Nebbie e dintorni

Altri giorni altri anni. La maledizione dell'infinitamente piccolo.


Domani è un altro giorno, si vedrà. 24 marzo 2020Il difficile sarà uscirne. Non solo per la disparità temporale del manifestarsi del virus nei diversi paesi e le risposte incerte e tardive di ognuno che hanno lasciato spazio di devastazione al contagio. E' chiuso lo spazio aereo mondiale in tutte le direzioni, infatti, e chissà per quanti mesi, e indicare una data per la programmazione dei nostri amatissimi viaggi è un terno al lotto. L'autunno? Natale?Chi vivrà saprà, è il caso di dirlo incrociando le dita.Pensate, se avete fantasia, a una data di probabile, decisiva regressione degli indici dei morti e dei nuovi contagiati e, di contro, un sensibile aumento delle guarigioni. Chi si prenderà la responsabilità politica di un 'liberi tutti' e lo stop ai domiciliari – con il relativo riversarsi in massa ai supermercati per comprare uova di Pasqua e focacce e spumanti – ammesso e non concesso che il Risorto vittorioso ci faccia il miracolo a ridosso, o qualche giorno dopo, dell'annuale ricorrenza di una storica vittoria sulla morte?C'è necessità di pensare a un finale degno e ragionevole e non catastrofico (con il ritorno dei contagi a migliaia) per l'uscita dalla pandemia. Ed è la cosa più difficile, lo sanno bene i drammaturghi e i registi.Un buon finale ci salva la vita, può salvare molte vite, se non sarà quel temutissimo 'liberi tutti' e 'potete uscire di casa' a reti unificate che fa tremar le vene ai polsi dell'avvocato Conte, il proconsole a cui il virus assassino ha regalato una inattesa permanenza a palazzo Chigi.Forse usciremo a giorni alterni o su base alfabetica, prima quelli dalla A alla C, il lunedì e il giovedì e gli altri a seguire, portate pazienza, verrà il vostro turno.La primavera si è interrotta, è tornato l'inverno. Meglio così. Restiamo a casa. E' una soluzione, dopotutto. Domani è un altro giorno, diceva Rossella O' Hara, che di eventi catastrofici se ne intendeva.