Nebbie e dintorni

...ove tende il vagar mio breve / il tuo corso immortale?


  C'è stato un tempo in cui scrivevo poesie. Il gusto della parola capace di estrema sintesi concettuale ed evocativa e interattiva (diremmo oggi) con simboli e metafore. E bastava che leggessi Montale e scattava in me il riflesso condizionato dello scrivere 'alla Montale'. Ed era così quando leggevo le terzine brucianti della Valduga o le raffigurazioni 'zen' del bravo Magrelli. L'imitazione è sempre una buona scuola, chiedetelo a quelli che vanno a copiare i Renoir e i Velazquez dentro ai musei e trovano, infine, una loro 'maniera'.Poi subentrò il silenzio e la mia vita è cambiata (quale non lo è?) e la parola capace di estrema sintesi e 'canto' mi è diventata oziosa, gratuita – ed è vero che i pochi poeti degni di questo nome in circolazione raramente si vanno a visitare 'nel web' o se ne colgono le perle di un loro distico giusto per una dotta citazione di breve respiro - sarà per amore di brevità, appunto, in tempi di twitter e f/b, che di gente che vuole passare due ore a leggere un qualche testo in giro se ne trova sempre meno. Più la biblioteca di Alessandria de 'il web' allarga gli orizzonti del 'vedibile' e facilmente usufruibile, più si restringono gli orizzonti mentali, chissà perché.Sarà perché impazza il 'multitasking', in questo scorcio di millennio entrante – che vuol dire che uno si fa la barba e legge la mail e occhieggia le offerte di Getbazza e sorveglia l'uovo alla coque e risponde a una domanda oziosa della moglie in vestaglia tutto insieme. Giovani generazioni crescono, proiettate in un futuro che li educa alle nuove tecnologie sempre più sofisticate e 'veloci' e chissà chi si ricorderà più del Parini della 'vergine cuccia' o saprà citare a memoria una terzina della Commedia.E, a volte, mi capita di svegliarmi al mattino e di avere in mente i residui di quell'attività neuronica desueta che si esprimeva in rima o in endecasillabi e mi viene da sedermi davanti allo schermo del pc e provare a dargli forma e legame con altre associazioni e intuizioni e oniriche sfilacciature, ma dopo breve 'poetare' mi coglie l'affanno del 'cui prodest' e la poesia resta in abbozzo o scatta la tagliola del 'reset'.Poco male. In fin dei conti, scriveva il poeta già ai tempi suoi, '… a che vale / al pastor la sua vita / la vostra vita a voi ? dimmi: ove tende / questo vagar mio breve / il tuo corso immortale?'
 Poesie e dintorni In una grande colonia Greca nel 200 a.C.Non c’è il minimo dubbio, è paleseche le cose non vanno bene in questo Paese.Benché tiriamo in qualche modo avanti,è forse giunto il tempo, come pensano tanti,di far venire un Gran Riformatore.Ma qualcosa è d’ostacolo all’impresa:questi Riformatori hanno pretesadi fare grandi storie di ciascunacosa (poterne fare a meno, che fortuna!).Sopra questioni di nessun valorefanno indagini, lunghe inquisizioni,piani di radicali modificazioni,e d’attuarli senza remore hanno cura.Hanno poi una tendenza al sacrificio:"A quel possesso rinunziate: lo dovete!La vostra occupazione è malsicura.Certo, tali possessi recano pregiudizio.Dovete rinunziare a quest’entratae a quest’altra, alla prima strettamente legata,e a questa pure, che da quelle è derivata.Sono essenziali, si. Ma che volete?Responsabilità ne vengono, e non liete".E quanto più procedono, eccoli reperireCose e cose superflue, che vogliono abolire.Sopprimerle, peraltro, è cosa dura.Partono, se Dio vuole, fatta l’opera attesa,dopo avere fissato e potato (in contantiricevono un compenso giusto, come d’intesa):vedremo adesso cosa resta, dopol’intervento chirurgico saggio e risolutore.Forse non era il tempo. Via, non siamo zelantioltre misura! È un rischio la fretta, nelle imprese.E dei provvedimenti prematuri ci si pente.Sono molte le cose storte, ahimè nel Paese:ma di perfetto, al mondo, non c’è niente.E dopo tutto, via, tiriamo avanti.Konstantinos KavafisAlessandria d'Egitto, 29 aprile 1863