Nebbie e dintorni

Sapevatelo


21 ottobre 2017Bisogna andarci piano, al rientro, evitare gli affollamenti, fare orecchie da mercante relativamente a certi dialoghi da assoluti imbecilli che viaggiano per l'etere di treni, vaporetti, autobus, mercati.Da evitare come la peste i tiggi e i radiogiornali che danno conto esclusivamente dei treni di Renzi (che ne è stato del suo Air Force One?), degli incessanti barconi della pietà indebita e malintesa e dei drammi sociali relativi all'accoglienza imposta obtorto collo e delle mitiche elezioni che verranno e che riscaldano gli animi al diapason.Perché, quando si rientra da un viaggio così, da quella Svizzera di cui si diceva: 'Me ne vado in Svizzera' proprio per dire di uno stacco necessario, di un oblio, di un cadere di braccia: di un non farcela più a reggere l'andazzo italico del casino e della sempiterna lite sociale e politica tra comari, - quando si rientra, dicevo, bisogna dosare omeopaticamente tutto quanto sa di italiano e nostrano per non rovinare l'effetto di 'apaisement' che ti è sedimentato dentro nel visitare le città diverse e nell'osservare i moti e i sorrisi di altri volti e di altri comportamenti sociali; e i dialoghi distesi e mai gridati e i silenzi: quei silenzi che non trovi mai nella partitura italica del concerto quotidiano dissonante e sgangherato con grande finale in frastuono elettorale sempiterno.E la S-fizzera, cari voi, è davvero un gran bel paese di cittadi ottimamente organizzate e valli incantate e cime celestiali e pascoli che fanno aggio e si impongono sull'idea che abbiamo di paradiso, ma già lo sapete – e la metafora degli orologi svizzeri, che sono l'idea platonica dell'Orologio e perfetta misura del Tempo che passa e ci affanna, già vi dice della capacità di quei popoli di governare gli eventi e dominare sapientemente l'Impero del Caos – fiume carsico che sfoga e riemerge impetuoso a sud del Ticino, nelle terre delle 'diverse lingue e orribili favelle, / parole di dolore e accenti d'ira' dell'inferno italico di cui già ci narrava il Poeta secoli orsono.E gli Svizzeri l'hanno capito da tempo, dai tempi delle guerre di religione della Riforma luterana e calvinista, osteggiata a fil di spada romana e sanguinose notti di san Bartolomeo, che l'isolamento e il chiamarsi fuori dal maledetto caos europeo giovava e giova - e perfino nel presente disordine delle migrazioni selvagge dei 'popoli del mare', s-governate dagli imbelli parlamenti nazionali e dalla superfetazione di quello di Strasburgo, i popoli svizzeri trovano una misura di equilibrio che non esclude bensì include, con lodevole senso della misura e parecchio 'grano salis', le genti varie e diverse. Incluse e 'integrate' solo se troveranno lavoro e casa e si mostreranno rispettose di leggi e divieti e non vagheranno, misere e avvilite, ad elemosinare in permanenza davanti ai supermercati come usa da noi, nel paese dell'accoglienza imposta e dello s-governo permanente delle cose.Perché, dove il troppo stroppia, ivi è 'pianto stridor di denti' e rivolta sociale e dramma mal recitato e possibile e predicibile finale in tragedia. Sapevatelo.