Ridisegnare i confini. La politica 'con altri mezzi'.L'azione politica 'con altri mezzi' sta producendo i risultati programmati dal Cremlino – e pare che Zelensky sia finalmente disposto ad 'andare a Canossa' e offrire alla Russia ciò che, per dieci anni di combattimenti sanguinosi, ha baldanzosamente negato. Quei combattimenti, del Donbass e Lugansk, mai stigmatizzati a sufficienza dall'Occidente degli stolti(berg) paesi filo Nato come fanno oggi, lacrimosi, in occasione della guerra aperta e largamente annunciata.E, tra le dichiarazioni che ci muovono il sorriso (amaro), registriamo quelle di un ambasciatore intervistato a Sky tg24, che dicono, senza tema di apparire irreali e velleitarie, che 'non si può accettare di rimettere in discussione i confini di un libero stato'. Come, scusa? La presente guerra i cui drammi e i misfatti ci vengono scodellati ad ogni ora del giorno in tivù che cosa ci rappresenta, di grazia? La fantasia al potere?E le trattative che si andranno a intavolare che cosa esattamente prenderanno in considerazione?Sembra un dialogo lunare e marziano, quello di chi punta la velleitaria lancia contro i mulini a vento della Storia che si inventa: di mai più spostare un confine con la guerra mentre la guerra è in corso e i suoi risultati di un diverso equilibrio planetario prevedibili e previsti.Leaders europei spaventati e in confusione continuano a giocare agli eroi resistenti dentro la loro asfittica play station di un mondo immaginario mentre cadono le bombe a grappoli – e finalmente il leader ucraino capisce che c'è un solo modo di mettere fine alla strage: venire a patti e ridisegnare i confini.
La politica 'con altri mezzi'.
Ridisegnare i confini. La politica 'con altri mezzi'.L'azione politica 'con altri mezzi' sta producendo i risultati programmati dal Cremlino – e pare che Zelensky sia finalmente disposto ad 'andare a Canossa' e offrire alla Russia ciò che, per dieci anni di combattimenti sanguinosi, ha baldanzosamente negato. Quei combattimenti, del Donbass e Lugansk, mai stigmatizzati a sufficienza dall'Occidente degli stolti(berg) paesi filo Nato come fanno oggi, lacrimosi, in occasione della guerra aperta e largamente annunciata.E, tra le dichiarazioni che ci muovono il sorriso (amaro), registriamo quelle di un ambasciatore intervistato a Sky tg24, che dicono, senza tema di apparire irreali e velleitarie, che 'non si può accettare di rimettere in discussione i confini di un libero stato'. Come, scusa? La presente guerra i cui drammi e i misfatti ci vengono scodellati ad ogni ora del giorno in tivù che cosa ci rappresenta, di grazia? La fantasia al potere?E le trattative che si andranno a intavolare che cosa esattamente prenderanno in considerazione?Sembra un dialogo lunare e marziano, quello di chi punta la velleitaria lancia contro i mulini a vento della Storia che si inventa: di mai più spostare un confine con la guerra mentre la guerra è in corso e i suoi risultati di un diverso equilibrio planetario prevedibili e previsti.Leaders europei spaventati e in confusione continuano a giocare agli eroi resistenti dentro la loro asfittica play station di un mondo immaginario mentre cadono le bombe a grappoli – e finalmente il leader ucraino capisce che c'è un solo modo di mettere fine alla strage: venire a patti e ridisegnare i confini.