Nebbie e dintorni

Il mondo fuori dai cardini


2 febbraio 2017Qualcosa è cambiato.'Il mondo è fuori dai cardini. Ed è un dannato scherzo della sorte ch'io sia nato per riportarlo in sesto.' W.Shakespeare – 'Amleto' Atto primo scena VSarà perché anche il portone di ingresso dell'edificio in cui abito è più e più volte uscito dai cardini che mi è venuta in mente questa frase di Amleto, ma, a differenza di lui, io non sono in grado di rimettere le porte in sesto ed ho dovuto ricorrere a un operaio tuttofare e pagarlo profumatamente per il suo servizio.Quanto al mondo rotto che 'è fuori dai cardini', se lo era al tempo di Amleto e al suo piccolo regno di Danimarca che puzzava di marcio, figuratevi oggi, nel tempo presente dei sette miliardi e passa di abitanti del pianeta Terra molti dei quali pretendono di migrare e trasmigrare da un continente all'altro e da un paese all'altro senza vincoli di frontiere e di maledetti visti di ingresso. Come se l'immigrare e il violare impunemente le frontiere di mare e di terra di un paese da parte di masse imponenti di persone e intasarne le strutture di accoglienza e sanitarie e l'innescare i conflitti relativi alle culture e alle religioni di importazione fossero bruscolini e cosa senza conseguenza; ma i morti sulle strade e piazze di Parigi, Bruxelles, Nizza e Berlino si rivoltano nelle tombe e ci ricordano che i nomi e i cognomi degli efferati assassini sono di declinazione e radicalizzazione musulmana e qualche provvedimento contenitivo e regolatore bisognerà pur assumerlo, prima o poi, se non si vuole che il nostro futuro si coniughi colla jihad e il terrore di filiazione islamo-radicale e le nostre vite perennemente blindate.E decenni di lassismo e di follia politica relativa alle migrazioni a sei cifre che hanno creato gli orrendi slums e i ghetti urbani dove si covano i rancori verso l'Occidente che non ha realizzato i sogni americani ed europei dei nuovi poveri di immigrazione trovano finalmente tardiva e caotica risposta di contenimento ed argine e messaggio urbi et orbi in quel Trump, presidente americano, che non gode delle mie simpatie, ma sta attuando il programma di governo che ha esposto in campagna elettorale – e un punto di coerenza e di mantenimento delle promesse elettorali è cosa buona e giusta e bisogna dargliene atto a un uomo politico che ha sfidato tutti, perfino nel suo partito flaccido per decennali consuetudini e patteggiamenti parlamentari al ribasso e rotto ad ogni compromesso con l'amministrazione Obama – di certo non la migliore della storia americana recente.E, certo, Trump, al pari di Amleto, non rimetterà il mondo sui suoi cardini, ma l'aver lanciato il messaggio chiaro e forte di qua e di là dell'Atlantico e del Pacifico alle plebi del terzo e quarto mondo de 'non possumus' farci carico della vostra immensa miseria e globalizzarla a nostro scapito è cosa buona e saggia e di elementare buon senso. Il troppo stroppia sempre e non è buona politica l'importare miseria se non si è in grado di trasformarla in ricchezza e benessere delle popolazioni indigene in tempi ragionevolmente brevi. Fatevene una ragione, cari i miei no borders e buonisti di ogni risma e fede. Qualcosa è cambiato e molto altro cambierà.