Nebbie e dintorni

Miseria e splendore della fotografia.


 E, forse, il miglior modo di elaborare il lutto per la 'città perduta' (come si diceva un tempo delle donne di atavico 'mestiere') è quello di prenderne le distanze, congedarsi dall'idea di 'heimat', 'casa', 'patria', 'luogo natale' e genitoriale e 'fare il turista', in questo momento splendido in cui la città è tornata a un numero di visitatori ragionevole e sostenibile grazie a 'l'acqua granda' che la rende preziosamente subacquea e onirica.E l'uso del grandangolo spinto ce la riconsegna fascinosa al modo di Canaletto, maestosa dei suoi palazzi e monumenti insigni, signora di se stessa e indifferente al formicaio universale che ne consuma i masegni. E ariosa, nei suoi vasti spazi acquei diserti delle 'grandi navi' e sospesa tra l'azzurro del cielo e lo smeraldo dell'acqua che lo riflette e se ne nutre. Miseria e splendore della fotografia che spezzetta, sottolinea, dettaglia e trascura, ad arte, di mostrare gli inevitabili angoli di degrado urbano.E, se il suo destino di 'donna di tutti' i visitatori del vasto mondo è segnato e irrimediabile – vedi la vendita che si è fatta del Catasto, memoria degli immobili e dei transiti proprietari degli avi, ad uso alberghiero e perfino Ca' Farsetti, in futuro, cederà le armi al turismo internazionale – ci si consola con il verso di una vecchia canzone che dei figli amatissimi che sono destinati a lasciarci, una volta svezzati e 'fatti uomini' e donne, diceva : '...perché è del mondo che sono figli.' E al mondo dei milioni di visitatori imbalsamati dalla sua bellezza la lasciamo senza più il dolore di Lucia Mondella per il suo lago. Finale congedo dalla genitrice.