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“Max Scheler” l'uomo intuisce anche la vicinanza dello spirito divino


Nell'esperirsi come creatura l'uomo intuisce anche la vicinanza dello spirito divino, che si prende cura dello spirito umano, lo nutre e lo fonda. Ciò non significa però che si possa affermare l'identità dello spirito umano e di quello divino, come sostiene il panteismo: la vicinanza per Scheler, almeno in questa fase del suo pensiero, non va al di là di una similitudine con Dio che è iscritta nell'essere stesso dello spirito umano, mentre l'affermazione panteistica dell'identità fa sorgere gravi difficoltà riguardo alla spiegazione dell'errore, della colpa e del peccato. Tuttavia, anche nella fase teistica del pensiero scheleriano il rapporto fra lo spirito umano e quello divino ha carattere di immediatezza, nel senso che non è necessaria la mediazione della conoscenza del mondo per arrivare a conoscere Dio come spirito ma è sufficiente quella dello spirito umano, cosicché Scheler riprende la concezione di Agostino secondo la quale la conoscenza religiosa di Dio non richiede quella del mondo extraspirituale: «noi non conosciamo quindi Dio in lumine mundi bensì, al contrario, conosciamo il mondo in lumine Dei». Per questo può esserci uno scoprimento (Aufweis) dell'esistenza di Dio, o anche un'attestazione (Nachweis) che la riconfermi ma non una dimostrazione (Beweis) di tipo argomentativo a partire da verità riguardanti il mondo. La stessa esistenza di atti religiosi è già una prova sufficiente dell'esistenza degli oggetti di essi, cioè della sfera del divino, che fornisce l'unica spiegazione plausibile della possibilità di tali atti: «Anche a partire dalla classe degli atti religiosi dunque -- scrive Scheler -- diventa per noi certa l'esistenza di Dio e di un regno di Dio. Se l'esistenza di Dio non fosse dimostrata da altro, allora basterebbe l'impossibilità di far derivare la predisposizione religiosa da qualcos'altro che non sia Dio, il quale attraverso di essa si dà a conoscere all'uomo in modo naturale»  Il divino insomma è una datità originaria e non è quindi possibile dimostrarlo a partire da altro, il che poi implica che il dato non sia solo ciò che è correlato all'esperienza sensibile. Poiché il sapere su Dio è un sapere mediante Dio, la sfera del divino non è un oggetto che possiamo porci di fronte per descriverlo. La stessa descrizione fenomenologica non è un concepire (begreifen), cioè un ricondurre il divino ad altri concetti, bensì consiste proprio nel salvaguardarne la datità originaria, sottraendo tutte quelle qualità che non rientrano in essa, secondo un metodo che è affine a quello della teologia negativa, che viene quindi dichiarata «fondamento per ogni teologia positiva»