Nebbie e dintorni

Antichi toponimi


E se leggi i toponimi di questi villaggi e cittadine acquattate nelle campagne della Marca Gioiosa (oggi rattristata per i troppi morti conseguenti ai contagi) è come fare un viaggio nel tempo.E 'Borgo Mulino' ha come suo riferimento mitico e sotto toponimo lontano nel tempo: 'Già località Le Selve' - e il pensiero si raffigura i campi delle poche case coloniche fitte di servi della gleba strappati alle selve e alle foreste che ospitavano i 'banditi'.Banditi dalla comunità anche solo per non aver pagato le tasse e i tributi al signorotto di turno o all'abate della vicina abbazia, come narrano gli storici e i romanzieri.E il mulino a cui faceva riferimento il borgo antico è oggi una rinomata e frequentatissima trattoria nel cui corpo centrale, tra i tavoli, si mostra la gigantesca macina che girava indefessa per il ricco apporto di grani della grassa campagna intorno e la data del catasto che si legge in una targa è 1546 – e il fiume, oggi pigro e sonnacchioso, ben irregimentato nel suo alveo profondo, doveva mostrarsi con tutta la potenza delle sue acque che facevano girare incessantemente la macina poderosa.E il paese che attraverso in una giornata di sole chiaro serba il fiero ricordo di una splendida Filanda ancora in attività ad inizio secolo e nella piazzolina, anch'essa nominata dal Mulino antico, si mostra un presepe tutto intero e tradizionale, alleluia! Pastori e pecore e bue e asinello stretti intorno al Messia bambino e le statuine tutte di pelle chiara e, di certo, in una cittadina di un migliaio di anime o poco più, nessuno è insorto – nemmeno il parroco filo Bergoglio - per reclamare le cesure e le distorsioni del 'politicamente corretto' verso i nostri ospiti immigrati. Che pare, si dice, si offendono se festeggiamo le Feste al modo degli avi – a sentire certi personaggi 'più realisti del re' che subito si affannano a nascondere i nudi pittorici nei musei al passaggio di un imam e tacere e camuffare le innocue tradizioni religiose.E la musichetta di jingle bell si leva allegra e forse non propriamente in linea storica religiosa col presepe palestinese, ma fa venir voglia di accennare a lievi passi di danza per queste inaspettate permanenze temporali che ci restituiscono una storia privata e pubblica non inficiata dalle torsioni ideologiche degli accoglienti a sproposito e a dismisura.Che perfino un senza fede come il sottoscritto si costringe a dirsi 'ateo devoto' per reazione allergica ai misericordiosi a sproposito e da un tanto al chilo. Oremus.
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