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Insegnami a essere figlia: La casa abbandonata.


Insegnami a essere figlia: La casa abbandonata.Post n°568 pubblicato il 26 Marzo 2013 da lascrivana  La mia svogliatezza a scuola e lo scarso impegno nel calcio avevano un solo colpevole: Danila. Non riuscivo a togliermela dalla testa e questo mi procurò non pochi guai coi miei genitori. Dopo un ottimo primo quadrimestre, nel secondo passai alla sufficienza appena rosicata, provocando un enorme dispiacere a mia madre. Mio padre? Sono ancora convinto che a lui non interessassero poi molto i miei risultati scolastici.- A zappare!- Era solito ripetere a tavola quando si andava sul discorso.- Ho la terza elementare io, eppure alla mia famiglia non manca nulla!- Sbraitava. E quando i bicchieri di vino erano diventati ormai tre o quattro, rincarava la dose.- E tu...tu che hai la fortuna nei piedi, la stai buttando alle ortiche e tutto per cosa! Per due oche che ti fanno gli occhi dolci...cretino!Quando si trovava in quello stato, evitavo di replicare aiutato anche dallo sguardo supplichevole di mia madre. Poi, quando finalmente andava a dormire, lei veniva nella mia stanza e si sedeva sul letto. Mi accarezzava i capelli chiedendomi se fosse tutto a posto, se stessi bene o avessi problemi. Furono i suoi occhi lucidi a convincermi a confessarle tutto. Le raccontai del primo bacio, di quelli seguenti e di quelli ancora a venire.- Credo di essere innamorato mamma...- Le dissi infine una sera in cui mio padre, più alticcio del solito, mi aveva quasi messo le mani addosso.- Sei ancora un ragazzino Davide, l'amore...la famiglia...avrai tempo per pensarci...- Ma lo disse senza convinzione, quasi dimessa. Credo che il luccichio delle mie pupille, mentre le dicevo quelle cose, valesse più di mille parole.- Cerca di pensare alla scuola almeno amore mio...- Continuò infine.-Col calcio, a meno di un colpo di fortuna, non ci si campa...ma un diploma...-Quindi mi baciò sulla fronte avviandosi verso la porta ma, prima di richiuderla, si voltò ancora una volta.- Danila è una bellissima e bravissima ragazza...trattala bene ragazzo mio... Ma se i problemi con i miei genitori erano ben lungi dall'essere i risolti, non da meno lo erano quelli legati alla gelosia di Danila. Le sue improvvisate al campo di calcio o nella piazzetta del paese mi mettevano sempre a disagio. Lei e Simona erano inseparabili, le altre ragazze non le consideravano e anzi, appena ne avevano l'occasione, le provocavano con gesti stupidi e atteggiamenti maliziosi. Uno dei più eclatanti accadde al campo da calcio. Nemmeno ricordo il volto della ragazza che, non appena si accorse dell'arrivo di Danila, mi offrì un fazzoletto dopo aver cercato di baciarmi. Ma rammento benissimo quel che accadde subito dopo. Dopo aver osservato sbigottito la zuffa tra le ragazze e la fuga precipitosa di Danila, la rincorsi senza nemmeno cambiarmi inseguito dalle urla del mio allenatore. La raggiunsi appena prima svoltasse nella propria via, tra una casa abbandonata e un campo incolto. Quando si rese conto che non poteva più sfuggirmi si fermò di colpo rimanendo immobile, le spalle scosse dallo sforzo della corsa e dalla rabbia.- Danila...- Mormorai.- Vattene!- Rispose tra i singhiozzi.-Torna dalla tua...dalla tua...- Non riuscì a finire la frase. Allora feci quello che già da tempo avrei voluto fare. Mi portai dietro di lei e la cinsi con le braccia, quindi le scostai la coda di cavallo e la baciai con delicatezza sul collo. La sentii irrigidirsi e tremare, ma durò un solo attimo, il tempo di voltarsi e guardarmi diritto negli occhi. Alla vista dei suoi, arrossati e gonfi di lacrime, qualcosa mi si lacerò dentro.- Ti amo Danila...- Riuscii a dire con una voce che non riconobbi come mia. Questa volta lei non scappò, e nessun allenatore mi stava urlando dietro. Lentamente, mano nella mano, ci avviammo verso la casa abbandonata...                                     C@ant@storie