Creato da I_mie_racconti il 17/04/2013

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« Insegnami a essere figli...Insegnami a essere figli... »

Insegnami a essere figlia: E venne il giorno...

Post n°27 pubblicato il 03 Novembre 2013 da I_mie_racconti

Insegnami a essere figlia: E venne il giorno...
Post n°598 pubblicato il 01 Maggio 2013 da lascrivana

 

Il giorno dopo mi alzai con una confusione in testa da mettere paura. Ciò che era accaduto la sera prima con Serena mi aveva scombussolato e privato di ogni sicurezza. Lei aveva preso sin da subito l'iniziativa, dimostrando di saper bene fino a che punto volesse arrivare. Ma nonostante il bellissimo corpo, le sensuali e mirate carezze che mi mettevano i brividi, il volto di Danila mi appariva davanti corrucciato e triste...accusatorio. Fu con sollievo che mi staccai da lei rivestendomi in fretta.- Ma che fai!?...- Esclamò mettendosi a sedere.- Non ti piaccio? O forse non sarai uno di quelli che...si insomma mi hai capito, uno a cui piacciono gli uomini...- A quei tempi, essere additato come omosessuale era un'onta insopportabile per qualsiasi ragazzo, ma l'offesa mi scivolò via in un baleno talmente ero ansioso di togliermi da quella situazione.- No...non è così...scusami, devo andare...- E la lasciai lì, il bellissimo corpo illuminato da uno spicchio di luna. Quel mattino dunque, uscii di casa deciso a recarmi al distretto, dovevo farlo. Dovevo uscire da quella situazione angosciante e terribile e che non aveva sbocco, mi sarei arruolato. Mi recai alla fermata della corriera attendendone impaziente l'arrivo, prima mi sarei sbrigato meglio sarebbe stato. Ma ancora una volta il destino ci mise lo zampino. Seduto sulla panca tenendomi la testa tra le mani, sentii chiamare il mio nome ad alta voce. Alzandola lentamente, vidi mia madre venirmi incontro, la vestaglia grigia e lunga sventolante nell'aria mattutina, il volto rigato di lacrime.- Non andare Davide...- Disse semplicemente quando mi fu dinanzi.- Andiamo a casa e parliamone...ti prego...- Io non risposi, ma mi alzai e lei mi cinse il fianco stringendomi a se. Fu così che, per il momento, decisi di abbandonare l'idea di arruolarmi. Ma le sorprese non erano ancora finite, e che sorprese! Qualche giorno dopo infatti, di ritorno da uno dei pochi allenamenti che ormai facevo, mi ritrovai di fronte Serena, e sul momento ebbi difficoltà a riconoscerla. Abituato a vederla in abiti succinti e provocanti, faticai a riconoscere in quella ragazza senza trucco e con una gonna lunga sino alle caviglie, la stessa donna che alcuni giorni prima si trovava distesa nuda accanto a me.- Che vuoi?- Dissi brusco. Lei accennò un timido sorriso ma, a differenza delle altre volte, non cercò nemmeno di sfiorarmi.- Mi dispiace per l'altra sera...io...non volevo...scusami...- Ero stupefatto, che fine aveva fatto la ragazza audace ed aggressiva di un tempo? Poi mi sovvenne un pensiero, a cui diedi voce quasi subito.- Cosa vuoi Serena, non è da te comportarti così. Ma di qualunque cosa si tratti...- Non mi lasciò finire. Congiungendo le mani a mo di preghiera fece un passo avanti guardandomi diritto negli occhi.- Voglio solo chiederti un favore Davide. Come sai domenica Simona si sposa e, ti sembrerà incredibile, ha invitato anche me. Io credo l'abbia fatto apposta, per farmi morire d'invidia. Sul momento avevo deciso di non andare, ma poi...- Io la guardai sbalordito.- Non mi starai chiedendo d'andarvi insieme vero?- Risposi truce. Lei mi afferrò le braccia stringendo forte.- Solo per il matrimonio Davide, poi ti prometto che ti lascerò in pace...- A volte non so quale strano meccanismo possa scattare nella mente degli uomini. Avevo di fronte la più bella donna del paese, una donna che mi aveva offerto il proprio corpo e che io avevo rifiutato per amore di un'altra. Eppure l'idea di presentarmi con lei mi eccitava, come l'avrebbe presa Danila? Stupidamente, pensai ancora una volta che tutto ciò sarebbe servito a farla ingelosire, che forse l'avrebbe convinta a concedersi, la cosa che volevo di più al mondo.- L'ultima volta Serena...- Mi ritrovai a rispondere.


E il giorno del matrimonio fu un giorno drammatico, sotto molti aspetti. Appena arrivammo sul sagrato della chiesa, molte teste si voltarono a guardarci. La maggior parte delle donne storse la bocca, mentre gli uomini riservarono sguardi ammirati a Serena e invidiosi a me. Poi vidi Danila, mio Dio com'era bella! Mi resi conto immediatamente della sciocchezza che avevo fatto presentandomi con un'altra donna. Non appena mi vide, il suo volto si trasformò rapidamente. Vidi la rabbia e la delusione attraversarle gli occhi come una saetta, poi successe il finimondo. Un uomo le si avvicinò sorridente. Non era bello, ma l'abito costoso e la pettinatura ricercata lo rendevano presentabile. Lo vidi chinarsi verso Danila sussurrandole qualcosa all'orecchio, in un gesto molto intimo. Lei dapprima sorrise, quindi ridivenne seria e gli rispose decisa. Ma quando lo vidi afferrarla per le spalle e tentare di baciarla, persi il controllo di me stesso. Ignorando completamente Serena, mi lanciai verso di loro come una furia. Lo afferrai per le spalle proprio nel momento che Danila gli appioppava un calcio negli stinchi, quindi lo gettai a terra ed iniziai a tempestarlo di pugni. Quello che accadde dopo lo ricordo molto confusamente. Solo più tardi, ricoverato in ospedale, seppi chi era quel tipo. Gli altri cugini di Cesare, una decina circa, accorsero in aiuto di Renato, così si chiamava il maledetto che aveva messo le mani addosso a Danila. Mi massacrarono di botte e solo l'arrivo dei carabinieri mi evitò danni peggiori. Già, l'ospedale...e quella porta che si aprì all'improvviso...

C@nt@storie.

 
 
 
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