Il Pasquino

Era de maggio


Come una vecchia canzone, di cui non si ricordano neanche più le parole, passa questo ennesimo Primo Maggio, tra un concertone ed un comizio sindacale sempre più deserto. Poca partecipazione alla rappresentazione di un sindacato che non c’è più, che annovera, tra i suoi dirigenti, persone che guadagnano circa 300mila euro annui, che straparlano di diritti e di contratti, mentre firmano tutto ed il contrario di tutto, gestiscono assicurazioni pensionistiche, Caf, siedono nei consigli di amministrazione di banche ed aziende private e raccomandano figli e parenti. Mille altre iniziative, tutte più sincere e veritiere, ma tutte slegate, l’una con l’altra, in quell’impossibilità di un’unione necessaria ed anche inderogabile, frenata, troppo spesso, se non sempre, dall’incapacità di rendersi conto delle difficoltà che la gente vive, della necessità di divenire alternativa, punto di riferimento, contro ogni differenza, ogni ideologia, ogni egoismo, ogni senso di appartenenza. Il Primo Maggio non è solo una data, non è una festa, meno che meno un concertone, è il simbolo di una riscossa non solo operaia, ma della gente, un punto fermo ideale e materiale di un percorso che ha portato a grandi vittorie, alla conquista di quei diritti che ora si stanno vanificando, si stanno svendendo per una statistica, per la difficoltà a riconoscersi come classe, come popolo, come persone colpite, tutte assieme, dall’arroganza di un potere che si rafforza sulle divisioni, di cui gode e che alimenta. Nel nostro paese si muore lavorando male e mal pagati, si muore rivolgendosi ad una sanità pubblica occupata da raccomandati incapaci, si muore intossicati dai veleni che il potere politico e criminale ha sversato nei nostri terreni, si muore perché non si ha futuro né speranza, si muore perché la morte è divenuta una compagna abituale del nostro quotidiano. Ci sono, vivono, esistono, quei valori capaci di dare una scossa, capaci di rivoltare questo sistema marcio…ci sono a Pomigliano come a Bagnoli, a Napoli come a Genova, a Pisa come a Milano, a Roma come a Firenze…non importa che bandiera sventolino, non importa che colore abbiano…il lascito non può essere soltanto : “era de maggio”.