Il Pasquino

Fiat ancora condannata, ma Renzi lo sa ?


Vogliamo rendere un servizio a quelle testate giornalistiche pubbliche, pagate da noi cittadini, ai vertici della “grande” azienda torinese, la Fiat, agli stessi operai e agli “scodinzolatori” di turno tutti, compreso il nostro premier Renzi. Abbiamo la notizia dell’ennesima condanna del lingotto per condotta antisindacale, che sembra sfuggita a chi, tra un inchino, una leccatina, una danza sulle note di “we are happy” e una comparsata televisiva, è troppo “impegnato” a tessere le lodi del “modello” Marchionne per accorgersi che vengono violate sistematicamente leggi e diritti. Due sentenze definitive, entrambe della Corte di Cassazione, arrivate dopo i soliti tempi lunghi di una giustizia che funziona male, condannano la Fiat per atteggiamento intimidatorio nei confronti del sindacato Slai cobas avvenuta con la messa in libertà di 2mila operai per “rispondere” allo sciopero proclamato dalla stessa organizzazione, e per l’illegittimità e violazione del diritto costituzionale nel licenziamento di otto operai, a seguito delle proteste per il contratto firmato dai confederali. Serrata e licenziamenti indiscriminati ed illegali, non due bazzecole, non quisquiglie, due atti indegni ed inaccettabili che sottolineano il “rispetto” che il colosso torinese della famiglia Agnelli ha nei confronti dei lavoratori e delle leggi di quel paese che ha versato fior di miliardi dei cittadini per tenere in piedi fabbrica e posti di lavoro. Mara Malavenda, dello Slai cobas, commenta così le sentenze: “ Altro che modello Pomigliano, tanto caro a Marchionne, Renzi e sponsor sindacali, al quale dovrebbero adeguarsi le nuove relazioni sindacali da esportare, come viene già fatto, in tutte le realtà lavorative italiane. A questo punto è ripetutamente confermato da fonti non sospette, dal massimo grado di giudizio della Cassazione, il grave disegno in atto antisindacale, offensivo e strutturale, preordinato e sistemico, messo in atto a Pomigliano d’ Arco dalla FIAT/FCA nei confronti dei lavoratori in generale, delle libertà sindacali e dello stesso ordinamento Costituzionale. Su ciò, come Slai cobas, a differenza di altri, sapremo muoverci a difesa degli interessi dei lavoratori ”. Del resto che la politica e i sindacati confederali siano divenuti i tappetini da piedi della grande industria e delle banche non è una novità. Figli parenti amici ed affini siedono, allegramente, nei consigli di amministrazione, nei posti di comando o di direzione di quel privato che priva il paese delle sue risorse, dei suoi diritti e del suo futuro. Meravigliarsi che nessun giornale abbia riportato le notizie, abbia sottolineato l’illegalità dei provvedimenti della Fiat è come meravigliarsi che chi ha taciuto sull’avvelenamento della Campania ora non vive i suoi ultimi giorni in galera, ma come senatore a vita. Dobbiamo appellarci a quel “coraggio” che ha prodotto le conquiste di chi ci ha preceduto, non certo a quello del ridicolo slogan ( Italia coraggio) dei banchetti di quel partito, il PD, che sta svendendo la dignità di questo paese.