Nebbie e dintorni

Di leggende e dintorni


08 dicembre 2015Quando prendiamo definitivo congedo dai genitori entriamo e ci stipiamo in quella vasta lounge planetaria dove si smaltisce - con una dolce e ragionata lentezza, per fortuna - la lista d'attesa del nostro stesso congedo corporale. Tocca a noi, ci diciamo - e le notti sono fitte di sogni tormentati e i pensieri molesti, nel dormiveglia, ci spaventano per i troppi misteri del nostro prossimo viaggio e le improbabili e oscure destinazioni, ammesso e non concesso che ve ne siano, - a parte le leggende religiose e le consolanti e/o spaventose figurazioni medioevali che hanno riempito le nostre deboli e condizionabili zucche di bambini fragili e spaventati di tutto.E' una lounge confortevole, in verità, con tutti i comforts che la nostra generazione ha saputo/voluto apprestare per i suoi anziani e vecchi: luoghi di cura e di socializzazione un po' venati di tristezza e rimpianti, ma chi è 'autosufficiente' riesce ancora a progettare viaggi e partecipare con un certo impegno e residua autorevolezza alla 'vita sociale' – e facebook aiuta, certo, pur se è da usarsi 'cum grano salis' e considerarlo un giocattolo un po' stupido e vanesio, quale effettivamente è per molti, troppi di noi. E pericoloso, se consideriamo l'uso distorto che ne fanno i troppi 'bulli' delle nostre scuole e le 'radicalizzazioni' para islamiche contorte e stupide che vi avvengono e, finalmente, vengono monitorate dalle 'intelligences' dei vari paesi sotto attacco terroristicoE sarà per il fitto calendario funerario dell'ultimo mese appena scorso, durante il quale ho ficcato gli occhi in quelli spaventati dei morituri - e ne coglievo gli angoscianti interrogativi e le segrete paure - la dimensione dell'Ade, dell'Aldilà mi è diventata familiare e, di recente, ho recuperato quel dialogo sapido e pieno di sensatezza filosofica antica di Socrate con i suoi discepoli e l'ho comparato con tutte quelle promesse di Paradisi e Purgatori (gli Inferni no, non sono più di moda, al tempo di Francesco e del suo Giubileo della Misericordia che si celebra in pompa magna e con gran battage pubblicitario dei media servili e 'più realisti del re') che mostrano la corda delle nefaste e incorrotte narrazioni medievali. E mi è venuto da sorridere quando un radio-giornalista mi ha spiegato che il riferimento antico della 'porta santa' era ad un capro sacrificale – segno che la nostra e le altre religioni non si sono mai troppo distaccate dai tempi mitologici dei popoli pastori che le hanno partorite e riempite delle loro vetuste simbologie e riferimenti rituali e sacrificali, a partire da Isacco, salvato dall'Angelo.E, per i presenti celebranti e i loro plasmabili 'fedeli' dai percorsi mentali labirintici e fittamente nebbiosi, è una manna che la Scienza non abbia saputo produrre altrettanti accattivanti e chiari riferimenti simbolici sostitutivi di quelle leggende fruste e inadeguate a coniugare il presente – che si dibatte, infatti, nei conflitti indotti dallo scontro tra 'verità rivelate' (ebraiche, cattoliche e islamiche) da sempre contrapposte e ugualmente riferite alla pastorizia delle origini e ai belati dei caproni sacrificali.Perché, se la luce della Scienza e relativa Conoscenza, - in questi tormentati decenni di medioevi che ritornano e si scontrano nelle strade di Parigi e nei caffè danesi e musei tunisini e nelle redazioni della libera stampa e negli istituti per handicappati di san Bernardino - se quella luce avesse sfolgorato e prodotto le sue auguste e maestose simbologie di vera e piena Conoscenza non saremmo qui a piangere i nostri morti innocenti e farli benedire in quelle stesse chiese in cui si predicano le verità asfittiche e storicamente violente del nostro scontento (leggetevi la 'crociata contro gli Albigesi' o 'la notte di san Bartolomeo' e le altre guerre di religione su Wikipedia e ne avrete contezza).Luce, fate luce!' si dice che abbia esclamato il Poeta morente. Ce n'è un gran bisogno, in effetti. Non fosse altro che per illuminare il Buio dell'Ade e dirlo il confortante Nulla che ci ha partorito e a cui ritorneremo. Amen e così sia.
                            Socrate - I vivi e i morti"Consideriamo anche da questo puntodi vista come sia molto probabile che lamorte sia un bene. Il morire è infatti unadi queste due cose: o è come se il mortonon esistesse per nulla e non provassealcuna sensazione, oppure - comedicono - la morte è una sorta dicambiamento, una migrazione dell'animada questo luogo ad un altro. Se dunquenella morte non vi sono sensazioni, essasomiglia ad un sonno senza sogni. Maallora essa è un meraviglioso guadagno.Sono convinto infatti che se uno dovessescegliere e paragonare una notte senzasogni con altre notti ed altri giorni dellasua vita, dopo averci ben riflettuto iocredo che non solo un privato cittadino,ma anche il Gran Re non troverebbemolte notti e giorni più tranquilli egradevoli di quella notte. Se questa è lamorte, è davvero un guadagno, dico io:tutta la durata del tempo così nonsarebbe più lunga di una sola notte! Sepoi la morte somiglia ad un migrare daqui ad un altro luogo, e se è vero quelche si dice, che là vi sono tutti i morti,allora quale bene potrebbe essere piùgrande di questo, o miei giudici?Sarebbe forse una brutta cosa latrasmigrazione di un uomo che, giuntonell'Ade, liberatosi di questi uomini chedicono di essere giudici, trovi i verigiudici che, si dice, amministrano là lagiustizia, Minosse Radamanto Eaco,Trittolemo, e gli altri semidèi che furonogiusti in vita? E d'altra parte nonaccettereste di pagare qualsiasi prezzoper trovarvi con Orfeo, con Museo, conEsiodo, con Omero? Se la morte è così,allora io voglio morire più volte. Poichéper me in particolare sarebbe infattistupendo passare il tempo lì,incontrando Palamede o AiaceTelamonio o chiunque altro sia morto perun processo ingiusto. Come sarebbebello dialogare con queste persone eparagonare le mie sciagure alle loro! Epiù d'ogni altra cosa mi piacerebbepassar la vita ad esaminare ed indagarele persone anche lì, come faccio qui invita, per sapere chi di loro è sapiente echi invece non lo è affatto, ma si credeegualmente sapiente. Che prezzo non sipagherebbe, o giudici, per interrogarequell'eroe che condusse il grandeesercito a Troia, o Ulisse, o Sisifo, o gliinfiniti altri che si potrebbero citare.uomini e donne. Sarebbe il colmo dellafelicità conversare e stare insieme adessi. Quelli di laggiù non ti uccidonocertamente per questo: essi sono piùfelici dei vivi, in primo luogo perché sonoimmortali per il resto del tempo - se pureè vero ciò che si dice. Ma anche voi,giudici, dovete esser pieni di speranza difronte alla morte e pensare che questasola cosa è vera: niente può fare male aun uomo buono, né durante la vita, nédopo la morte. Gli dei hanno cura dellasua sorte. Del resto anche la miavicenda non è andata a finire così percaso, ma sono ben certo che ormaimorire ed essere libero da tutte le coseera meglio per me. Per questo la vocedel demone non si è mai rivolta a me edio non sento rancore per coloro che mihanno condannato e per i mieiaccusatori. Eppure non con questointento essi mi hanno accusato e hannovotato contro, ma pensando didanneggiarmi, e per questo vannobiasimati. Tuttavia di questo li prego: imiei figli, quando saranno divenuti adulti,rimproverateli, cittadini, state loroaddosso come facevo io con voi se visembra che si preoccupino dellericchezze o di qualcos'altro prima chedella virtù; e se, senza valere niente,credono di essere qualcuno,svergognateli come facevo io con voi,perché non si curano di ciò che bisognae pensano di essere qualcosa, senzavalere nulla. Se farete questo, avremoricevuto da voi ciò che è giusto sia io siai miei figli." Socrate - 'Discorso prima dimorire.'