Nebbie e dintorni

Vite effimere di fragili primavere.


Vite da cachi. 06 aprile 2021I cachi fuori dalla mia finestra sono trascorsi dal bianco floreale della mini estate della settimana scorsa al verde chiaro delle foglioline neonate - ignare di come sarà la loro vita in quest'altr'anno pandemico e se le radici, nel buio imo terrestre, troveranno acqua sufficiente a sostentarne la crescita e far esplodere i frutti zuccherini nel tardo autunno.E quei cachi mi sono specchio di incertezza per tutto quanto avverrà di me nel breve correre dei mesi prossimi venturi – e sono fortunato a non incorrere in attacchi di panico notturni all'idea di intraprendere da qui a breve lo strano viaggio che è il viaggio verso il nulla delle origini.Perché mancano i punti di riferimento, ne converrete. Si parte senza bagagli al seguito – e questo è un bene, basterà lavarsi più spesso – ma manca, anche e sopratutto una prefigurazione del paesaggio: i cieli fitti di cirri e/o di cumulo-nembi, le vaste praterie popolate di cavalieri mongoli che si appaiano al galoppo al treno sferragliante nel vuoto e sembrano gridarti frasi incomprensibili, la Gran Muraglia con gli arcieri sulla sommità che presidiano l'Aldilà e ti precludono la visione di un oceano-mare lontano. Il liquido abisso dove tutto oblia.E tutto è davvero precario, a ben pensarci, Quei cachi potrebbero essere tagliati all'improvviso per l'irrompere delle ruspe che si insedieranno sul campo per costruire un maledetto condominio nuovo e la mia vita potrebbe trovare rapida fine con l'iniezione di un vaccino fatale che mi consegnerà nel limbo (ma sono molti di più i benefici) di quello zero virgola zero zero sei dei defunti per un maledetto ricorrere di trombosi venose profonde o per chissà quale altro evento fatale relativo ai nostri corpi fragili. Corpi di immortali, in gioventù, ansiosi di battaglie e amplessi furiosi, ma che non sono progettati per valicare indenni i centenari e si accartocciano, già dopo i settanta, come le foglie d'autunno dopo una commovente, ultima esplosione di colore.E mai come quest'anno ultimo scorso abbiamo celebrato in tivù e sui giornali i commiati e gli addii con la generazione ultima con la compunzione di quel papa dalla voce strascicata che ognora ci ricorda la stranezza del nostro fragile viaggiare lungo la vita impervia e verso gli imperscrutabili paesaggi della morte con solo il conforto di una (improbabile) resurrezione in quel di Giosafatte - che speriamo sia valle sufficientemente ampia per contenerci tutti quanti abbiamo calpestato il pianeta Terra lungo i millenni e ci ritroveremo, anime e corpi ringiovaniti davanti al Supremo Giudice.Esistono altre figurazioni, nell'immaginario religioso di altre fedi e dottrine, capaci di diversamente rassicurarci sul buon esito del viaggio estremo? Chiediamo aiuto alla I. A. (l'intelligenza artificiale)?