Nebbie e dintorni

Pensateci con indulgenza


Pensateci con indulgenza (e restiamo 'amici')Facebook, lo sappiamo, ha grandi pregi. Ti puoi riempire di amici, anche gente strana, mai vista né conosciuta o perlomeno assaggiata, testata di striscio. Gente assommata a migliaia nei profili spesso per categorie: cucina, tango o rock o salsa, parenti, arte, cani e gatti, spiaggia con profusione di tette e culi, frasi esemplari e di storica saggezza di Osho o Confucio o Einstein o Carneade, ecc.E, inevitabilmente - mano a mano che ti arrivano le 'notifiche' da tutto il mondo e scopri il chi è delle persone a cui Facebook chiede incessantemente (e impietosamente) 'A cosa stai pensando?' - succede che questo o quell'altro vengano cancellati dalla lista, per ragioni di radicale critica politica e sociale o di credo religioso, espressi magari con male e/o forti parole e palesi indignazioni nella bacheca quotidiana.E poco importa che molte indignazioni e rabbie abbiano motivazioni e radicamento plausibile e 'condivisibile' nelle molte cronache di infamia che ci vengono dalle letture dei giornali e dall'attento ascolto dei tiggì. E che in Spagna sia sorto perfino un movimento di popolo che si è fregiato del titolo (gli 'Indignados') e ne ha raccolto i voti con percentuali a due cifre. Macché. Alcuni talibani del politicamente corretto e/o del pensiero unico personale o di gruppo ristretto non tollerano un dissenso forte e 'ripuliscono' le liste degli amici acquisiti in tempi di vacche grasse, chiudendosi dentro i confini tribali dei conoscenti fidati (fino a diversa notifica), afoni e/o muti o di tiepido sentire e che sempre acconsentono, cascasse il mondo. Che gente! Che mondo!Ne abbiamo avuto prova recente con i talibani del #iorestoacasa che inveivano dalle finestre contro i resistenti e/o gli indifferenti alle pubbliche grida e decreti p.c.m. che uscivano in solitaria alle sei del mattino quatti quatti, magari per lavoro, ma, colti in flagranza di evasione, stigmatizzati come 'stragisti', mi racconta mia figlia.E l'indignazione e la rabbia e il dissenso hanno padri nobili, invece, e letterati di indubbia fede 'progressista' e/o 'di sinistra' come quel tal Brecht Bertolt, drammaturgo di tragici eventi sociali, che ci scrive dal passato (titolo del componimento: 'A coloro che verranno') : (…) anche l’odio contro la bassezzastravolge il viso.Anche l’ira per l’ingiustiziafa roca la voce. Oh, noiche abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,noi non si poté essere gentili.Per dire, coram populo, che: 'quando ce vo' ce vo'. E che lo sdegno e la rabbia compressi fanno più male di una invettiva bene espressa e, naturalmente, ben motivata e nel giusto bersaglio.E quel tal drammaturgo, feroce contro i borghesi e la borghesia, raccomandava, nel finale:'Ma voi, quando sarà venuta l’orache all’uomo un aiuto sia l’uomo,pensate a noicon indulgenza.'Indulgenza, già. Che bella (e negletta) parola.Risale all'esilio danese di Bertolt Brecht ed è probabilmente la sua poesia capolavoro. In "A coloro che verranno" racconta gli orrori della guerra ma allo stesso tempo lancia un messaggio di speranza alle generazioni future.
BERLINOMAGAZINE.COMA coloro che verranno, la bellissima poesia di Bertolt Brecht dedicata alle generazioni future - Berlino MagazineRisale all'esilio danese di Bertolt Brecht ed è probabilmente la sua poesia capolavoro. In "A coloro che verranno" racconta gli orrori della guerra ma allo stesso tempo lancia un messaggio di speranza alle generazioni future.