Nebbie e dintorni

Tutta colpa del Guardi


E' tutta colpa del Guardi e del Canaletto e di Turner se viviamo con disagio quest'onda enorme di risacca del turismo dei grandissimi numeri che ci asfissiano -e non ne possiamo più e non sappiamo più a che santo votarci per fermare l'orda assassina; e non c'è barba di amministratore di destra o di sinistra e/o commissario prefettizio che sappia/possa dare un'indicazione di come potrebbe tornare vivibile questa città di perpetui affanni e immani problemi ridotta a un indecoroso suk metropolitano penoso a vedersi e udirsi.Perché, se la cammini alle sette di un mattino di luce fulgida e barbagli di colore sull'acqua e nitore di palazzi che vi si riflettono e nessuno per strada capisci che poesia di vita e che 'vivibilità' di silenzi e sciabordii si dava al tempo in cui quei famosi pittori dipinsero quei quadri splendidi di barche da trasporto con le vele a picco e nell'aria tersa solo i richiami tra barcaroli mezzo parenti – e pazienza per gli echi neanderthaliani del loro dialetto non filtrato dalla lingua del Goldoni.E a quell'ora si fanno gli incontri che rincuorano: di uno scozzese settantenne ma gagliardo che, nel rio che corre parallelo alle Zattere, rema con discreta perizia a bordo di uno 'sciopon' - e lo saluti e ti risponde, felice, che quello è il bello del silenzio e la magia della città: remare. E i palazzi che affacciano sul rio gli fanno schermo e grazia di una grande nave che transita giusto dietro, nel canale della Giudecca, e la maledizione della postmodernità torna prepotente, - ma sono ormai le nove ed è la trista città di sempre e del troppo di tutto e di niente che torna a mostrarsi.