Nebbie e dintorni

La bestia e l'innocenza


La Bestia e l'innocenza Ieri accadeva 03/01/2014Il tempo che procede inesorabile e indifferente alle azioni e seduzioni degli uomini per fermarlo e dirlo loro amico e alleato scandisce oggi il giorno tre del primo mese di un viaggio lungo un anno.E accade una quantità di eventi nell'universo mondo quali sono accaduti solo qualche giorno fa, ma era un anno fa, - tu vedi gli abbagli del tempo che fugge e infila bandierine segna-tempo nei cumuli di neve delle nostre vite che presto si squaglieranno nella memoria individuale e collettiva e altra acqua scorrerà sotto i ponti che non macina più.Ed ho un larvato ricordo - flash back labili e dai colori smarriti come le vecchie diapositive - dei miei quattro viaggi nell'India mitica delle religioni e dei templi e delle filosofie e meditazioni e dei guru falsi e bugiardi e non ho mai concentrato l'attenzione attualizzante sulle raffigurazioni delle cattive e crudeli divinità che presiedevano alla consumazione della violenza fra gli uomini e le donne: la mitica Kali dalle molte braccia, nera sposa di Shiva - e chissà perché è raffigurata al femminile quando quasi tutta la violenza che si consuma nel mondo è degli uomini sulle donne.Ed è l'India che non vorremmo vedere e udire quella che si modernizza, ma che sacrifica l'ennesima vergine sull'altare della violenza al maschile e ne brucia il corpo e non mostra un briciolo di pietà perché ha osato la trasgressione massima della pubblica denuncia e fede laica che la polizia faccia il suo dovere e arresti i carnefici e si avvii la macchina della giustizia terrestre.Un pessimo anno nuovo è quello che ripropone in cronaca gli odiosi 'femminicidi' e attizza l'odio fra le due metà del cielo incapaci di riconoscimento reciproco dei diritti e dei doveri spettanti ad ognuno – e torna la bestia e la belva fuori dalla antiche raffigurazioni a dirci schiavi della preistoria animale chiusa nel cervelletto atavico che dovremmo lobotomizzare, se vogliamo sognare il futuro delle stelle e dei viaggi spaziali.Ecco la prima strofa d’una poesia di Swami Vivekananda, il famoso discepolo di Sri Ramakrishna, nato e morto a Calcutta.Vieni, Madre, vieni!Le stelle sono coperte,nubi sopra nubi,l’oscurità è vibrante, sonante.Il ruggente turbine del ventoè abitato dalle anime di un milione di pazzifuggiti dal manicomio,che sradicano gli alberi,spazzano via i pellegrini dal cammino.Il mare si è unito alla furiae onde alte come montagne s’innalzanoverso un cielo di pece.Un lampo di fosca lucerivela mille e mille ombre della morte,sudicia e nera,che diffonde piaghe e dolori,ballando ebbra di gioia.Vieni, Madre, vieni!Foto: La Bestia e l'innocenza