La storia che non siamo e non vogliamo.E' vero che 'la storia siamo noi', come canta il Principe, ma non ne andiamo fieri.E se è vero che siamo scampati per un pelo alla mattanza della seconda guerra mondiale e ci chiamano 'i boomers' per via del grande balzo economico del dopoguerra è altrettanto vero che la superfetazione europea dei diritti umani e convenzioni di Ginevra applicati a pioggia e a sproposito mostra vistosissime crepe di convivenza civile - e le 'enclaves' nemiche nelle periferie urbane sono pronte ad esplodere per le mancate integrazioni e l'accoglimento senza riserve, da parte degli islamisti radicali, degli storici valori dell'Occidente evoluto.E stendiamo un velo pietoso sulla storia della politica italiana: di s-governi un tanto al chilo e moribondi già alla nascita di un cinquantennio di vera e propria infamia democratica.Una democrazia parlamentare, la nostra, nata sotto l'egida costituzionale di una resistenza ad oltranza e allo sfinimento dei nominati alle cadreghe di s-governo che pasticciano con alleanze improbabili e balneari o pandemiche e l'umiliante ricorso ai 'mercati delle vacche', spacciati per 'responsabilità', che avviliscono il senso delle parole 'dignità e 'schiena dritta' e causano agli elettori i mal di pancia e l'ira sorda contro coloro che si ostinano a negare valore alla pomposa definizione di 'popolo sovrano', la più bistrattata tra tutte.E le ragioni del Mattarella per negare il ricorso alle urne sono state contraddette pubblicamente da Sgarbi, all'uscita dalle consultazioni con Draghi, dicendoci che, ad onta della pandemia, voteremo per amministrative e comunali durante quest'altr'anno disgraziato – ed è a molti oscuro e inquietante quel suo ostinato trincerarsi dietro a governi di unità nazionale, osteggiando la via maestra del dare la parola agli elettori.E il titolo di giornale che meglio esprime l'avversità a questo ennesimo escamotage truffaldino di s-governo - di una pretesa 'unità nazionale' che mostrerà presto la corda a cui si impiccano i nostri eroi – è 'Il mucchio selvaggio', titolo del Manifesto.E un altro giornale azzarda la parola 'bolgia' e/o 'assembramento', vietatissimo in frangenti epidemici.E' una storia di lontana infamia costituzionale che continua, tragicamente, a maturare i suoi malati, bacati frutti di s-governo ed è una storia da cui prendiamo le distanze, una storia che 'non siamo noi', pervicaci oppositori di ogni fragile inciucio e sostenitori di un pieno riconoscimento di maturità politica agli elettori 'popolo sovrano'.Che venga il semestre bianco e ci consegni un altro capo dello stato capace di scrivere una diversa storia e migliore.Amen e così sia.https://ilmanifesto.it/edizione/il-manifesto-del-07-02-2021/
La storia che siamo e non vogliamo
La storia che non siamo e non vogliamo.E' vero che 'la storia siamo noi', come canta il Principe, ma non ne andiamo fieri.E se è vero che siamo scampati per un pelo alla mattanza della seconda guerra mondiale e ci chiamano 'i boomers' per via del grande balzo economico del dopoguerra è altrettanto vero che la superfetazione europea dei diritti umani e convenzioni di Ginevra applicati a pioggia e a sproposito mostra vistosissime crepe di convivenza civile - e le 'enclaves' nemiche nelle periferie urbane sono pronte ad esplodere per le mancate integrazioni e l'accoglimento senza riserve, da parte degli islamisti radicali, degli storici valori dell'Occidente evoluto.E stendiamo un velo pietoso sulla storia della politica italiana: di s-governi un tanto al chilo e moribondi già alla nascita di un cinquantennio di vera e propria infamia democratica.Una democrazia parlamentare, la nostra, nata sotto l'egida costituzionale di una resistenza ad oltranza e allo sfinimento dei nominati alle cadreghe di s-governo che pasticciano con alleanze improbabili e balneari o pandemiche e l'umiliante ricorso ai 'mercati delle vacche', spacciati per 'responsabilità', che avviliscono il senso delle parole 'dignità e 'schiena dritta' e causano agli elettori i mal di pancia e l'ira sorda contro coloro che si ostinano a negare valore alla pomposa definizione di 'popolo sovrano', la più bistrattata tra tutte.E le ragioni del Mattarella per negare il ricorso alle urne sono state contraddette pubblicamente da Sgarbi, all'uscita dalle consultazioni con Draghi, dicendoci che, ad onta della pandemia, voteremo per amministrative e comunali durante quest'altr'anno disgraziato – ed è a molti oscuro e inquietante quel suo ostinato trincerarsi dietro a governi di unità nazionale, osteggiando la via maestra del dare la parola agli elettori.E il titolo di giornale che meglio esprime l'avversità a questo ennesimo escamotage truffaldino di s-governo - di una pretesa 'unità nazionale' che mostrerà presto la corda a cui si impiccano i nostri eroi – è 'Il mucchio selvaggio', titolo del Manifesto.E un altro giornale azzarda la parola 'bolgia' e/o 'assembramento', vietatissimo in frangenti epidemici.E' una storia di lontana infamia costituzionale che continua, tragicamente, a maturare i suoi malati, bacati frutti di s-governo ed è una storia da cui prendiamo le distanze, una storia che 'non siamo noi', pervicaci oppositori di ogni fragile inciucio e sostenitori di un pieno riconoscimento di maturità politica agli elettori 'popolo sovrano'.Che venga il semestre bianco e ci consegni un altro capo dello stato capace di scrivere una diversa storia e migliore.Amen e così sia.https://ilmanifesto.it/edizione/il-manifesto-del-07-02-2021/