Il Pasquino

Un futuro senza niente


Respiro, bevo e mangio e, forse, ma molto forse, penso anche. In effetti il pensare dovrebbe distinguerci da quelli che noi chiamiamo “animali”, se quel “pensare” avesse un senso legato al futuro della specie, invece accade che, quello che dovrebbe essere un tratto distintivo del genere umano, si trasformi in atto distruttivo, prefigurandone la fine nel nome del suo oggi. Mi fa rigettare, nel vero senso della parola, chi sostiene l’imprescindibilità e l’impossibilità di conversione dell’attuale sviluppo produttivo, energetico, economico di oggi, portando a suo sostegno quelle “parole chiave”, di una democrazia violata nei fatti,  strappate dal loro senso reale:  “posti di lavoro”, “economia”, “futuro”, “libertà”. Una “filosofia” che immagina la distruzione della propria casa, di ogni angolo di essa, dei mobili che ne sono la storia, di quei pavimenti che ne hanno impressi il cammino, di quelle pareti che ne hanno assorbito la voce, le “fondamenta” che la terranno in piedi. Abbiamo al governo chi scambia il pericolo di distruzione ambientale per “lavoro”, che ritiene intoccabile una raffineria, un pozzo di petrolio, una piattaforma non controllata da decenni, una discarica piena di rifiuti tossici, un “lavoro” e, questo tipo di lavoro, uno “sviluppo”, a prescindere da chi muore di tumore, a prescindere dall’inquinamento dell’acqua e della terra, a prescindere dall’aria che respiriamo, a prescindere dalla vita. Un governo che ritiene il disastro ambientale “compatibile” con i suoi bilanci, addirittura “necessario” a quei conti, sui quali gravano i loro interessi, non certo per la nostra vita, della quale se ne frega del tutto. L’espropriazione dell’acqua e il dispregio della sovranità popolare, espressasi in un referendum valido, sono la conferma di quel “pensiero” politico, renziano e non, servo degli interessi di quei pochi che impoveriranno quei molti, per il quale la difesa dell’ambiente non è altro che una “variabile” degli interessi delle lobbie alle quali fa riferimento ed il futuro dei nostri figli il risultato del niente del loro cervello. Quando ogni cosa, dall’aria all’acqua, dalla terra al nostro cibo, diverrà proprietà di altri, come già accade in innumerevoli posti del nostro pianeta, ai nostri figli regaleremo il niente del nostro oggi.