portano né cancro né malattie, portano il loro carico di speranza e di vita, di cultura e di amore in quel futuro che noi, invece, distruggiamo ogni giorno. Vengono da quei paesi dove la terra viene violata da noi occidentali e rispettata dalle loro genti, gli animali abbattuti dai nostri “cacciatori miliardari” e rispettati anche dai loro bambini,  dove le acque sono imbrattate dai nostri rifiuti e fonte di vita per le loro famiglie. I treni vengono presi d’assalto da chi spera che l’Europa ricordi le sue radici di democrazia e rispetti i loro diritti umani, non ripeta le gesta dei nazisti, che marchiavano gli ebrei prima di mandarli, tacendo sulla destinazione dei treni, nei campi lager o di lavoro, dove il massacro della speranza e della vita era routine giornaliera, dove i fili spinati tracciavano il confine tra ciò che era umano e ciò che non lo era. Non sento, da nessuna parte, l’indignazione delle varie comunità ebraiche, che da ormai settant’ anni ci ricordano che non dobbiamo dimenticare il loro olocausto, quello degli altri sembra gli importi ben poco…non sento la rabbia di chi racconta di difendere i diritti delle genti del mondo nel nome di un’ideologia che non fa differenza tra le razze, ma tra chi è padrone e chi è schiavo…non vedo i poveri del nostro mondo ricco accorgersi che chi fugge dalla fame e dalle guerre vive la stessa angoscia, lo stesso dolore, caccia le stesse lacrime e lo stesso sudore. Sui treni che partono da Budapest, verso i campi di accoglienza, viaggia la speranza ed il futuro di un mondo più giusto, chiuso nelle lamiere di una democrazia dimenticata e soffocata dagli egoismi dei ricchi, da chi uccide in patria e fuori solo per i suoi interessi…e vuole convincerci che il nostro nemico sia lì, chiuso in quei vagoni, e che quelle lacrime e quei bisogni siano diversi dai nostri.