Nebbie e dintorni

Sperdimenti e vecchi imperi


22 ottobre 2015E da palazzo Malipiero, luogo pulito e un filo asettico e inespressivo, il padiglione dell'Iran si è trasferito in calle san Giovanni, - in uno dei luoghi desolati dell'abbandono delle attività industriali e artigianali di Venezia che bene esprime e rappresenta l'idea di conflitto e macerie e di guerra permanente che abbiamo, noi lettori dei giornali, di quelle zone dell'Asia unificate, nei secoli lontani, nell'Impero Persiano delle mitiche guerre all'Occidente e alle democrazie delle città-stato elladiche.E, di stanza in stanza e di artista in artista, si mostra, mal filtrato dal linguaggio dell'Arte, il senso di sperdimento e di sgomento che agita le menti e i cuori dei figli (molti di loro vivono e lavorano in Occidente) di quelle terre disgraziate.E, se all'ingresso vi accoglie un giocoso (apparentemente) cammello che 'ha fatto le valigie' e si consegna tutto intero a un suo immaginario viaggio e stralunato addio all'esotico deserto delle origini, in altra stanza è una carta geografica che disegna un subcontinente col filo spinato delle sue mille contraddizioni sociali e i conflitti di tutti contro tutti: islamici pachistani versus induisti, sunniti contro sciiti e gli alawiti e wahabiti contro chissà chi e perché e tutti confusamente contro il 'Great game' dei maledetti occidentali di turno e le loro ambizioni geo strategiche e decisioni quasi sempre folli e sbagliate nell'area mediorientale che sono continuo stimolo a disastrose guerre stupide e massacri spaventosi e gli esodi biblici conseguenti.E chissà se quel capitello mostrato in sezione con gli eleganti caratteri arabi che si mostrano all'interno allude alle distruzioni di Palmira da parte di quei suonati integrali dell'Isis o è gioco artistico concluso nella sua bravura. O se quella foto di gruppo in un deserto di genti tutte chiuse in luttuosi abiti neri esprime un rabbioso: 'Che ci facciamo qui?'- poveri noi, esseri umani che la sorte ha castigato per nascita e condannato alle nequizie delle arabe tradizioni e culture islamiche del conflitto permanente e delle recriminazioni perpetue e inacidite contro l'odiato Occidente che ci ha rifilato Israele.E l'unica, solare opera d'arte che unisce gioco artistico e ironia e allusioni precise e irridenti col linguaggio delle antiche stampe della tradizione islamo-indiana è un video che incanta e ti incolla davanti per tutta la sua durata e oltre e narra da par suo le trasformazioni del mito dell'araba fenice e lo sfilare degli animali della giungla d'antan coi maragià seduti in coppa agli elefanti che trasfigurano nell'attualità delle guerre dei generali e dei fucili e missili e gli f16 e le bombe 'di precisione'. Chapeau all'artista e 'Bonjour tristesse'. Com'era bello l'Oriente del mito e dei viaggi esotici di noi viaggiatori che più non viaggiamo in quelle fornaci d'odio e di orrore terroristico.