Nebbie e dintorni

Di semidei pasticcioni e futuri opachi


E dove finiva ‘The Truman show’ – un inno alla libertà degli ampi spazi ‘di fuori’ e una salutare fuga dalle scatole tecnologiche e virtuali che tutto inglobano e avviluppano: lì la narrazione televisiva da ‘grande fratello’, qui il web e i droni e le telecamere piazzate ovunque – comincia ‘The Circle’: narrazione sapiente e ottimamente narrata del nostro odierno ‘condividere’ e ‘partecipare’ ed ‘essere connessi’.L’impero del web che, per la sua natura tecnologica apparentemente neutra – e dichiaratamente democratica e simpaticamente partecipativa: faccine, emoticon e ‘mi piace’ a chili – aspira a tutto comprendere e osservare e raccontare ed esserci nelle Rete, ma, alla fin della vicenda, risulta tremendamente appiccicosa e drammaticamente condizionante le vite delle persone al punto da non saperne/poterne più fare a meno – e riduce ad autentici zombie post tecnologici quei tali che vedi camminare per strada o nei bus con il cervello inscatolato e ben ri-confezionato dentro il loro smartphone-tamagochi – e scompare per intero il paesaggio naturale dai loro occhi e le persone che incontrano sono ombre scansate all’ultimo secondo e solo se gli gridi:’Sveglia!!’.E io ci aggiungerei, di mio, un salutare: ‘Suonati!!’: qualità intrinseca di quei visitatori di un mondo alieno che è quello delle tecnologie del terzo millennio che chissà quali scenari da brivido ci riserveranno nel prossimo e remoto futuro.E ‘The Circle’ avrà come suo sequel ‘La Gabbia’ o ‘La nave dei folli’, chissà, nella circolarità spazio-temporale che collega passato e presente.E, nel film, quei melliflui inventori di software innovativi e algoritmi celestiali: i ‘guru’ dei nuovi software e le ‘applicazioni’ sempre più innovative che vanno sul palco a farsi applaudire dai discepoli entusiasti e ci illudono di una democrazia estesa e universale hanno anch’essi qualcosa da nascondere e torna l’incubo orwelliano del ‘Grande Fratello’ del nuovo impero mediatico che si mangia la privacy e il dissenso, ma, nel film, viene stoppato dalla sua stessa megalomania; e la trasparenza e la pubblicazione in rete dei loro files più segreti, in finale di partita, li mostra vecchi e sporchi come tutti gli aspiranti dittatori di ogni tempo e luogo: da Giove Olimpico a Nabucodonosor a Stalin e Hitler fino a Maduro – e non c’è barba di ideologia che li salvi e li distingua uno dall’altro e li riscatti nel finale; ed è una lotta permanente e all’ultimo sangue (o messaggino sul web) che condanna l’umanità tutta e sempre a ‘guardarsi le spalle’ da ogni appalto democratico e fiducia cieca consegnata nelle mani del novello guru di turno, come accade negli ashram indiani e/o all’interno di ‘The Circle’.Bel film, bella riflessione sulla democrazia e dintorni e sulle tecnologie sempre più invadenti e di difficile gestione e controllo dei loro ultimi approdi.Bel dibattito sul nostro essere semidei sempre conflittuali e un filo pasticcioni – come quel Faust che ‘non sapeva più fermare gli spiriti che esso stesso aveva evocato’. E il suo autore, in limine mortis, esclamava: ‘Luce, fate luce.’Questione vecchia, già, ma sempre attuale.  http://www.panorama.it/…/the-circle-tom-hanks-emma…/
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